Ventiquattro

SI TROVA IN ZONA CORTE

L'UNIONE ITALIANA HA ACQUISTATO L'IMMOBILE: A Sissano nascerà il primo centro interpretativo dell'istrioto

Lo stabile acquistato dal Comune di Lisignano era appartenuto alla famiglia Frezza, possidenti terrieri a Sissano, esodati dopo la Seconda guerra mondiale: la nipote dei Frezza compiaciuta nei nostri confronti della Comunità degli Italiani di Sissani per aver salvato parte degli immobili dei nonni destinandoli ad un uso di conservazione identitaria


 
4 min
Istra24 Silvio Forza

Lo stabile acquistato dal Comune di Lisignano era appartenuto alla famiglia Frezza, possidenti terrieri a Sissano, esodati dopo la Seconda guerra mondiale: la nipote dei Frezza compiaciuta nei nostri confronti della Comunità degli Italiani di Sissani per aver salvato parte degli immobili dei nonni destinandoli ad un uso di conservazione identitaria

Il riconoscimento della parlata istriota come patrimonio culturale immateriale della Repubblica di Croazia comporta, per le Comunità degli Italiani coinvolte e di riflesso anche per l’Unione Italiana (l’organizzazione centrale e unitaria degli Italiani di Croazia e Slovenia) pure degli obblighi in funzione della valorizzazione di questo che è uno dei due idiomi (l’altro è l’istroveneto) parlato dagli Italiani dell’Istria.

Uno di questi obblighi è l’apertura di centri interpretativi dell’istrioto nelle cinque località (Sissano, Gallesano, Dignano, Valle e Rovigno)  in cui si parla questa lingua. Dopo che precedentemente l’Unione Italiana aveva acquistato, da privati a Gallesano, per un importo di circa 50 mila euro, uno spazio che non era stato utilizzato per oltre mezzo secolo e che verrà adibito a locale Centro interpretativo dell’istrioto,  recentemente, sempre l'Unione Italiana, per conto della Comunità degli italiani di Sissano, ha acquistato uno stabile partecipando all’asta pubblica indetta dal Comune di Lisignano. L’offerta d’acquisto che è stato accolto dal Consiglio comunale di Lisignano, a breve l’operazione verrà formalizzata con la firma del contratto.

“Si tratta delle ex stalle della famiglia Frezza in zona Le Corte”, ci ha detto Claudio Grbac, attivista della CI di Sissano, uno dei promotori e organizzatori del Festival dell’Istrioto e, in quante parlante attivo e profondo conoscitore dell'idioma, probabile futuro curatore del centro. Si tratta di uno stabile composto da due tronconi, per una superficie totale di 219 metri quadri.  Lo stabile è da lungo abbandonato, quasi un rudere per cui andrà certamente parzialmente demolito consrvandone però alcune parti, quali la facciata, in accordo con la Sovritendenza ai beni culturali”.

Claudio Grbac - foto: FB Comunità degli Italiani - Sissano

 “Tutto è stato avviato dalla Comunità degli Italiani e dal suo presidente Paolo Demarin”, precisa il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana Marin Corva “e allo scopo abbiamo utilizzato le risorse programmate nel nostro piano operativo e che ci vengino messe a disposizione da parte del governo croato anche grazie all’interessamento dell’Onorevole Furio Radin. Abbiamo partecipato con successo al bando pubblico e per una cifra che si aggira intorno ai 100 mila euro ci siamo aggiudicati l’immobile. Ora andremo a definire in dettaglio i contenuti. Si farà un progetto di massima sulla base del quale finanzieremo la realizzazione del progetto esecutivo e del progetto principale al fine di ottenere il permesso di costruzione. È dunque difficile ipotizzare tempistiche in questo momento, ma ci vorrà al minimo un anno”.

Marin Corva

Per quel che riguarda i centri interpretativi nelle altre località in cui si parla l’istrioto Marin Corva ci ha informato che “a Valle esiste un’opportunità, però ancora tutta da valutare, specie dal punto di vista dei costi. C’è anche un’idea per Dignano ma è ancora prematuro parlarne, e ciò vale anche per Rovigno. Ne parleremo con il gruppo di coordinamento incluso nell’organizzazione de Festival dell’Istrioto”.

Il centro interpretativo giunge a Sissano in un momento in cui, anche grazie al Festival dell’istrioto, la località è assurta a piccola capitale di quest’idioma.

“Il centro interpretativo è il punto d’arrivo  di un percorso iniziato tanto tempo fa”, dice il presidente della CI di Sissano e presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana Paolo Demarin che aggiunge: “Ho sempre definito il Festival dell’istrioto come un tassello di una ricca attività già ben avviata dalle singole Comunità degli Italiani, perché tutte e cinque le località dell'istrioto da decenni, ovvero sin dalla fondazione degli ex Circoli di Cultura italiani negli Anni Quaranta del secolo scorso”, hanno avuto nelle loro finalità programmatiche la tutela delle parlate autoctone. Per tantissimo tempo hanno operato - e continuano a operare - filodrammatiche che recitavano e recitano in istrioto, si sono organizzati concorsi letterali come il Favelà di Dignano, abbiamo assistito la stupenda attività letteraria in istrioto a Rovigno. Quindi il Festival ha fatto per la prima volta una cosa che prima le comunità la facevano in autonomia. Ci siamo messi assieme per dare un’ulteriore spinta e visibilità all’istrioto. Proprio con il Festival siamo riusciti a condividere esperienze per quel che riguarda la tutela dell’istrioto, portandola a una nuova dimensione. Grazie all’attività collegiale di tutte e cinque le Comunità siamo riusciti a preparare la documentazione per riconoscimento dell’istrioto quale bene culturale immateriale della Croazia.”

Paolo Demari - foto: Manuel Angelin

“Ora siamo entusiasti”, prosegue Demarin, “non solo per la futura ristrutturazione dello stabile in cui opererà il Centro interpretativo dell’istrioto a Sissano, ma anche per un valore affettivo. Si tratta, infatti, di un progetto che non solo contribuirà alla valorizzazione del centro storico di Sissano, ma che rinsalderà anche il nostro legame co il passato. Gli stabili che abbiamo acquistato erano di proprietà della famiglia Frezza,  Sissanesi italiani che hanno dovuto abbandonare casa propria perché erano importanti possidenti terrieri. Tutti i loro beni sono stati nazionalizzati. È da tanto che sono in contatto con i discendenti della famiglia, sin dal restauro della nostra Comunità che si trova in un edificio che pure era stato di loro proprietà, concretamente le cantine. All'inaugurazione della Comunità degli Italiani nel 1998 abbiamo per ospiti avuto i figli del vecchio proprietario e sono stati proprio loro a tagliare il nastro inaaugurale.  Recentemente una nipote ha risposto al nostro post inerente il centro interpretativo manifestando il proprio compiacimento nei nostri confronti per aver salvato parte degli immobili dei nonni destinandoli ad un uso di conservazione identitaria”.


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