Ventiquattro

CONVERSAZIONE CON LA PRESIDENTE DEL CIRCOLO

COMUNITÀ DEGLI ITALIANI DI GALLESANO Debora Moscarda: "Sarò anche una persona che guarda il nostro mondo con degli occhiali rosa, ma io ci credo ancora"

Una lingua muore con il suo ultimo parlante. A Gallesano siamo ancora in tanti che parliamo l’istrioto, però credo che manchi quella consapevolezza di usare questo dialetto quanto più. Diamo per scontato che esisterà sempre. E invece no. Se non lo curiamo, se non lo parliamo non esisterà, così Debora Moscarda


 
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Donatella Leonardelli ⒸFOTO: Manuel Angelini

Una lingua muore con il suo ultimo parlante. A Gallesano siamo ancora in tanti che parliamo l’istrioto, però credo che manchi quella consapevolezza di usare questo dialetto quanto più. Diamo per scontato che esisterà sempre. E invece no. Se non lo curiamo, se non lo parliamo non esisterà, così Debora Moscarda

Giovanissima, a soli 31 anni, Debora Moscarda è dallo scorso luglio la nuova presidente della Comunità degli italiani di Gallesano.

Già vicepresidente dell’Assemblea della CI gallesanese per otto anni, caporedattrice prima e redattrice poi dell’annuale della comunità "El Portego", una delle dirigenti del Gruppo del dialetto e delle tradizioni gallesanesi dedicato ai bambini, per molti anni attivista del gruppo folcloristico, dei minicantanti e quello ritmico, per quattro anni titolare del settore "Attività giovanili" nella Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Debora inizia la sua attività all’interno della CI di Gallesano a otto anni, e da allora non si è più fermata.

- Continuerò il lavoro sulla linea d’onda che ho conosciuto in tutti questi anni durante i quali ho partecipato attivamente alla vita della comunità. Poi, come è giusto che sia, ogni persona porta qualcosa di suo che rende differente la dirigenza della comunità. Come, credo e spero, che alla fine del mio mandato chi prenderà in mano la comunità porterà anche del suo, spiega la presidente della CI.

Comunità storica, con una lunga tradizione, attualmente il circolo gallesanese conta più di 700 membri. Uno dei punti forti della Comunità degli italiani di Gallesano - come ci racconta la nostra interlocutrice - è quello di avere al proprio interno molti soci che hanno un forte attaccamento alla comunità stessa. Per la giovane presidente, una sfida da affrontare è sicuramente quella di riuscire a far partecipare attivamente quanti più gallesanesi possibile.

- Fare attività in comunità, sia come attivista sia come dirigente o dal punto di vista organizzativo, porta via del tempo. Chi è attivo in comunità ne è consapevole. Può darsi che dall’esterno la comunità venga vista solo come attività artistica. Credo che questo muro vada demolito perchè la comunità non è solo quello. La comunità è molto di più. Venire qua, stare assieme, parlare e far nascere nuove idee o dare il proprio contributo nella parte organizzativa. Insomma, in comunità c’è posto per tutti.

Uno dei punti sul quale, infatti, si concentreranno i membri dell'Assemblea e della Giunta esecutiva della CI nel mandato attuale è proprio quello di coinvolgere attivamente quante più persone possibile.

- Sono del parere che se i membri dell’Assemblea, quelli della Giunta sono attivi, credono in tutto questo poi si crei anche una reazione a catena. Sono del parere che se da loro nasce in modo spontaneo la voglia di far coinvolgere altre persone questa sia la chiave giusta. Questa voglia, ovviamente, deve venir accompagnata da fatti concreti, bisogna andare in più direzioni. Credo, comunque, che il fulcro sia proprio quello basato sui rapporti tra le persone. Sono convinta che lavorando in questo modo alla comunità si avvicineranno altre persone.

Non esiste una parola o bacchetta magica per coinvolgere le persone in comunità. Credo che si tratti di un lavoro fatto passo per passo, tassello per tassello. E poi, le cose devono nascere anche in modo naturale, perchè quelle che nascono in modo forzato avranno una durata breve. La comunità è innanzitutto emozione

DEBORA MOSCARDA

A Gallesano è ancora forte il senso di appartenenza alle proprie origini, tradizioni nonchè l’attaccamento al dialetto che i gallesanesi parlano ancora oggi – l’istrioto.

- Una lingua muore con il suo ultimo parlante. A Gallesano siamo ancora in tanti che parliamo l’istrioto, però credo che manchi quella consapevolezza di usare questo dialetto quanto più. Diamo per scontato che esisterà sempre. E invece no. Se non lo curiamo, se non lo parliamo non esisterà. Ed è qui che dobbiamo consapevolizzare i nostri parlanti. Personalmente ci credo molto. Sarò anche una persona che guarda il nostro mondo con degli occhiali rosa, ma io ci credo ancora.

Anche tu, che magari non ti senti importante in tutta questa storia, sei di un’importanza notevole perchè con la tua produzione attiva del dialetto lo fai vivere e inconsciamente lo trasmetti a qualcuno

DEBORA MOSCARDA

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