"Il dialetto che ci unisce". Questo lo slogan-messaggio che ha accompagnato le tre giornate del decimo Festival dell'istrioto, culminato ieri sera a Sissano.
Perchè l’istrioto non è solo un dialetto, ma è sinonimo di legame, di vanto e conservazione delle proprie origini, cultura e tradizione. Lo hanno dimostrato, e sicuramente lo dimostreranno ancora, i custodi di questa antica lingua autoctona – i rovignesi, i vallesi, i dignanesi, i gallesanesi, i fasanesi e i sissanesi.
- Stiamo già pensando alla prossima edizione del festival. La prima cosa da vedere è se farlo d’estate all’aperto per avere più spazio. In questa edizione, per la cui realizzazione ci sono voluti sette mesi di lavoro, hanno partecipato più di 200 persone. Facendolo all’aperto verrebbero coinvolti altri partecipanti, e il festival assumerebbe maggior spessore, ci ha svelato Debora Moscarda, presidente della Comunità degli italiani di Gallesano.
La terza e ultima giornata del festival si è aperta con la sfilata dei gruppi folcloristici di Sissano, Rovigno, Valle, Dignano e Gallesano accompagnati dalla Banda d’ottoni di Rovigno, ed è stata, probabilmente, la parte di maggiore impatto e suggestione.
- Dal punto di vista emotivo, tutti erano coinvolti nel festival. Dopo due edizioni virtuali, ritrovarsi nuovamente dal vivo è stato entusiasmante. Ho visto negli occhi di tutti i partecipanti e di tutti gli ospiti un battito di cuore accelerato durante tutte e tre le giornate. È stata un’emozione reciproca, a prescindere dalla località di origine. Ci siamo sentiti coinvolti in tutto e per tutto. Non c’è stato quel distacco “tu sei di Gallesano, io sono di Sissano, io guardo la mia esibizione, tu guardi la tua”. E’ stato un intreccio di tutte le parlate. Con questa edizione abbiamo saldato ancora di più i rapporti tra le nostre Comunità degli italiani, ha affermato il presidente della CI di Sissano Paolo Demarin.
Solo sa a Sisan
paeꭍ de antiche tradiçioni,
vola che ‘ncora ‘ncoi sentirè
parlà ‘n sissaneꭍ e cantà
le mantignade compagnade
xota le pive
“Vemo pjaser che se vegnudi catane”
SI LEGGE SUL CARTELLONE ALL'INGRESSO DI SISSANO