Grad Pula dodjeljuje 174 studentske stipendije
Prijedlozi lista po kategorijama objavljeni su 9. siječnja 2025. Na natječaj je pristiglo 233 prijave, od kojih je 174 zadovoljilo uvjete
A presentare Egidio Ivetić, Polesano professore di Storia moderna e di Storia del Mediterraneo all'Università degli Studi di Padova, e Maurizio Levak, professore di Storia medievale all'Università degli di Pola e presidente della Società storica istriana, è stato l'antropologo Andrea Matošević che con le sue osservazioni ha speziato l'incontro con i due autori che osservano e studiano la storia dell’Istria da una prospettiva più ampia, valorizzando il ruolo cruciale del mare per la vita nella nostra penisola
A presentare Egidio Ivetić, Polesano professore di Storia moderna e di Storia del Mediterraneo all'Università degli Studi di Padova, e Maurizio Levak, professore di Storia medievale all'Università degli di Pola e presidente della Società storica istriana, è stato l'antropologo Andrea Matošević che con le sue osservazioni ha speziato l'incontro con i due autori che osservano e studiano la storia dell’Istria da una prospettiva più ampia, valorizzando il ruolo cruciale del mare per la vita nella nostra penisola
Dai ricchi (articolati, stimolanti e traboccanti di dati e di esempi) interventi degli storici Egidio Ivetić e Maurizio Levak pronunciati ieri sera nel corso di uno degli ultimi programmi della 30-esima edizione della Fiera del Libro di Pola, precisamente l'incontro incentrato sul tema „Ritratti dell'Istria, dell'Adriatico e del Mediterraneo“, è scaturita una lunga serie di conclusioni.
Esistono vari tipi di Mediterraneo. Si va dal Mediterraneo fisico e morfologico, studiato da geologi, geografi e climatologi che è, tra l’altro, quello dei terremoti e delle variazioni climatiche e che si estende fino a dove dominano la macchia e le culture della vite e dell’ulivo; c'è un Mediterraneo economico, quello compreso tra le “porte” del Bosforo, Suez e Gibilterra, inteso come un’autostrada sull’acqua, che per secoli si è fondato sui commerci, sulla pesca e sulla produzione del sale, oggi riconvertito al turismo; c'è un Mediterraneo (geo)politico, che è quello di un’ Unione Europea che ne controlla la maggior parte delle coste, quello in grado di determinare il destino dei migranti, ma che è anche quello del tumultuoso Medio Oriente devastato, ormai da oltre un secolo, da scontri interetnici e interreligiosi e da un’infinita serie di rivolte e di guerre. Un luogo geopoliticamente strategico, come dimostrato dalla presenza inglese a Malta.
Si deve distinguere anche un Mediterraneo storico, inteso come motore del mondo messo in moto dai Fenici, i Greci, Cartagine, Roma, l’impero arabo, luogo d’origine delle grandi religioni monoteistiche (ebraismo, cristianesimo e islam) e della democrazia.
C’è infine un Mediterraneo simbolico e letterario (probabilmente quello che conta di più, l'Homo Sapiens è diventato Uomo grazie alla sua capacità di trasformare la realtà oggettiva in simboli) dalla cui superficie il primo strato di polvere è stato levato nel Rinascimento (ma la cosa era nota anche nei monasteri medievali) con la riscoperta della filosofia greca e poi definitivamente con il romanticismo che ha valorizzato l’ideale di bellezza istituito dalla tradizione classica greca e romana da cui, con Johann Joachim Winckelmann, son scaturita le necessità di conservare il patrimonio artistico e la conseguente “invenzione” dei musei.
Egidio Ivetić ha spiegato che prima della sua elaborazione simbolica, nelle coscienze collettive dell’Occidente il Mediterraneo veniva visto soltanto come un’area di mezzo che serviva solo per raggiungere altri luoghi: era dunque un “non luogo”.
Per quel che riguarda l'Adriatico (e di riflesso l’Istria), questo nostro mare è stato descritto come un microsistema del più ampio sistema del Mediterraneo. L’Adriatico è un mare dalla superficie elastica e dalle “geometrie variabili” che, tramite il sistema fluviale del Po, può arrivare fino ai navigli di Milano, mentre transitando per i porti dell’Istria e di Fiume si era esteso fino alle porte di Vienna e Budapest.
Ma l’Adriatco è anche un mare le cui sponde non sono autosufficienti e che dunque per secoli o millenni si è retto sul sistema dello scambio di beni e prodotti, facendo affidamento sulla complementarietà tra le due sponde poiché ad ognuna di esse mancava qualcosa. Così, ad esempio, le coste venete avevano bisogno della pietra d’Istria, del legno di Montona, dell'olio d'oliva, del vino e specialmente del sale (che Venezia pagava in anticipo) istriani, mentre l'Istria dalle coste appenniniche importava mais, frumento, riso, zucchero, caffè, spezie e prodotti finiti, compresi quelli che giungevano a Venezia da tutto il Mediterraneo e dall’estremo Oriente, ma anche dall’Europa centrale.
Era dunque un sistema che in Istria voleva dire mettere da parte il surplus di produzione per poterlo scambiare ed è questa un'abitudine istriana, quella del mettere da parte, che si è ancora conservata.
A presentare Egidio Ivetić, Polesano professore di Storia moderna e di Storia del Mediterraneo all'Università degli Studi di Padova, e Maurizio Levak, professore di Storia medievale all'Università degli di Pola e presidente della Società storica istriana, è stato l'antropologo Andrea Matošević, moderatore di molti degli incontri con gli autori alla fiera del libro. Considerata l'occasione “mediterranea”, vale la pena ricordare che la sera prima, in un Teatro istriano strapieno, è andata in scena la performance “Propulzor” (“Il propulsore”) scritta proprio da Matošević e dedicata alla nave Galeb, nata come bananiera e poi diventata la nave di Tito sulle “rotte della pace”. Dunque, da parte di Matošević non è potuta mancare la domanda, rivolta ai due studiosi, sull'importanza della navigazione e delle navi nel contesto dell'Adriatico e del Mediterraneo.
Maurizio Levak ha spiegato che fino al XIX secolo compreso, era stato il mare la via di comunicazione preferenziale anche per i viaggi e i tragitti più brevi: ad esempio, all’epoca era impensabile recarsi da Pola a Rovigno oppure a Parenzo via terra, lo si faceva navigando. Pur essendo studioso del Medioevo - e il Medioevo per molti versi coincide con il feudalesimo che a sua volta coincide con la terra (da coltivare) - Levak ha detto che nel corso delle sue ricerche ha compreso che è impossibile capire e studiare le dinamiche economiche, e dunque quelle vitali, prescindendo dal mare.
Da parte sua Ivetić ha messo in evidenza che i cantieri, e dunque le imbarcazioni, dalle piccole battane e passere per il cabotaggio, ai più grandi trabaccoli e brazzere, erano state fondamentali per secoli proprio per “servire” la complementarità delle due sponde adriatiche, un mare che per lungo tempo andava visto e vissuto in senso orizzontale e non verticale come lo vediamo noi sulle carte geografiche. Senso orizzontale vuol dire che il “vicino più vicino” di Chioggia non era Piove di Sacco, che nell’entroterra dista da Chioggia solo qualche chilometro, bensì lo erano Pola, Rovigno, Parenzo, Cherso.
La prossimità quale figlia del collegamento via mare viene stravolta soltanto con la rivoluzione industriale e specialmente con l'invenzione della ferrovia, che per la prima volta stabilisce un nord e un sud dell'Italia (Pescara non guarda più preferenzialmente a Spalato e Zara, bensì a Roma e Milano) e trasforma l’Istria, ma specialmente Pola, in una periferia, seppur importante, delle continentali Graz e Vienna. Era dunque avvenuta la continentalizzazione dell’Adriatico che per molti aspetti è ancora in corso.
Durante l’interessante incontro è stato detto che la storia del Mediterraneo, nonostante gli studi degli archeologi e i testi fondamentali dello storico Fernand Braudel e del letterato Predrag Matvejević, solo di recente, con lo storico britannico David Abulafia che dal 2000 insegna al Cambridge storia del Mediterraneo, è diventata un corso di studi universitario. Mancavano dunque testi e strumenti, per cui è stato lo stesso Ivetić a scrivere il manuale “Studiare la storia del Mediterraneo”, pubblicato quest’anno.
Quello di ieri sera è stato un incontro molto stimolante, durante il quale sono stati demoliti parecchi luoghi comuni. Con un ottimo Matošević a dettare temi e ritmi, Levak è piaciuto per la chiarezza dei suoi interventi, per il modo in cui ha spiegato le dinamiche che per secoli hanno determinato la vita lungo l’Adriatico, un mare dove ci si comprendeva sempre indipendentemente dall’etnia e dalla lingua di appartenenza.
Ivetić ha evitato le trappole dell’esposizione accademica, spesso autoreferenziale, speziando i propri interventi – dai quali trasparivano un grande sapere e molta dimestichezza con le fonti d'archivio– con descrizioni semplici e quasi quasi “espressionistiche”, ma anche con aneddoti personali e battute di spirito pronunciate in dialetto ciacavo, in istroveneto, ma pure in inglese, come quando ha detto che per secoli i ceti dominanti non erano tanto interessati a mettere in piedi un welfare state (benessere) quanto a mantenere un warfare state, ovvero una società sempre pronta alla guerra.
In chiusura Matošević ha auspicato che l'aspetto dominante del Mediterraneo non diventi soltanto quello turistico, al che Ivetić ha sottolineato l’ineluttabilità di dover continuare ad avere a che fare con un Mediterraneo come patria dei Med Club, poiché le ferie pagate sono un'invenzione europea francese e i paesi europei continuano ad essere gli unici luoghi in cui esistono le ferie pagate. E agli Europei che vivono lontano dalle coste, il Mediterraneo piace.
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Lozar je politilog, waldorfski pedagog, terapeutsko-pedagoški savjetnik, ali i sam otac koji se suočava s modernim izazovima odgoja djece
Koji način izlučivanja će primijeniti, isključivo je poslovna odluka korisnika površina za koje je donesen Program navode iz Ministarstva, vraćajući tako odgovornost na Grad Pulu * Budući da je u EU divlja svinja glavni izvor bolesti, kako bi se spriječilo širenje virusa afričke svinjske kuge, donesena je naredba o smanjenju brojnog stanja
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