È un cantante d'opera, direttore di cori, organizzatore di eventi musicali e, nell'anima, un musicista. Ronald Braus, nato nel 1973 a Rovigno, è il vincitore della medaglia della città di Rovigno e ha lasciato il suo segno musicale a Rovigno, Zagabria e Pola. Nella sua città natale organizza da 25 anni l'evento "Ronald Braus i gosti" ("Ronald Braus e ospiti"), sei anni fa ha fondato il festival "Art&more" e dirige il coro della chiesa di San Francesco, i Koralisti Svetog Franje (Coralisti di San Francesco).
A Zagabria, dove si è laureato in canto solista presso l'Accademia di Musica nel 2001 sotto la guida di Dunja Vejzović, ha fondato il primo teatro d'opera privato "Opera b.b." e per 20 anni ha diretto il coro di San Biagio nella capitale croata.
A Pola, oltre alla collaborazione stabile con il Teatro Popolare Istriano (INK), dirige il coro maschile e il coro misto del KUD Lino Mariani presso il Circolo della Comunità degli Italiani di Pola.
Nel suo percorso formativo rientra pure un seminario in Sardegna con la notissima cantante Katia Ricciarelli: "all'epoca ero allievo di Dunja Vejzović che con Katia Ricciarelli ha cantato moltissime volte. Katia Ricciarelli era un grande nome della lirica, un modello da seguire e per me, anche se breve, è stata ujn'esperienza molto importante", ci ha raccontato Ronald Braus.
Con quest'artista indipendente, dalla voce distintiva e piacevole, abbiamo parlato non solo della sua carriera, ma anche dei lati positivio e di quelli della scena musicale istriana. Abbiamo avuto l'impressione che il nostro interlocutore non sia uno di quelli che lanciano il sasso e poi nascondono la mano. Al contrario, dietro le sue critiche abbiamo riconosciuto il desiderio di creare una migliore "infrastruttura" per i giovani musicisti, il pubblico e tutti coloro che amano la musica.
Perché proprio la musica?
Direi che la prima risposta sia Rovinj - Rovigno, una città che di per sé si può definire città della musica. È il luogo in cui è nata la mia lunga amicizia con Vlado e Biba Benussi, un legame che forse ha contribuito al mio avvicinamento alla musica. Andavo a scuola con il loro figlio e già solo il fatto di frequentarli, passeggiare sul lungomare e sentire quotidianamente Biba esclamare "Roni, stai cantando male! Roni, sei fuori tempo! Roni, correggi!" potrebbe aver fatto nascere in me la voglia di dedicarmi alla musica più seriamente.
Poi sono arrivate le suore Orsoline, che per prime mi hanno insegnato a suonare, poi ha fatto seguito la scuola di musica a Pola. Tuttavia, Pola non ha mai avuto un teatro d’opera, e questa è stata una grande lacuna nella mia formazione musicale di quel periodo. Successivamente, mi sono iscritto all’università a Padova, dove di nuovo non c'è un teatro d’opera.
Poi è arrivata Orijana Vozila, che, dopo Liliana Budicin Manestar, è stata la nostra seconda cantante all’HNK (Teatro Nazionale Croato). È stata lei a portarmi a Zagabria dalla sua docente, e da lì è iniziato il mio percorso accademico e professionale in campo musicale.
Molti di coloro che hanno frequentato la scuola di musica magari suonavano in una band rock, Liliana cantava musica pop. Come mai lei ha optato per la musica classica?
Liliana ha fatto sia musica pop, sia musica classica. L'ho stimata, ammirata e rispettata in modo quasi sfacciato, e in un certo senso la vedevo come un modello da imitare. Partecipo spesso al Festival di Krapina, proprio come faceva lei, quindi ho molte connessioni con lei e con quel tipo di educazione musicale ricevuta a Rovigno, luogo che ci trasmette l’amore per la musica. Non ho una risposta precisa su come e quando sia nato il mio amore per la musica classica. Inizialmente mi hanno affascinato i cori d’opera, Va pensiero, La Traviata che cantavamo in giro per Rovigno. Forse anche grazie alla televisione italiana si è sviluppata questa passione per l’opera. E quella scintilla che si è accesa allora arde ancora oggi, forse persino con maggiore intensità.
Cos'é la musica per voi?
La musica per me è lavoro, passione, vita, amore, è tutto. Mi sveglio con la musica, mi addormento con la musica, la musica è ciò che mi nutre e, a volte, mi rattrista. Insomma, tutto ciò che la musica può offrire, tutto ciò che essa rappresenta, per me è importante.
Come giudica la scena musicale istriana, soprattutto dal punto di vista della musica classica, considerando che non abbiamo né complessi professionali, né una sala da concerto?
Questo è un problema urgente su cui insisto da anni. Ho provato a parlarne con l'attuale sindaco di Pola, così come con il precedente e con tutti coloro che ritenevo potessero fare qualcosa al riguardo. Credo che Pola abbia perso il treno: non abbiamo una compagnia drammatica del teatro, non abbiamo un'orchestra sinfonica, né un coro professionale, né l'opera. In realtà, sotto questo aspetto, non abbiamo nulla, nonostante un grande bacino di giovani musicisti talentuosi.
A Pola c'è una scuola di musica di buon livello, ora anche un'accademia musicale, molti cori amatoriali e il meraviglioso teatro Ciscutti, ovvero l'INK di Pola. Tuttavia, siamo molto indietro rispetto ad altre regioni della Croazia come Dubrovnik e Varaždin, per non parlare di Fiume, Zagabria, Osijek e Spalato. Ci vantiamo di avere una grande cultura e di un importante patrimonio culturale, eppure non abbiamo nemmeno una stagione lirica nell'Arena, che fino agli anni '60 del secolo scorso era motivo di orgoglio.
In Istria non abbiamo né complessi e compagnie professionali, né una sala da concerto. Questo è un problema urgente su cui insisto da anni. Ho provato a parlarne con l'attuale sindaco di Pola, così come con il precedente e con tutti coloro che ritenevo potessero fare qualcosa al riguardo. Credo che Pola abbia perso il treno.
A chi è rivolta la critica?
A tutti. A tutti coloro che possono prendere decisioni. L'anno scorso ho proposto al sindaco un progetto per la creazione di un'orchestra sinfonica che avrebbe operato presso l'INK di Pola. Il progetto aveva un costo incredibilmente basso, ma non è stato accettato. Mi dispiace che le cose vengano fatte in modo superficiale e credo che stiamo ancora perdendo tempo.
Tutta l'Istria ha solo 200.000 abitanti. Abbiamo bisogno di una sala da concerto, di un auditorium?
Assolutamente sì. Abbiamo alcune sale semi-concertistiche, ma nessuna è davvero adeguata. Avremmo bisogno di una sala con circa 150 posti, non più grande della sala dei Sacri Cuori, ma costruita per essere una vera sala da concerto.Quello dei Sacri Cuori è uno spazio di una vecchia chiesa adibita a galleria, l'INK è un teatro, la Casa dei difensori croati è una grande sala da ballo, e tutte queste strutture servono bene allo scopo, ma manca una sala concertistica vera e propria, come ce ne sono tante nel mondo. Non sono né troppo costose, né troppo complicate da realizzare e la città guadagnerebbe in valore e importanza.
Non abbiamo nemmemo una stagione lirica
Prima della Seconda Guerra Mondiale, ai tempi dell'Italia, c'erano grandi stagioni liriche all'Arena. Dopo la guerra, quando ancora non c'era nemmeno una strada attraverso il Gorski kotar, il Teatro Nazionale di Zagabria veniva ospitato per ben 27 a Pola, dove presentava ben 15 opere. Cosa abbiamo adesso? Ogni tanto, occasionalmente, nell'ambito del grande Festival estivo di Pola, qualche opera, qualche balletto, e forse nemmeno quello. In altre parole, lavoriamo in modo sporadico. Un esempio per noi potrebbe essere Verona o qualsiasi altra città che ci somigli sotto questo aspetto.
A Pedena, all'interno del Museo Etnografico dell'Istria di Pisino, opera il Centro per la cultura immateriale dell'Istria. Com'è il nostro patrimonio immateriale legato alla musica?
Spesso è legato alla musica etno, e in questo contesto abbiamo valorizzato molto bene tutto ciò che abbiamo. Reputo che siamo sulla strada giusta affinché l'Istria rimanga riconoscibile anche per le sue espressioni autonome in lingua italiana, ma anche slave, croate, e poi retomaniche e così via. Penso che su questo stiamo facendo molto, anche l'assessorato alla cultura della Regione istriana è molto attivo e dunque non si stia perdendo tempo. Per quanto riguarda la valorizzazione di questo patrimonio culturale immateriale, per quanto conserne l'etno e il folklore, siamo su una buona strada.
Tuttavia, quando parliamo concretamente di musica classica, cioè di ciò che sta alla base dell'educazione e di tutto, vediamo studenti che non possono sentire da nessuna parte un concerto sinfonico, né vedere un'opera. Studiano canto lirico, studiano pianoforte e vari strumenti, ma non hanno nulla a cui agganciarsi una base solida su cui costtuire ulteriormente il proprio percorso.
È stato l'ideatore del festival "Ronald Braus e ospiti". Di cosa si tratta?
Tutto è cominciato 25 anni fa, l'anno in cui mi sono laureato in canto lirico, quando ho ho riproposto il mio concerto di laurea a Rovigno, precisamente nel castello sull'isola di San Andrea, noto anche come Isola Rossa. Le persone hanno risposto con piacere, e così ho pensato: perché non riunire una volta all'anno i cari concittadini, amici e colleghi che sono a Rovigno? Da lì è nato "Ronald Braus e ospiti", che quest'anno celebra i 25 anni di esistenza.
E gli ospiti di Ronald Braus nel corso degli anni sono stati...?
Lidija Percan, Anica Zubović, Elda Viler, Beti Jurković, Ljupka Dimitrovska, Višnja Korbar, Zdenka Kovačiček, Zdenka Vučković, Toni Kljaković, Mirko Cetinski, Ksenija Erker, Hrvoje Hegedušić e non so nemmeno quanti altri interpreti di musica leggera. Inoltre, ci sono stati molti musicisti classici, tanti solisti d'opera, molti che si trovavano occsionalmente a Rovigno o che si sono rivolti direttamente a me. I membri di quella generazione più anziana o non sono più attivi, o purtroppo non sono più con noi, quindi pian piano sto dando spazio alla mia generazione e ai più giovani. Da questo progetto "Ronald Braus e ospiti" sei anni fa è nato il festival "Rovinj Art &more", ancora una volta dal mio desiderio di contribuire alla mia città che ha un grande potenziale, arricchendo l'offerta culturale con ciò che manca.
Su cosa punta il festival Art&more?
Il focus è sulla musica classica, sul teatro, ma poi ci sono anche film, mostre, promozioni di libri e una parentesi gastronomica ed enologica che la gente apprezza molto. Il festival si svolge in estate, quest'anno inizia il 18 luglio con un grande concerto della Filarmonica di Zagabria che aprirà il festival davanti alla chiesa di Santa Eufemia, poi gli eventi proseguiranno fino alla festa di Sant'Eufemia, il 16 settembre. Voglio sottolineare che il festival è anche un punto di partenza di vari altri progetti, come la ricerca che ha portato, in collaborazione con Annamaria Serda, al musical su Carlotta Grisi, una ballerina di fama mondiale originaria di Visinada. Con questo musical ora partiamo per una nuova tournée in Italia, Bosnia ed Erzegovina e Slovenia, e credo che questo sia uno dei modi migliori per valorizzare le personalità istriane nel campo della cultura.
Per l'organizzazione del festival conta su finanziamenti pubblici?
C'è una parte supporto pubblico, ma il grosso viene da sponsor privati, donatori, mecenati della cultura.
Esistono ancora i mecenati della cultura?
Ce ne sono. Dalla mia esperienza personale si può concludere che molte persone sono ben disposte, benintenzionate e sempre più spesso si fanno avanti spontaneamente con il desiderio di aiutare il festival.
Si tratta di aziende o di individui?
Ci sono sia aziende, sia privati cittadini, e anche donatori stranieri, persone che si sentono bene durante questi concerti e che hanno capito che questo è forse il miglior modo per dare una mano alla città in cui vivono o da cui provengono. In questo modo diventano parte di una comunità più ampia, incontrano persone, socializzano e vivono davvero qualcosa di bello ogni sera.
Quindi la cultura in Istria può andare avanti anche al di fuori del percorso istituzionale.
Sì. Il festival Art & More non ha nulla a che fare con la cultura istituzionale, poiché non siamo legati a nessuna istituzione di Rovigno, e ciò nonostante siamo diventati il festival più riconoscibile a Rovigno, con fino a 15 eventi ogni anno. L’anno scorso abbiamo organizzato 14 eventi in otto luoghi diversi. Il mio obiettivo era e rimane, ispirandomi, per esempio, ai Giochi Estivi di Dubrovnik (Dubrovačke ljetne igre), creare le condizioni per proporre il teatro ambientale, per serate di concerti ambientali, perché è questo che spinge le persone a uscire la sera e a scoprire nuovi spazi. Per fare un esempio, senza i nostri concerti molte persone non avrebbero mai saputo cosa nasconde il convento francescano di Rovigno, o come è fatto lo spazio davanti alla chiesa di Santa Eufemia, oppure l’Isola Rossa, o ancora il parco davanti a Monte Mulini, o la terrazza del Circolo. Qui devo anche menzionare il grande supporto che mi giunge dalla Comunità degli Italiani. L’obiettivo è espandersi su molte location, continuare a lavorare, portare artisti e lavorare istintivamente, perché programmo ogni nuova stagione seguendo il mio istinto, pensando a quanto piace a me, e poi cerco di guardare questo possibile reperortorio in divenire anche attraverso gli occhi dei cittadini e degli ospiti di Rovigno.
Lei ha fondato anche l'Opera B.B.
Se "Ronald Braus e gli ospiti" è la mia prima, e il festival "Arte&more" la mia terza, allora l'Opera B.B. è la mia seconda creatura. Si tratta del primo teatro d'opera privato, nato venti anni fa su mia iniziativa con il supporto del maestro Vladimir Kranjčević. In tutti questi anni abbiamo realizzato una ventina di prime di opere e operette.
Dirige il coro maschile e quello misto della SAC Lino Mariani della Comunità Italiana di Polome sta andando quest'esperienza?
È un esperienza molto positiva. In primo luogo c'è da dire che ho un buon rapporto con le persone, sono in ottimi rapporti con i membri del coro. Ci sono anche tanti di momenti di socializzazione e viaggi. L'amatorialismo non è dilettantismo, l'amatorialismo si fa con amore, ma deve essere fatto anche con precisione e professionalità. La differenza è che gli amatori non hanno una formazione accademica musicale, ma spesso l'amore per la musica è più grande, più presente e più intenso. La loro partecipazione alle prove è regolare, puntuale, precisa, imparano le note nel miglior modo possibile. Il coro dovrebbe ringiovanirsi? Certi che dovrebbe. Tuttavia, in generale, l'amatorialismo è in declino perché manca quella fascia intermedia di età che, forse anche a causa degli eventi bellici nel nostro paese negli anni '90, e poi a causa del Covid, si è tenuta e si tiene un po' in disparte.
Come attirare i giovani? È necessario "ringiovanire" il repertorio del coro?
Il ringiovanimento del repertorio è ciò che fa Perpetuum Jazzile in Slovenia. Lo fanno in modo fantastico e le loro elaborazioni sono straordinarie. Ma torniamo a noi: il problema è sempre la connessione tra le generazioni. Vi darò un esempio. Per i progetti più grandi conto sull'aiuto dei miei cari colleghi e amici dell'Accademia di Musica di Pola, che si prestano volentieri, ma a causa degli impegni all'Accademia non possono impegnarsi a partecipare a tutte le prove. Tuttavia, quando partecipano, il coro prende vitalità e il suono è molto più fresco e tutto ciò che ne consegue. Comunque, la base del coro rimane quella composta dai cantanti legati alla minoranza italiana e che vivono con e per questa musica.
Quanto sono importanti i cori e la tradizione del canto per le varie Comunità degli Italiani in Istria?
Penso che siano molto importanti. A Rovigno il folklore è molto importante, con le sue bitinade, ma anche le arie da nuoto e le arie da contrada, perciò la SAC Marco Garbin di Rovigno si concentra maggiormente su questo approccio etno. A Pola il folklore non è presente nella stessa misura, ma penso che ognuno debba coltivare ciò che ama, ciò che sa fare meglio, perché è importante sopravvivere ed è fondamentale preservare la cultura della minoranza. E come farlo meglio se non attraverso il canto, attraverso le sezioni letterarie, attraverso tutto ciò che Lino Mariani ha avuto, ha o avrà in futuro.
Lei è di Rovigno, ma ama pure Pola.
Sono legato a Pola dal 1988, e ciò per via dei colleghi, dell'Accademia, del teatro INK dove ho interpretato tutti i ruoli che abbiamo mai messo in scena a Zagabria. Grazie alla splendida collaborazione con Gordana Jeromel Kajić, ho avuto l'opportunità di presentare tutto ciò anche al pubblico di Pola. L'amore per Pola è intenso, grande, e con "Lino Mariani" è diventato ancora più forte.
L'anno scorso le è stata conferita la medaglia della Città di Rovigno. È un riconoscimento importante?
Questa medaglia è un premio che mi sta molto a cuore, perché è stata proposta dai miei concittadini che hanno proposto che fossi proprio io a riceverla. La Città ha accolto la proposta e la medaglia mi è stata consegnata il giorno festa di Santa Eufemia che coincide con la Giornata della Città di Rovinj-Rovigno, quindi è molto importante per me, anche se forse è arrivata un po' troppo presto. D'altra parte, se non fosse arrivata ora, chissà se sarebbe mai arrivata. Quindi, se questo premio è il "grazie" dei miei concittadini per i miei 30 anni di carriera artistica, allora io li ringrazio di cuore. Questo premio sarà un ulteriore incentivo per il mio lavoro futuro.