“È stato un politico che ha determinato la storia contemporanea del nostro territorio”. Con questo parole, il direttore del Centro di ricerche storiche di Rovigno Raul Marsetič è riuscito a mettere in evidenza la figura dello storico podestà di Pola Lodovico Rizzi, figura fondamentale per la crescita e lo sviluppo della città di Arena tra Otto e Novecento, ma che in troppi ancora non conoscono, o lo conoscono troppo poco.
Parole, quelle di Raul Marsetič, pronunciate ieri sera alla Comunità degli Italiani di Pola, dove davanti a pubblico numerosissimo è stato presentato il libro Dal Kaiser al Duce: Lodovico Rizzi (1859-1945) – Una carriera austro-italiana di Frank Wieggermann. Si tratta del numero 50 della Collana degli Atti del CRS, la cui traduzione in italiano si deve a Vito Paoletić.
La serata è stata condotta dalla storica Orietta Moscarda del CRS, ed ha visto in qualche modo anche la partecipazione dell’autore Frank Wieggermann, collegato via video dalla Germania. Purtroppo, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto rivolgersi al pubblico, la connessione è caduta e non è stato più possibile ripristinarla. Peccato.
Al micofono Orietta Moscarda Oblak
La figura di Lodovico Rizzi è stata presentata, in maniera molto puntuale e chiara, da Marsetič. Podestà di Pola per quindici anni, dal 1889 al 1904, deputato della Dieta provinciale istriana (1894-1916) e Capitano provinciale dell’Istria (titolo corrispondente all’attuale presidente della Regione), Rizzi è stato anche deputato al parlamento di Vienna. Fatto meno noto, anche dopo la caduta dell’Austria-Ungheria, tra il 1923 e il 1926 Rizzi è stato nuovamente sindaco di Pola, con il titolo di commissario prefettizio.
Raul Marsetič
Militante in seno al partito liberale nazionale italiano, uomo, come lo ha definito Marsetič, dallo “spiccato talento istituzionale, un politico pragmatico e moderato”, Rizzi contribuì alla crescita, allo sviluppo e al conferimento della dimensione urbana della Pola moderna. Durante il suo mandato fu aperto l'acquedotto (1897), iniziarono i lavori per la costruzione del primo ospedale provinciale (1896), fu posata la rete fognaria, aperti il Museo civico (1902) e il Liceo provinciale femminile (1902), introdotto il tram (1904).
Con Rizzi podestà fu aperta la prima centralina telefonica (1891), costituita una società per azioni per la produzione del gas, costruito il mercato coperto (1903), fondate una banca e una cassa di risparmio, organizzate squadre mediche per intervenire tempestivamente in caso di epidemie, edificata la nuova scuola elementare di S. Martino. Nel 1902, a Pola, fu lo stesso imperatore Francesco Giuseppe a congratularsi con Rizzi per il “florido sviluppo di Pola”.
Come ha spiegato Marsetič, il trampolino di lancio per la sua carriera (la sua prima elezione a podestà si deve a un accordo con la Marina da guerra austriaca) è stata la sua appartenenza all’élite sociale, alla classe più agiata. La sua era una famiglia di possidenti terrieri originaria di Capodistria, ma Lodovico era nato e vissuto a Pola. A parte Villa Rizzi (oggi nota con il nome di Villa Maria) nella zona di Moncanor, a due passi da Bussoler, i Rizzi avevano la loro casa nel tratto di strada compreso tra la posta e i resti della basilica di Santa Maria Formosa, casa che oggi non c’è più in quanto distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Lodovico, che sotto le bombe perse anche una sorella, morì il 1 marzo del 1945, due mesi prima della fine del conflitto e i suoi eredi emigrarono in Italia.
Marsetič ha concluso il suo intervento ricordando che la sua tomba al cimitero cittadino di Pola, in degrado per decenni, è stata salvata grazie all’intervento congiunto del CRS e della Sovrintendenza ai Beni culturali. Tuttavia sarebbero necessari ulteriori lavori per ridare la dignità che si merita una tomba che, oltre alle spoglie di Lodovico, accoglie anche quelle di suo padre Nicolò, che era stato pure podestà di Pola.
Lo storico Kristjan Knez, direttore del Centro italiano Carlo Combi di Capodistria, uno dei fondatori ed attualmente presidente della Società di studi storici e geografici di Pirano, partendo dalle pagine del libro di Wieggermann, ha presentato la figura di Rizzi nel contesto politico dell’Istria tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Lo ha fatto tracciando un parallelo con la figura di un altro politico italiano dell’Istria dell’epoca, Francesco Salata, che di Rizzi era stato allievo politico ma che alo scoppio della Prima guerra mondiale passò in Italia dove nel 1920 venne nominato senatore del Regno d’Italia, mentre con la fine della monarchi austro-ungarica, scrive Wieggermann, Rizzi rimase invece a bocca asciutta.
Kristjan Knez
Infatti, Knez ha messo in evidenza che Rizzi, pur essendo italiano, non aveva abbracciato la causa dell’irredentismo attuando sempre un politica di lealismo nei confronti di Vienna. I circoli politici vicini a Rizzi erano quelli di Vienna, non quelli di Roma.
Knez ha messo in risalto quanto scritto da Wieggermann a proposito di Rizzi: “non attuava di certo una politica di tipo irredentista. Pubblicamente non si presentava come un sostenitore del separatismo radicale. Il suo interlocutore politico ero lo Stato austriaco, con il quale però egli non si identificava”.
Lo storico di Pirano si è soffermato anche sull’attività politica di Rizzi a livello provinciale, istriano, indicandolo, con Matko Laginja da parte croata, come uno dei fautori dell’avvio di quel compromesso che, nonostante l’opposizione degli estremisti sia italiani, sia croati, che ne avevano rallentato l’applicazione, avrebbe portato al progressivo riconoscimento dei diritti dei Croati dell’Istria, a partire dall’uso della lingua in sede di Dieta provinciale.
Di Lodovico Rizzi non era mai stata scritta una monografia, come spiega Wieggermann nell’introduzione, non esiste alcun lascito personale e nemmeno documenti autografi destinati al pubblico. Il figlio Nicolò (1900-1978) aveva raccolto la documentazione privata della famiglia, tra questa anche i diari di Lodovico Rizzi (dal 1903 al 1914), ma dopo la seconda guerra mondiale l’aveva portata via da Pola, prima in Venezuela, poi a Bolzano e infine a Trieste. Oggi la nipote di Lodovico Mariarosa Rizzi (nata nel 1930) custodisce a Trieste pochi cimeli e un album fotografico.
Alla luce di questa situazione, questa pubblicazione del Centro di ricerche storiche è un grande gesto di recupero di quella memoria che in Istria è spesso zoppa tanto che, come sottolineato da Knez, mancano le biografie di tantissimi personaggi importanti per la storia dell’Istria, specie di quelli di parte italiana. Ricordiamo che il Centro di ricerche storiche di Rovigno è un’istituzione dell’Unione Italiana, l’organizzazione congiunta degli Italiani di Croazia e Slovenia, che ieri sera a Pola è stata rappresentata dal presidente della Giunta esecutiva Marin Corva.
La traduzione del libro di Frank Wieggermann su Lodovico Rizzi è stata cofinanziata dalla Regione istriana e, ieri sera, pure l’assessore regionale alla cultura e alla territorialità Vladimir Torbica, nel suo intervento, ha parlato di Rizzi come di un “illustre politico istriano”.
Considerato che il libro è uscito all'interno della Collana degli Atti del CRS, la direttrice della collana Paola Delton ha presentato questa collana nata nel 1977 con la ristampa della „Storia documentata di Rovigno“ di Bernardo Benussi e che in 45 anni ha dato alle stampe 50 titoli, ai quali vanno ad aggiungersi altri 9 extra serie. Di capitale importanza è stato lo sforzo editoriale compiuto nel 2006 quando, a cura di Egidio Ivetić, è uscita la versione italiana dell’importante opera storiografica “L’Istria nel tempo” che nel 2009 e, rispettivamente, nel 2011, è stata pubblicata anche in croato e sloveno.
Il coro misto della Lino Mariani
Gli onori di casa sono stati fatti da Tamara Brussich, presidente della CI di Pola. Con l’esecuzione dell’ Inno all’Istria la serata è stata aperta dall’esibizione del coro misto della “Lino Mariani”, diretto dal maestro Ronald Braus, cui è spettato anche il compito di chiudere l’appuntamento culturale con l’Inno dei canottieri istriani composto da Antonio Smareglia,un altro grande Polesano.