Ventiquattro

in quel di Buie nasce il progetto “Buie? Buje!”

VALTER TURČINOVIĆ: "Negli anni '90 Buie e' rimasta "in braghe di tela"!" SLAĐAN DRAGOJEVIĆ: "Non dovremmo essere gli unici a dover mantenere la cultura di Buie!"

Il messaggio dei due autori non e’ dettato solo da uno stato d’animo di rabbia o dispiacere, ma e’ anche un messaggio di speranza che qualcosa cambi, che si investa nella citta’, che la si valorizzi


 
6 min
Donatella Leonardelli
Slađan Dragojević e Valter Turčinović/FOTO: Ivan Dobran

Il messaggio dei due autori non e’ dettato solo da uno stato d’animo di rabbia o dispiacere, ma e’ anche un messaggio di speranza che qualcosa cambi, che si investa nella citta’, che la si valorizzi

Il progetto “Buie? Buje!”, composto da un libro e da una serie di forografie, è il lavoro congiunto di due autori, uno un poeta Valter Turčinović e l'altro un fotografo Slađan Dragojević. L’idea è nata un po' per gioco ma anche per disappunto per la trascuratezza del centro storico di Buie e poi completata per affetto verso la propria citta’.

L’origine del progetto

Il progetto ha inizio sulle pagine di Facebook, quasi per caso, sulle quali il fotografo Dragojević pubblica delle foto in bianco e nero che ritraggono dettagli nascosti o dimenticati del centro storico di Buie, senza alcun riferimento, se non la scritta “Buje?” che invita all’identificazione del luogo.  A queste Valter Turčinović, nato e cresciuto tra le vie buiesi, risponde spontaneamente “Buie!”, svelando in versi in istroveneto il posto e le storie legate a quella particolare immagine. Da questo “gioco a distanza” nasce prima la mostra e, successivamente, la monografia.

La monografia

Le poesie sono scritte in istroveneto e ognuna è accompagnata da una fotografia dove un suo dettaglio fa da musa ispiratrice alla poesia stessa.

La poesia di Turčinović e’ scorrevole, non pretenziosa, descrive un’atmosfera domestica, alla mano e di una spontaneita’ pura e quasi imprescindibile.

La fotografia di Dragojević, che rappresenta frangenti della citta' di Buie, sceglie le tonalita’ del bianco e nero, solo occasionalmente ci si imbatte in un sobrio colore.

La monografia rappresenta un’importante testimonianza della vitalità e della versatilità dell’istroveneto, riconosciuto come Bene culturale immateriale nelle Repubbliche di Croazia e di Slovenia dallo scorso anno, che si presta alla creazione contemporanea e, parallelamente, riscopre, preserva e documenta se stesso e la memoria plurisecolare di queste terre.

Il poeta

Valter Turčinović inizia la sua strada da poeta dialettale per puro caso, quando nel 2010 aiuta la figlia Valentina (campionessa nazionale di lingua italiana) in un compito per casa che riguarda i mestieri antichi come quello del calzolaio (el caligher), dello specialista nel costruire le botti (el boter). Il testo riscuote un grande successo che se ne fa uno spettacolo e che, successivamente, si aggiudica il primo premio tra tutte le scuole in lingua italiana nella regione istriana. A questo punto, Turčinović, decide di scrivere il suo primo libro.

- Vedendo che questo tipo di testi sui vecchi mestieri e sulle usanze di Buie piace, ho creato un primo libro. In realta’ ho creato un qualcosa che stava nel cassetto. A Buie abbiamo una grandissima persona, Marino Dušić, che ha scritto il vocabolario della parlata del Buiese, maestro e professore nonche’ preside della scuola elementare di Buie che, vedendomi spesso a guardare il computer nel mio bar, un giorno mi chiese cosa stessi facendo e gli mostrai quello che avevo scritto. Spalanco’ gli occhi e mi chiese da dove arrivavano quei testi. Gli dissi di averli scritti io. Furono in tutto 170 pagine di attenta lettura alla quale segui’, spontaneamente, l’aiuto del signor Dušić che diede vita a quei fogli facendoli diventare un libro. Con il suo sostegno, quello di mia moglie e di mia figlia usci’ il mio primo libro, racconta Turčinović.

Turčinović scrive di testa sua, non prende spunto’ da nessun autore e scrive solo ed unicamente in dialetto, quello buiese. E’ un dialetto specifico che, rispetto agli altri dialetti della penisola, piu’ si avvicina a quello di Venezia. Lo fa perche’ nel Buiese si parla sempre meno il dialetto. Scrivere e' una passione che lo rilassa e dietro alle sue poesie si nasconde un forte messaggio.

- Il messaggio nelle mie poesie e’ "che va tutto in bareo". Il bareo e’ quando una terra non viene coltivala per molti anni. Cosi’ sta’ andando a finire anche la nostra citta’, in bareo. Buie e’ tenuta male, ci sono moltissime cose andate perse negli anni. E’ un peccato perche’ Buie, nel territorio dell’Istria in cui si trova, nel passato era una citta’ importante. Negli anni ’90 Buie ha avuto un declino totale, in particolare al momento della scissione del nostro comune e’ rimasta “in braghe di tela”, spiega Turčinović.

Il suo messaggio non e’ dettato solo da uno stato d’animo di rabbia o dispiacere, ma e’ anche un messaggio di speranza che qualcosa cambi, che si investa nella citta’, che la si valorizzi. Turčinović, nel ruolo di consigliere che ricopre nella citta’ di Buie, afferma che negli ultimi dieci anni qualcosa, effettivamente, si sta’ smuovendo.

- Abbiamo tanti progetti in corso. Un progetto e’ quello che sto facendo con il mio collega, ingegnere di fotografia, Slađan Dragojević e che presenteremo al Festival dell’Istroveneto. E’ un progetto multimediale dal titolo “Argilla” e la cui mostra verra’ allestita nella galleria all’interno del mio bar. La mostra e’ sul tema dell’argilla, appunto, dove parliamo di Momiano, della sua valle e dei suoi vini. Un altro progetto, appoggiato dalla citta’ di Buie e’ quello di rinnovare tutti i capitelli intorno alla nostra citta’ che esistevano una volta e che esistono tutt’oggi, racconta Turčinović.

Il fotografo

Slađan Dragojević, dopo aver terminato la scuola superiore in fotografia a Zagabria, non si occupa di fotografia d’autore per 25 anni, sono altri i suoi interessi. Fino a quando non incontra il custode d’arte Eugen Borkovsky, inizia assieme a lui una collaborazione ed entra “nel giro” di belle arti di Grisignana.

- Partecipavo a mostre collettive ma non osavo presentare mostre personali, ritenevo che la mia fotografia non ero a un certo livello e che potesse soddisfare alcuni criteri di base per poter fare una mostra personale, racconta Dragojević.

Si iscrive, poi, alla facoltà di Sesana e dopo 3 anni si laurea in fotografia, e da allora si dedica creativamente alla fotografia d’autore. Ottiene il titolo di ingegnere fotografico e da li inizia la sua storia, una storia che dura da dieci anni. Oltre a partecipare a mostre personali, e’ membro della Società di Belle Arti dell'Istria. Parte di questa storia e’ il progetto Buie? Buje! che nasce quasi per caso.

- Come persona che si occupa di fotografia, in modo serio, volevo registrare tutto su Buie. Ho camminato molto per la città e un giorno mi è venuto in mente che sarebbe stato bello catturare qualcosa che le persone vedono ogni giorno, ma non allo stesso modo nel quale lo vediamo noi fotografi. Pubblicavo queste foto su Facebook chiedendo di quale elemento di Buie si trattasse, e la gente rispondeva. Un giorno rispose Valter e lo fece con una sua poesia. La cosa, a questo punto, inizio’ a diventare seria e iniziai a pubblicare le foto in modo ponderato e concettuale. Valter rispose ad ogni mia foto con una sua poesia. E’ nata cosi’ la prima monografia Buie? Buje! La sua connotazione è essenzialmente se Buie è quella che è e se è bello vivere a Buie. In ogni caso, Buie è quella che è ed è bello vivere a Buie, spiega Dragojević.

Esce, poi, la seconda edizione della monografia, i due artisti aprono una piccola galleria nel bar di Turčinović e la monografia viene promossa anche a Venezia con una mostra a Palazzo Ferri Fini, in corso fino al 16 giugno.

- Valter ed io, attraverso l’istroveneto, facciamo molte cose e, in qualche modo, tutto ruota intorno a noi. Il sindaco sostiene tutte le nostre iniziative, ma non dovremmo essere gli unici a dover mantenere la cultura di Buie. Fondamentalmente abbiamo il suo sostegno e tutto quello che abbiamo proposto e’ stato fatto, conclude Dragojević.

Il lavoro e’ fatto da due persone che evidentemente amano Buie. Guardando le fotografie e leggendo le poesie si capisce che gli autori sono fortemente attaccati alla loro citta’, e bramano di un forte desiderio di riscatto per quest'ultima.


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