Sono stati annunciati come „racconti di pietra“ e racconti sulla pietra sono stati. Ieri la giornalista e scrittrice dignanese, Carla Rotta, molto brava e spigliata, per oltre un'ora e mezza ha fatto da guida a una ventina di interessati conducendoli dentro alla storia e lungo le strade di Dignano. „La pietra è bellezza e carattere“, ha esordito Carla Rotta, „e bella con carattere è Dignano“. Quella Dignano, il cui territorio era abitato sin dalla preistoria e nel periodo romano, che compare nelle fonti con il nome di vicus Atinianus nel 1150.
All’epoca, come ha spiegato la guida, nell’area c’erano sette località, sette “ville” che per difendersi dai nemici decisero di vivere unite in un unico paese. Queste ville erano Dignano, Midian, San Michele di Bagnole, Gusan, Guran, San Lorenzo e San Pietro in Prudenzan; i loro capi si riunirono per decidere sul modo in cui procedere alla scelta della località in cui unirsi per vivere insieme e stabilirono che tutti gli abitanti avrebbero dovuto mettere una pietra accanto al nome della località prescelta. La votazione si svolse di domenica nella villa di San Lorenzo e fu scelta Dignano. Il culto di San Biagio venne però importato da Midian.
Ecco dunque che la crescita di Dignano si lega alla pietra, al „grumasso dela sorte“ (o „dele tere“) anche se la pietra era già stata fondamentale molto prima, già 2000 anni a.C. all'epoca della civiltà dei castellieri. I castellieri erano borghi fortificati, apparsi prima ma abitati anche dopo la comparsa degli Istri in penisola che ne distrussero alcuni e s'insediarono in altri. Di norma, per ragioni di difesa, si trovavano in cima ai colli, era circondati da uno o due anelli di mura in pietra. In Istria ne sono stati rilevati ben 420. Il territorio di Dignano è particolare perché ospita l'unico castelliere che non si trova si di un colle, quello di San Gregorio che sta tra Peroi e Valle.
Carla Rotta ha parlato pure delle „casite“ definendole quali minimo comune denominatore del Mediterraneo, sottolineando comunque che l'area di Dignano, con oltre 2000 casite, è una tra le più interessate a questo fenomeno di edilizia popolare in cui si costruisce „a secco“.
In Piazza del Popolo Rotta ha mostrato le linee bianche, tracciate dagli archeologi, che stanno ad indicare il perimetro, cisterna compresa, del vecchio castello medievale che stava proprio in mezzo alla piazza, spostasto più a ovest rispetto all'attuale Palazzo comunale.
Questo castello, danneggiato dagli attacchi da parte degli Ungaro-Croati nel 1415 e dagli uscocchi nel 1630, cause le lo stato in cui si versava e le grandi spese che sarebbero state necessarie per risistemarlo, venne demolito nel 1808 all'epoca del podestà Giovanni Andrea Della Zonca, zio dell'omonimo autore del noto Vocabolario Dignanese-Italiano. L’attuale Palazzo comunale, che in qualche maniera venne a sostituire l’antico castello, venne costruito nel 1911 in stile gotico veneziano.
In Piazza del Duomo, oltre a illustrare ai presenti la chiesa di San Biagio, Carla Rotta ha ricordato anche la chiesa di S. Martino che era quella in cui si svolgevano i processi dell’Inquisizione, tra i quali quello contro tale Adriana Gambuccia che nel 1639 venne condannata a morte per presunta stregoneria.
Accompagnando il gruppo dei presenti lungo via Castello e nel rione di Portarol, Carla Rotta ha fatto vedere l’epigrafe di casa Benussi (probabilmente precedentemente era stata l’architrave risalente al 1488), le finestre tutte diverse di palazzo Portarol, la merlatura ghibellina, a coda di rondine, del cortile retrostante di Palazzo Bettica (XIV sec.) in cui ora trova sede l’omonimo museo. I Bettica erano giunti a Dignano, passando per l’Italia, dall’Andalusia e nel cortile del loro palazzo si trova la più vecchia cisterna di Dignano, risalente al 1525.
Carla Rotta ha voluto indirizzare l'attenzione anche sui vari stemmi delle famiglie, che sono disseminati in tutto il borgo. Per questa ragione la visita si è conclusa nell’atrio d’ingresso di Palazzo Bradamante, sede della Comunità degli Italiani, dove sono esposte le copie di tutti gli stemmi del patrimonio araldico di Dignano. Oltre a quelli delle varie famiglie (Bettica, Balbi, Barbaro, Bembo, Chiavalon, Fioranti, Manzoni, Querini, Stocco ,Tromba, Verla, Vizzamano), compaiono anche quelli della Confraternita dell’Arte, dei Cavalieri di Malta e del podestà veneziano Baffo.
“Guardare in alto, osservare i dettagli, i mascheroni, gli stemmi, i davanzali, le architravi, non trascurando le opere in ferro battuto e legno che, come la pietra, sono caratteristiche per l'Istria“; è questo il consiglio di Carla Rotta che scaturisce da questa visita gratuita organizzato dall’Ente turistico di Dignano in chiusura di stagione.