- Sono in comunità "da quando so per me stesso", se così si può dire. Vivo la comunità a pieni polmoni. Per me è come una seconda famiglia, e questo lo dico da sempre. Accadde spesso che la mia famiglia viene dopo la comunità siccome ci sono tanti impegni e tante cose da fare al suo interno.
Inizia così il nostro incontro con il nuovo presidente della Comunità degli italiani di Dignano Maurizio Piccinelli, che comincia la sua attività all’interno della CI dignanese a nove anni.
- Ho iniziato con la banda d’ottoni suonando il clarinetto per tanti anni. Qualche anno dopo sono entrato a far parte del folclore come ballerino, e ancora oggi questo è il mio ruolo oltre a quello di esserne il dirigente. Inoltre, sono stato responsabile del Gruppo dei giovani nella Giunta esecutiva e nella stessa sono stato membro per molti anni.
La Comunità degli italiani di Dignano, ufficialmente aperta nel 1948, oggi conta più di 1.500 membri. La sua tradizione, invidiabile sotto ogni aspetto, è principalmente legata al folclore, che raccoglie al suo interno più generazioni.
- Se fossi costretto a scegliere tra il contributo in comunità nella parte artistica o quella dirigenziale sceglierei quella artistica, ovvero il folclore. Lo sento dentro, lo voglio tramandare avanti e il mio impegno all’interno di questa attività mi dà grandi soddisfazioni. A mio parere è l’elemento fondamentale della nostra comunità.
È bellissimo vedere tante generazioni assieme, da quelli che hanno sette-otto anni fino a quelli che ne hanno 80-90. Non sono stato mai del pensiero di dividere i giovani dagli anziani, ma sono del parere che le cose si fanno tutti assieme. Questa è la comunità
MAURIZIO PICCINELLI
Dignano che, con Sissano, Fasana, Gallesano, Valle e Rovigno, parla il dialetto istrioto, negli anni ha visto un calo dei suoi parlanti, soprattutto per quanto riguarda i giovani.
- Purtroppo a Dignano l’istrioto non si parla molto. Il motivo è, come nel mio caso, che sia stato sostituito dall’istroveneto, ed è un peccato. Anche se a casa non parlo il "bumbaro", e questo non significa che io non ami questo dialetto, vorrei che questa lingua rinascesse. Come per altre comunità se non ci sono parlanti il dialetto va perso.
Attraverso la lingua la cultura parla, si esprime, e comunica la nostra identità. E anche se la definizione del dialetto si basa su un concetto puramente sociale, sociolinguistico, che parte dalla buona conoscenza del linguaggio regionale ed arriva alla lingua locale, in essa sono incluse le tradizioni storiche, culturali, e l’identità di chi lo parla, poiché in un dialetto c’è un lungo e complesso percorso che rappresenta sia la lingua regionale che l’identità locale delle persone. I dialetti sono una viva e spontanea espressione linguistica socio-culturale che si acquisisce vivendo sul luogo e per questo motivo la loro comprensione può essere una sfida per chi non ne conosce la cultura di chi li parla. Nonostante ciò dobbiamo essere fieri dei nostri dialetti perché sono lingue minorili italiane collegate a una storia antichissima che arricchisce la nostra cultura ed è per questo che dobbiamo cercare di portarlo avanti e farlo conoscere a quante più persone
MAURIZIO PICCINELLI
Maurizio – come lui stesso ci racconta – continuerà a guidare la Comunità degli italiani di Dignano mantenendo la tradizione, cercando inoltre di introdurre delle novità con l’intento di avvicinare quanti più giovani.
- Negli anni le generazioni più giovani hanno perso il senso di essere parte di questa nostra realtà. Non hanno l’abitudine di stare in compagnia come lo era una volta. A loro manca la vita sociale. La comunità è il posto dovo la gente si ritrova, passa del tempo, si diverte, oltre al fatto di fare attività. Il mio intento è aprire le porte della comunità, far scaldare le sedie in comunità, far sentire le persone a casa.
Sono entrato in tutto questo cosciente perchè desidero che la comunità rimanga viva. Sin dall’inizio del mandato il mio moto è stato: "Se ognuno di noi dà un po', diamo tanto"
MAURIZIO PICCINELLI
- Molte persone mi chiedono: "Ti serviva tutto questo?", ed io semplicemente rispondo: "No, non mi serviva, ma è più forte di me", conclude Maurizio.