Annunciando la sua decima candidatura al Parlamento croato, il deputato uscente della Comunità nazionale italiana, Furio Radin, tra le ragioni della sua decisione ha addotto la sua preoccupazione per il fatto che "l'unità tra una parte della comunità in Slovenia e in Croazia è stata messa in discussione" e ha affermato: "Nella Comunità italiana ultimamente si stanno svolgendo dei processi che non mi piacciono. Poiché i valori fondamentali per i quali i nostri padri e nonni fondarono l'Unione italiana per l'Istria e Fiume sono ora vengono messi in discussione, e questi sono soprattutto l'unitarietà tra la parte slovena e quella croata ma anche altre cose e poiché appartengo ad una famiglia da sempre vicina all'Unione Italiana e alla comunità, ho deciso di attenermi a quei valori che ho perseguito insieme a Marina Corva negli ultimi quattro anni fa e che continuerò a perseguire".
Considerato che sulla questione delle norme che regolano l'unitarietà degli Italiani in Croazia e Slovenia, è in corso una divergenza di opinioni tra il presidente dell'Unione Italiana, Maurizio Tremul (compagno di Radin di lunga data in varie battaglie politiche) e il presidente della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana Marin Corva (che per la seconda volta è il sostituto di Radin alle elezioni per il Parlamento croato), la posizione di Radin su questo tema non è di poco interesse. "Marin Corva è il mio sostituto perché lo è stato anche nel corso dell’ultima legislatura e lo è perché occupa una funzione di alto rilievo all'interno dell'Unione italiana. Scegliendo lui ho voluto dimostrare che la mia politica è assolutamente in sintonia con la politica dell’Unione Italiana".
Unitarietà? Si tratta del legame storico, umano e territoriale, istriano, degli Italiani, che la Dragogna storicamente non ha separato, come avvenuto invece nel caso dei Croati istriani e degli Sloveni istriani.
Di cosa parliamo quando parliamo di unitarietà degli italiani in Croazia e Slovenia?
Quando parliamo di unitarietà della comunità italiana, di cosa parliamo concretamente? Va detto subito che è importante ribadirla perché da secoli gli Italiani vivono in entrambe le parti dell'Istria (le odierne parti croata e slovena) congiuntamente e senza frontiere: ci sono poi i legami familiari, l'istruzione, il lavoro, il libero scambio di personale da un Paese all'altro come i professori, gli insegnanti, i giornalisti, i dirigenti artisti nelle varie Comunità degli Italiani del territorio. Si tratta di quel legame storico, umano, territoriale, istriano, degli Italiani, che la Dragogna storicamente non ha separato, come avvenuto invece nel caso dei Croati istriani e degli sloveni istriani.
Un'unitarietà riconosciuta dai trattati internazionali
Quest’unitarietà necessitava comunque di una sorta di riconoscimento ufficiale, quindi procediamo con ordine.
Al momento dello sfaldamento dell’ex Jugoslavia, con la nascita degli stati sovrani di Croazia e Slovenia e la comparsa di un nuovo confine nazionale sulla Dragogna, una delle priorità della Comunità Nazionale Italiana è diventata quella di mantenere e far riconoscere a livello nazionale e internazionale l’unitarietà della CNI in Croazia e Slovenia, richiedendo l’uniformità di trattamento nei due stati.
Così, il 15 gennaio 1992 a Roma, Croazia e Italia sottoscrissero il Memorandum d’intesa tra Croazia, Italia e Slovenia sulla tutela della minoranza italiana in Croazia e Slovenia, mentre la Slovenia si impegnò a rispettarlo. Nel documento gli stati confermano il “carattere autoctono e il riconoscimento dell’unicità e delle caratteristiche specifiche della minoranza italiana e allo stesso tempo la necessità di un suo equo trattamento in entrambi gli Stati”. Inoltre, avviene il “riconoscimento della rappresentatività legale, nell’ambito delle leggi di Croazia e Slovenia, della più rappresentativa organizzazione della minoranza italiana, attualmente l’Unione Italiana, come l’unica organizzazione che rappresenta la minoranza italiana in entrambi gli Stati”.
Il 5 novembre 1996 viene firmato a Zagabria il Trattato tra le Repubblica italiana e la Repubblica di Croazia sui diritti delle minoranze in cui viene ribadita “l’importanza di mantenere, anche alla luce di precedenti accordi internazionali, il riconoscimento dell’esistenza di un’unica minoranza italiana e la conseguente necessità di un trattamento equo per questa minoranza in entrambi gli Stati”.
L’unitarietà compare anche nell’articolo 1 dello Statuto dell’Unione Italiana in cui si dice che l’UI è “l’organizzazione unitaria, autonoma, democratica e pluralistica degli Italiani delle Repubbliche di Croazia e Slovenia”.
L'unitarietà nei documenti dell'Unione Italiana di Capodistria
La chiara volontà politica di perseguire l’unitarietà, riconosciuta anche dagli stati, non ha trovato un’applicazione pratica semplice e agevole. Solo dopo anni di trattative, nel 1998 avvenne la registrazione dell’Unione Italiana in Slovenia, con sede a Capodistria. Si trattava e si tratta di un’associazione di cittadini autonoma, soggetto di diritto sloveno, ma il cui legame organico con l’Unione Italiana operante in Croazia, con sede a Fiume, viene stabilito nei documenti di entrambe le organizzazioni. Questo collegamento, lampante nei principi ma meno chiaro nelle soluzioni normative adottate, è stabilito nei documenti di entrambe le Unioni.
La sede UI a Capodistria
Per quel che riguarda le questioni specificatamente unitarie, lo statuto dell’Unione Italiana di Capodistria, all’articolo 14, stabilisce che il suo organo principale, la Consulta, viene eletta a suffragio diretto e che i suoi membri “sono parimenti membri dell’Assemblea dell’Unione Italiana con sede in Fiume”. Inoltre, si dice che “la Consulta dell’Unione Italiana si riunisce e delibera in seduta comune con l’Assemblea dell’Unione Italiana con sede in Fiume, di cui è parte integrante”. In altre parole, quando gli Italiani residenti in Slovenia votano per i membri della Consulta dell’Unione Italiana di Capodistria, contestualmente votano per persone che diventano automaticamente consiglieri dell’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume.
L’articolo 15 istituisce le figure del Coordinatore dell’Unione Italiana di Capodistria (corrispondente alla figura di un presidente di società) e di un coordinatore aggiunto. Essi vengono eletti e revocati dalla Consulta ai sensi del precedente articolo 14, laddove “ai sensi del precedente articolo 14” andrebbe letto come “deliberando in seno all’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume”.
L'unitarietà nei documenti dell’Unione Italiana di Fiume
Per quel che riguarda l’Unione Italiana di Fiume, che è l’organizzazione centrale, va detto che l’articolo 22 del suo statuto è interamente dedicato all’Unione di Capodistria indicata come “Ufficio dell’Unione Italiana in Slovenia” e “sede dei rappresentanti ufficiali, eletti o nominati, dell’Assemblea e della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, residenti in Slovenia”.
Gli aspetti pratici dell’unitarietà vengono demandati invece all’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea UI in cui viene regolata l’unitarietà nella distribuzione delle massime cariche UI: il Presidente dell’UI, il presidente della Giunta UI e di riflesso il presidente dell’Assemblea UI e gli incarichi di coordinatore e coordinatore aggiunto dell’UI di Capodistria.
Vediamo di spiegare. Il presidente dell’UI e il presidente della Giunta UI vengono eletti a suffragio diretto da tutta la CNI, mentre il presidente dell’Assemblea viene eletto dall’Assemblea stessa. Se i due presidenti eletti provengono uno dalla Slovenia e uno dalla Croazia, l’Assemblea può eleggere il suo presidente senza tener conto di alcun vincolo territoriale. Se invece entrambi i presidenti dovessero provenire dalla Croazia, allora il presidente dell’Assemblea si dovrebbe scegliere tra uno dei consiglieri UI residenti in Slovenia o, al contrario, se entrambi i presidenti dovessero provenire dalla Slovenia, allora l’incarico del presidente dell’Assemblea UI spetterebbe a un consigliere residente in Croazia.
La sede centrale dell'UI a Fiume
Alla luce dell’unitarietà è importante stabilire che il presidente (che sia dell’Unione, o della Giunta, o dell’Assembla, se i due precedenti provengono dalla Croazia) residente in Slovenia, in base all’articolo 9 è contemporaneamente Coordinatore dell’Unione Italiana registrata in Slovenia, mentre l’altro presidente – che in virtù del meccanismo fin qui spiegato è residente in Croazia - è contemporaneamente Coordinatore aggiunto dell’Unione Italiana registrata in Slovenia.
Ripetiamolo: lo Statuto dell’Unione Italiana di Capodistria stabilisce che i coordinatori devono essere nominati dalla consulta in senso all’Assemblea dell’UI di Fiume, il Regolamento di procedura dell’Assembla dell’UI di Fiume stabilisce invece che i coordinatori scaturiscono direttamente dalle elezioni, per voto diretto di tutti gli Italiani di Croazia e Slovenia.
Con la proposta di modifica dell'articolo 9 inizia la polemica
La contraddizione a proposito delle figure del Coordinatore e del Coordinatore aggiunto dell’UI di Capodistria che emerge dai documenti fin qui citati, dopo 25 anni di quieto o ignavo vivere, negli ultimi mesi è diventata ragione di uno scontro serio all’interno della CNI.
La querelle inizia nell’ottobre scorso quando 12 consiglieri, 8 da parte slovena e 4 da parte croata, presentano al Presidente dell’Assemblea dell’UI di Fiume una proposta con la quale chiedono la modifica parziale dell’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea, per eliminare tutta quella parte che regola la nomina del Coordinatore dell’Unione di Capodistria come conseguenza di elezioni dirette, con la motivazione che tali parti sarebbero “in netto contrasto con le disposizioni dello statuto dell’Unione Italiana con sede a Capodistria”.
In altre parole, i firmatari volevano che l'elezione del coordinatore in Slovenia non dipendesse dal voto di tutti gli elettori (Italiani in Croazia come in Slovenia), ma solo dal voto dei membri della Consulta dell'UI di Capodistria. Ripetiamo però che la Consulta dell'UI di Capodistria opera in modo organico con l'assemblea della centrale UI di Fiume, i cui consiglieri sono ancora una volta rappresentanti di tutti gli italiani, sia in Croazia che in Slovenia.
La fonte degli equivoci: lo Statuto dell’Unione Italiana di Capodistria stabilisce che i coordinatori devono essere nominati dalla consulta in senso all’Assemblea dell’UI di Fiume, il Regolamento di procedura dell’Assembla dell’UI di Fiume stabilisce invece che i coordinatori scaturiscono direttamente dalle elezioni, per voto diretto di tutti gli Italiani di Croazia e Slovenia.
Tra i firmatari pure i membri della Giunta Gaetano Benčić di Torre e Dyego Tuljak di Pirano. Da rilevare che con la modifica di quest’articolo e votando in base alle disposizioni dello Statuto dell’UI di Capodistria, all’assemblea si aprirebbe la strada per la nomina di un coordinatore (e del coordinatore aggiunto) che non necessariamente deve essere scelto tra uno dei presidenti dell’UI (due con il coordinatore aggiunto), ma potrebbe trattarsi di una quarta o quinta persona.
Gaetano Benčić
In questo contesto, Gaetano Benčić a TV Capodistria ha dichiarato che il coordinatore dell'Unione italiana di Capodistria non va visto come una figura dirigenziale ma soltanto come un amministratore, in sintonia con l’articolo 22 dello Statuto dell’Unione Italiana di Fiume. Concretamente, Benčić vede l’UI di Capodistria come una filiale dell’UI di Fiume, controllata dall’UI di Fiume.
"L’UI registrata a Fiume e l’UI registrata a Capodistria sono due associazioni diverse, registrate in anni diversi in stati diversi e che dunque è impossibile stabilire, nel regolamento di una di queste, gli organi dell’altra. La Giunta“si farà portatrice di una proposta di modifica degli Atti interni che prenderà in esame la situazione completa e non solo quella di un singolo articolo".
Marin Corva
La presa di posizione della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana e del suo presidente Marin Corva
La proposta di eliminazione dell’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea UI, il 25 ottobre, ha ottenuto un parere favorevole da parte della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana presieduta da Marin Corva. Tale parere favorevole si fondava su pareri legali acquisiti in merito all’articolo 9. “Ci è stato confermato che le disposizioni dell’articolo 9 non sono applicabili. Sono quindi, inutili poiché un’associazione registrata in Croazia non può modificare determinate disposizioni dello statuto di un’associazione registrata in Slovenia, ragion per cui ci siamo dichiarati favorevoli alla modifica”, ha spiegato Corva.
Il presidente della Giunta esecutiva dell'UI Marin Corva
Corva nell’occasione aveva spiegato anche che l’UI registrata a Fiume e l’UI registrata a Capodistria “sono due associazioni diverse, registrate in anni diversi in stati diversi e che dunque è impossibile stabilire, nel regolamento di una di queste, gli organi dell’altra. Soprattutto quando lo Statuto di una (quella di Capodistria n.d.r.) definisce già le modalità di elezione del coordinatore. Semplicemente non possiamo essere noi a cambiare i meccanismi di scelta del coordinatore. Abbiamo bisogno di un documento che definisca sia in modo burocratico che in modo pratico il rapporto fra le due Unioni e fra le due amministrazioni. Al momento non esiste un documento che regola tutto ciò, esiste soltanto una decisione dell’Assemblea sull’assetto di una e dell’altra Unione. Questo aspetto va risolto, come pure altre disposizioni statutarie, delle quali discuteremo in un prossimo futuro”.
“Da quando abbiamo fondato l’Unione Italiana a Capodistria, nel 1998 il coordinatore è sempre stato uno dei due presidenti eletti, o quello della Giunta esecutiva, o quello dell’Unione Italiana, attraverso un meccanismo rodato e provato, che ha stabilito come uno dei due guidi anche l’UI di Capodistria, mentre l’altro svolga il ruolo di coordinatore aggiunto. In questo modo i due legali rappresentati erano anche i responsabili dei due bracci operativi: ossia l’Unione di Fiume e quella di Capodistria.
Maurizio Tremul
Maurizio Tremul favorevole allo status quo
Da parte sua, anche il presidente dell’UI Maurizio Tremul, in quel momento coordinatore dell’Unione Italiana di Capodistria, aveva acquisito altri due pareri legali diversi dal parere acquisito dalla Giunta esecutiva. Precisando che comunque, alla prova dei fatti, di cui diremo dopo, il parere legale avuto dalla Giunta era corretto in quanto alla parziale non applicabilità del contestato articolo 9., i pareri avuti da Tremul mettono l’accento sulla legittimità, fondata su accordi internazionali, della nomina del coordinatore come conseguenza del voto di tutti i membri della CNI e non della decisione della Consulta dell’UI di Capodistria, chiamata comunque a esprimersi in seno alla più ampia Assemblea UI.
Il presidente dell'Unione Italiana Maurizio Tremul
Tremul, dunque, la pensa diversamente. “Da quando abbiamo fondato l’Unione Italiana a Capodistria, nel 1998 il coordinatore è sempre stato uno dei due presidenti eletti, o quello della Giunta esecutiva, o quello dell’Unione Italiana, attraverso un meccanismo rodato e provato, che ha stabilito come uno dei due guidi anche l’UI di Capodistria, mentre l’altro svolga il ruolo di coordinatore aggiunto. In questo modo i due legali rappresentati erano anche i responsabili dei due bracci operativi: ossia l’Unione di Fiume e quella di Capodistria. Da qui sono nati i meccanismi della simultaneità della nomina, previsti anche nell’ultimo rimodellamento del Regolamento di procedura, al quale si sono espressi tutti in modo favorevole. Nessuno ha messo in discussione le disposizioni finali dell’articolo 9, neanche i consiglieri che sono ora fra i firmatari. Mi sembra di aver letto da qualche parte che c’è la volontà di mettere ordine. A Capodistria funziona tutto, tanto che stiamo vincendo diverse gare di progetti europei e non parlo delle procedure semplificate dei soldi del governo italiano, che io ho contribuito a portare qui, o di quelli in arrivo dalla Croazia, il cui merito preponderante è dell’onorevole Furio Radin, si tratta di progetti europei veri e propri, con tutte le procedure del caso”, ha detto Tremul.
L'Assemblea UI contraria alle modifiche: tuttavia, alcune delle disposizioni attuali non sono attuabili nella prassi
Si arriva così all’Assemblea del 20 novembre a Verteneglio, con i consiglieri che respingono la proposta e l’articolo 9 del Regolamento di procedura UI rimane in vigore.
Subito dopo, il 23 novembre, il presidente della Giunta UI Marin Corva, che in base all’articolo 9 ancora vigente per automatismo figura come Coordinatore aggiunto dell’UI di Capodistria, chiede al presidente dell’Assemblea Paolo Demarin di venir registrato ufficialmente a Capodistria quale coordinatore aggiunto.
Paolo Demarin
Demarin si rivolge all’ufficio UI di Capodistria e la risposta di Maurizio Tremul, coordinatore a Capodistria, arriva il 13 dicembre. Da essa si apprende che “1) Per poter registrare il nome del Coordinatore aggiunto quale ulteriore legale rappresentante dell’UI di Capodistria è necessario modificare lo Statuto dell’UI di Capodistria che lo deve così esplicitamente prevedere. 2) Il nuovo legale rappresentante, in aggiunta a quello attuale, ossia al Coordinatore, nella figura del Coordinatore aggiunto, deve essere membro dell’UI di Capodistria. 3) Il Coordinatore aggiunto quale nuovo legale rappresentante dell’UI di Capodistria deve essere residente in Slovenia. Se non lo è, deve fare la residenza temporanea in Slovenia e deve risiedere effettivamente in Slovenia”. In altre parole, la registrazione di Corva, cittadino croato e residente in Croazia, risultava impraticabile.
Poi, il 1 febbraio, preso atto del fatto che la nomina di Corva quale coordinatore aggiunto dell'Unione italiana di Capodistria non era attuabile, la Giunta esecutiva UI, riunitasi a Pisino, decide di procedere a un adeguamento degli atti interni. “In questo momento la Giunta Esecutiva e il presidente della Giunta non hanno alcuna ingerenza sull’Unione Italiana di Capodistria. C’è una collaborazione basata sulla fiducia, ma da un punto di vista formale, amministrativo o giuridico non c’è assolutamente nessun elemento che vincoli l’Unione di Capodistria alla Giunta o all’Unione di Fiume”, aveva detto in quell’occasione Gaetano Benčić, titolare del settore Istituzioni della CNI e collaborazione transfrontaliera della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana di Fiume.
"L'unitarietà degli italiani in Croazia e Slovenia è la base fondamentale per la presenza e l'attività della Comunità italiana. Ora ci sono alcuni malintesi, dobbiamo risolverli, mettere le cose in ordine attraverso una discussione normale e un dibattito democratico"
Furio Radin
Un "golpe" a Capodistria
Ma nel frattempo, il 9 gennaio era successo qualcosa. E lo si è saputo solo il 22 febbraio tramite un comunicato. Sette consiglieri sloveni dell’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume, membri al contempo della Consulta dell’Unione di Capodistria, si sono riuniti e hanno nominato Astrid Del Ben come nuova coordinatrice dell’UI di Capodistria. Daniela Ipsa, Alex Zigante e Dyego Tuljak (Pirano), Gianfranco Stancich (Capodistria), Gianfranco Kozlovič (Crevatini), Jan Pulin (Isola, Dante Alighieri) e Robi Štule (Isola, Pasquale Besenghi degli Ughi) lo hanno fatto autonomamente, non all’interno dell’Assemblea UI come avrebbero dovuto farlo e senza avvisare Tremul che al momento era il coordinatore dell’UI di Capodistria.
Astrid Del Ben, la nuova coordinatrice dell'Unione Italiana di Capodistria
Contrario il consigliere Marco Orlando di Capodistria, mentre Maia Nerina Bertoch di Ancarano e Liana Vincoletto di Bertocchi non sono state consultate.
Successivamente, quattro membri del direttivo della Comunità degli Italiani di Pirano (Daniela Paliaga Janković, Manuela Rojec, Andrej Rojec e Christian Poletti) si sono dissociati “da quanto deliberato dalla Consulta in sede separata, in disaccordo con lo statuto e con quello dell’UI, contrariamente al voto espresso dall’Assemblea dell’Unione Italiana riunitasi a Verteneglio il 20 novembre 2023. Ci dissociamo dai “congiuratI”, ci dissociamo da questo modo inaccettabile di operare”.
Il Presidente della Giunta UI Marin Corva non se sapeva nulla. Era a conoscenza del fatto che dopo il voto di Verteneglio alcuni consiglieri UI del Capodistriano erano rimasti insoddisfatti, precisando tuttavia che non era assolutamente informato del fatto che avrebbero scelto questa strada.
Tremul ha proceduto alle consegne ad Astrid Del Ben. Corva: "l'Unione Italiana si farà portatrice di una proposta di modifica degli Atti interni"
C’è chi, all’interno della CNI, ha gridato al golpe. Tremul, pur non condividendo quanto è stato fatto, ha comunque proceduto alle consegne ad Astrid Del Ben dopo che quest’ultima era stata iscritta nel Registro delle associazioni in Slovenia (AJPES) come coordinatore dell’Associazione degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana Unione Italiana al posto dello stesso Tremul.
Se in alcuni prese di posizione si può avvertire un genuino desiderio di armonizzare e mettere in regola i documenti delle due Unione, dall’altra si notano anche tracce di un attacco ad personam, volto a mettere fuori gioco Maurizio Tremul.
Rispondendo a una nostra domanda, il presidente della Giunta esecutiva UI Marin Corva ci ha detto che la Giunta “si farà portatrice di una proposta di modifica degli Atti interni che prenderà in esame la situazione completa e non solo quella di un singolo articolo. Tale analisi verrà effettuata in collaborazione con esperti del settore e in coordinamento con l'organo che per statuto e per logica ne ha competenza, il Comitato per lo Statuto e per il Regolamento. La proposta terrà conto dei principi fondamentali della Comunità Nazionale Italiana che sono l'unità e l'unitarietà, ma anche il principio di uniformità, per garantire a tutti i connazionali, al di là della loro residenza, le stesse opportunità”.
Un autentico desiderio per modifiche positive oppure un attacco ad personam?
L’impressione che si ricava da tutta questa faccenda non può che rattristare quanti tengono realmente all’unitarietà della CNI nei due stati. Se in alcuni prese di posizione si può avvertire un genuino desiderio di armonizzare e mettere in regola i documenti delle due Unione, dall’altra si notano anche tracce di un attacco ad personam, volto a mettere fuori gioco Maurizio Tremul.
Cosa ne pensa Furio Radin?
Quanto avvenuto non è piaciuto nemmeno a Furio Radin che proprio nel pericolo che sta correndo l’unitarietà della CNI ha individuato una delle ragioni fondamentali della sua decima candidatura al Sabor Croato che avranno luogo il 17 aprile. "L'unitarietà degli italiani in Croazia e Slovenia è la base fondamentale per la presenza e l'attività della Comunità italiana. Ora ci sono alcuni malintesi, dobbiamo risolverli, mettere le cose in ordine attraverso una discussione normale e un dibattito democratico", ha commentato.
Furio Radin
Alla domanda perché ritiene che, se tornasse a essere eletto deputato, potrebbe contribuire alla soluzione del problema, ha risposto: "Il deputato della Comunità nazionale italiana, sia in Croazia che in Slovenia, è sempre stato importante per la comunità, è una cassa di risonanza non solo all'interno della Comunità ma anche all'esterno e all'estero.
Nel corso della riunione dell'Assemblea UI svoltasi ieri ad Albona Maurizio Tremul ha dichiarato di aver proceduto alle consegne alla nuova coordinatrice Astrid Del Ben poiché ciò è in sintonia con l leggi vigenti.
Agganciandosi alla dichiarazione di Tremul, stando a quanto riporta Radio Capodistria il presidente della Giunta esecutiva Marin Corva ha concluso che "le leggi vanno rispettate", facendo intendere che nonostante le discutibili modalità di nomina, il nuovo coordinatore (Astri Del Ben n.d.r.) va considerato quale legale rappresentante dell' UI capodistriana. Di parere opposto il presidente dell'Assemblea Paolo Demarin che, chiudendo il punto, ha detto: "Finché quest'Assemblea non deciderà diversamente io mi atterrò all'articolo 9 del Regolamento di procedura che assegna ad uno dei presidenti UI con residenza in Slovenia il ruolo di coordinatore della Consulta capodistriana". Per lui, dunque, il coordinatore dell'Unione di Capodistria rimane ancora Maurizio Tremul.
Ora sarà importante vedere quali saranno i passi successivi. Quel che è certo è che l'Unione Italiana deve procedere a una revisione dei propri documenti, in modo che la questione dell'unitarietà venga regolata in maniera chiara e univoca, tale da non dar atto a interpretazioni contrastanti.