Ventiquattro

IL MITICO GRUPPO ROVIGNESE DEGLI ANNI SESSANTA

ALVISE BENUSSI E "I CANNIBALI": Pippo Baudo e Mike Bongiorno ci volevano alle loro serate, a portaci via il successo fu....un attacco di febbre

"Il primo concerto lo tenemmo allo storico locale Piper, capitammo mentre si stava svolgendo un concorso con 27 complessi, noi non avevamo neppure i nostri strumenti, ce li siamo fatto prestare a abbiamo vinto. Il giorno dopo il quotidiano  “L’Arena” di Verona scrisse che dei ragazzi jugoslavi suonavano e cantavano benissimo in italiano" * Alla vigilia della partecipazione alla tramissione "Sette voci" della RAI italiana, il nostro cantante, il grande Vlado Benussi, venne colto da un attacco di febbre...


 
8 min
Silvio Forza

"Il primo concerto lo tenemmo allo storico locale Piper, capitammo mentre si stava svolgendo un concorso con 27 complessi, noi non avevamo neppure i nostri strumenti, ce li siamo fatto prestare a abbiamo vinto. Il giorno dopo il quotidiano  “L’Arena” di Verona scrisse che dei ragazzi jugoslavi suonavano e cantavano benissimo in italiano" * Alla vigilia della partecipazione alla tramissione "Sette voci" della RAI italiana, il nostro cantante, il grande Vlado Benussi, venne colto da un attacco di febbre...

Gli Atomsko Sklonište, il Kud Idijoti, i Gustafi, Alen Vitasović, Livio Morosin, Toni Cetinski, Franci Blašković, ma anche Lidia Percan, Radojka Šverko, Elis Lovrić, Franka Batelić, per non dire del Polesano Stjepan Hauser del duo Two Cellos, o di Sergio Endrigo, o di Bobby Solo la cui nonna faceva di cognome Pettener ed era di Pola.

Sono stati parecchi i musicisti istriani che hanno raggiunto il successo nazionale e internazionale. Quasi certamente a loro andrà presto ad aggregarsi la dodicenne di Pola Zoe Sestan che il mese scorso ha vinto il Festival Sanremo junior.

Ma c’è stato anche un gruppo musicale, I Cannibali di Rovigno, che a dividerli dal successo che stava già lì, a portata di mano, è stato un attacco di febbre subìto dal loro cantante, il compianto Vlado Benussi. Non avevano neanche vent’anni e già erano ospiti di primo piano di serate condotte da mostri sacri della TV italiana quali Pippo Baudo e Mike Bongiorno.

Non per niente, all’ingresso della mostra "Vlado, le Perle e i Cannibali 1964-1969" allestita dalla Comunità degli Italiani di Rovigno presso il Centro multimediale di Rovigno dal 28 marzo al 13 aprile scorsi, ad accogliere i visitatori c’era un gigantografia i cui i giovani “Cannibali” sono immortalati proprio con Pippo Baudo che consegna loro un premio, durante una serata svoltasi a Mantova.

“I Cannibali”, che come tali nascono nel 1965 ma che dal 1964 si erano esibiti con il nome di “Le Perle”, erano composti da un gruppo di amici e compagni di scuola riunitisi in virtù della loro comune passione per la musica che all’epoca era nota come “musica moderna”: Vlado Benussi (solista e chitarra), Alvise Benussi (batteria), Gianpietro Devescovi (fisarmonica), Silvio Dandolo (chitarra accompagnamento / basso), Bruno Zorzetti (basso/organo) ai quali più tardi si aggregò Egidio Budicin (sassofono). Abbiamo ripercorso le fasi salienti della loro storia con Alvise Benussi.

Alvise Benussi

 Avete iniziato giovanissimi, avevate a malapena 15 anni

"Si, è vero, ma quasi tutti avevano alle spalle un’istruzione musicale. Vlado aveva imparato a suonare il pianoforte alla scuola di musica, poi suo zio gli insegnò a suonare la chitarra, Bruno aveva frequentato per tanti anni la scuola di musica dal professor Valenta, Gianpietro erano stato allievo prima della professoressa Sivilotti, poi del professor Gerzinčić. Io ero loro amico, avevano bisogno di un batterista così acquistai una batteria Sonor in Germania, presi lezioni e mi aggregai a loro".

Come ascoltavate la musica all’epoca e, soprattutto, dove vi esercitavate?

"Alla metà degli Sessanta qualcuno aveva già il giradischi, ma c’era specialmente il mangiadischi per ascoltare i 45 giri. I dischi li acquistavamo a Trieste, in un negozio che riforniva i juke-box nei locali e praticava prezzi scontati. E poi c’era Radio Lussemburgo che a volte ascoltavamo per tutta la notte.

Dove svolgevamo le prove? All’inizio in varie soffitte e cantine."

Il "mangiadischi"

"Abbiamo dovuto cambiato il nome dopo che la direzione del ginnasio ci aveva messo di fronte a un aut-aut: o frequentate la scuola, oppure suonate.

Nascete come “Le perle” ma ben presto diventate i “Cannibali”, come mai?

"Abbiamo dovuto cambiato il nome dopo che la direzione del ginnasio ci aveva messo di fronte a un aut-aut. O frequentate la scuola, oppure suonate. A quei tempi il Ginnasio aveva una regola rigida, gli alunni dopo le 9 di sera non dovevano uscire di casa. Noi, invece, suonavamo fino a tarda sera al ristorante / balera “Lanterna” ancor prima che lo stesso locale diventasse un famosa discoteca.

Le Perle

Siccome i nostri genitori si erano indebitati per acquistarci gli strumenti in Germania, tutti, a parte Gianpietro Devescovi che per volontà di sua madre fu l’unico a rimanere a scuola,  abbandonammo temporaneamente gli studi con il pieno consenso dei nostri genitori. Poi la scuola l’abbiamo ultimata tutti. Suonammo al “Lanterna” per due anni, ma valutammo che sarebbe stato meglio cambiare il nome. Così diventammo “I Cannibali”, forse perché suonavamo molto spesso la canzone  “Signor Cannibale” di Sacha Distel".

Dove suonavate? Qual era il vostro repertorio?

"Fino a quando siamo rimasti a Rovigno, fino alle 11 di sera suonavamo al Circolo dove nel 1964 era stata inaugurata la pista da ballo, poi fino alle tre di notte proseguivamo al “Lanterna” che nel frattempo si era trasformato in discoteca ed erano diventato uno dei locali più noti dell’ex Jugoslavia. A volte c’erano più di 1500 persone. Per far presto, si trovavano sempre dei ragazzi che, per poter entrar gratis alla “Lanterna” ci aiutavano a trasportare velocemente gli strumenti e le attrezzature audio dal “Circolo” al “Lanterna”. Abbiamo suonato anche al teatro Gandusio.

Suonavamo un po’ di tutto, musica inglese, americana, italiana, dai Beatles ai Scott McKenzie, dai Los Bravos (Back is Black) ai Mamas and Papas (California dreamin’). Per quel riguarda la musica italiana, suonavamo canzoni dei Camaleonti e, tra tanti anni, quelle di Fausto Leali: l’interpretazione di Vlado Benussi del successo “A chi” era meravigliosa."

A un certo punto la vostra carriera arriva a un punto di svolta

"Nel corso di una nostra esibizione alla “Lanterna”, nel 1967, siamo stati notati da un manager di Verona di origini rovignesi, Giovanni Brivonese,  che ci invitò a suonare a Verona.  Il primo concerto lo tenemmo allo storico locale Piper, capitammo mentre si stava svolgendo un concorso con 27 complessi, noi non avevamo neppure i nostri strumenti, ce li siamo fatti prestare a abbiamo vinto. Il giorno dopo il quotidiano  “L’Arena” di Verona scrisse che dei ragazzi jugoslavi suonavano e cantavano benissimo in italiano e che avevano vinto al concorso.

Non mi ricordo se la suonammo proprio in quell’occasione, ma so che in quel periodo esguivamo dal vivo la nota canzone “29 settembre” degli “Equipe 84”, poi portata al successo da Lucio Battisti. Era una canzone molto complessa, gli stessi “Equipe 84” non si azzardavano a suonarla fuori dallo studio."

Alvise Benussi

Poi cosa succede?

"Succede che iniziano a conoscerci. Ci esibivamo a Milano, Brescia, Bergamo, nel Nord Italia. Nel settembre del 1968 si unì a noi Egidio Budicin, poi noto come pittore accademico, che suonava il sassofono. Fino a quel momento proponevamo musica melodica, con lui il repertorio si fece più sofisticato con brani dei Primitives, canzoni ritmate degli artisti dell’etichetta Motown (Marvin Gay, Steve Wonder, The Supremes..), Otis Redding. Tuttavia, già nel gennaio del 1969 Egidio dovette lasciarci per andare a svolgere il servizio militare e noi tornammo al melodico.

Comunque avevamo già fatto dei grossi passi avanti. Nel 1968 firmammo il nostro primo contratto discografico con la casa CBS Italiana, si trattava di due dischi prova con quattro canzoni. Una era “Il silenzio" dei Pooh, l’altra un brano dell’esule rovignese Piero Soffici, “Nuvole gialle” poi cantata da “I quelli”, un complesso che raggiunse una certa notorietà."

Con un’importante casa discografica alle spalle, eravate ad un passo dal successo su scala nazionale in Italia

"Per il gruppo forse era troppo tardi, ma non per Vlado. Quello era il momento  in cui complessi andarono in crisi. Lucio Battisti abbandonò i Formula 3, Mal se ne andò dai Primiteves. La casa discografica ci disse che era giunto il momento di lanciare i cantanti solisti. Così, quando uscì la canzone “Rain in tears” cantata sia dagli Aphrodite’s Child, sia di Demis Roussos, decisero che Vlado avrebbe inciso la versione italiana. Purtroppo la casa editrice che deteneva i diritti non diede la licenza alla CBS e “Lacrime e pioggia” venne cantata in italiano da Dalida per un altro editore.

Alla vigilia della partecipazione alla tramissione "Sette voci" della RAI italiana, il nostro cantante, il grande Vlado Benussi, venne colto da un attacco di febbre...Addio sogni di gloria!

Però alla CBS  (ma anche altri editori quali Clan di Celentano) si accorsero che “Rain in tears” in realtà riprendeva un canone in Re Maggiore composto nel Seicento dal musicista tedesco Johann Peshelbel, per cui Vlado incise la versione italiana, non intitolata “Lacrime e pioggia” ma “Un filo di vita”, con il disco che in copertina indicava espressamente che era ispirata al citato canone in Re Maggiore di Peshelbel."

Mancava solo il lancio davanti al grande pubblico

Vlado Benussi
"Si, l’accordo era che Vlado avrebbe partecipato come solista e noi come accompagnamento a “Sette voci” condotta da Pippo Baudo. Si trattava di una notissima trasmissione televisiva che andava in onda la domenica alla TV Italiana dal 1966 al 1970. Purtroppo, sarà stata l’emozione, Vlado prima di partire per Milano ebbe un attacco di febbre altissima e a quella trasmissione che ci avrebbe garantito una visibilità nazionale non partecipò mai. Pippo Baudo ci disse che avremmo dovuto aspettare per altri sei mesi prima di poter avere un’altra occasione, ma che dovevamo preparare una nuova canzone.

La delusione fu grande. Erano quasi due anni che eravamo lontani di casa, mangiavamo e dormivamo sempre assieme, la stanchezza unita alla delusione ci fece decidere di tornare a casa. A Rovigno non siamo rientrati con la fama, ma almeno avevamo un nostro furgone e ottimi strumenti musicali".

Come andò a finire, una volta tornati a Rovigno?

"Io dovetti partire per il militare, ben presto del gruppo originale rimasero solo Vlado e Bruno. Suonarono ancora per un anno o due, ma per stessa ammissione di Vlado i “Cannibali” non erano più quelli di una volta. La passione e l’entusiasmo erano svaniti.”

Fortunatamente, Vlado Benussi, ebbe comunque una carriera locale di tutto rispetto, suonò in vari gruppi, tra i quali The taste of life, ARP e Duo Jolly, Le quattro colonne, il trio Biba, Vlado & Ricky poi diventato  Biba, Vlado & Eligio.

Vlado Benussi

Ha diretto il coro della Marco Garbin, si è occupato di folclore e della tradizionale canzone rovignese polivocale bitinada, ha scritto canzoni nei dialetti istrioto e istroveneto tra le quali “Oûna miteîna ∫utalateîna”, “A Figarola”, “Viècia Rovigno”, “Rovigno tesoro”.

A detta di tutti è stato un bravissimo pedagogo e insegnante di musica. Nel 1993 la sua canzone per bambini “La barchetta di carta”, interpretata da Alba Nacinovich vinse il secondo premio in assoluto e il primo tra le canzoni straniere al notissimo Festival italiano della canzone per l’infanzia “Lo zecchino d’oro”.

La sua tragica e prematura scomparsa, nel 2018, è stata una grossa perdita per il panorama musicale rovignese, istriano e anche oltre.

Da rilevare, infine, che nel 1991 a Rovigno è stata organizzato un concerto dei gruppi che erano stati attivi tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo scorso. Nell’occasione si riunirono anche “I Cannibali” e quella fu l’ultima volta che suonarono insieme. Venne girato anche un video di 35 minuti che è stato presentato nel corso di una serata che la CI di Rovigno ha dedicato il 10 aprile scorso a Vlado Benussi e ai  Cannibali, presso la Casa del lavoratore, oggi spazi Adris.

foto: FB CI di Rovigno

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