Il busto del grande poeta Dante Alighieri, che si trovava a Pola, nella loggia del palazzo comunale, tra il 1901-1915 e il 1918-47, ora a Venezia, potrebbe tornare nella città dell’Arena. È questa l’iniziativa, per ora soltanto ufficiosa, avviata a Venezia dal vicesindaco di Pola Bruno Cergnul e che è già stata riportata dal quotidiano di Venezia Il Gazzettino e dai media nazionali italiani.
Il legame di Dante con Pola
Ma cosa c’entra Dante con Pola, città in cui gli è già stata intitolata una piazza del centro storico? Stando ad alcune ricostruzioni storiche, sembrerebbe che verso l’anno 1300 avrebbe visitato Pola risiedendovi presso l’abbazia di San Michele, sull’omonimo colle urbano in cui ora si trovano le aree occidentali dell’ospedale polese. Ma quel che più conta, e che rende questa narrazione più attendibile, sembra che da quel rilievo egli vide la necropoli, con tanto di sarcofagi, di Pragrande (all’epoca era anche lì che si seppellivano i morti), e furono proprio quei sarcofagi ad ispirargli i sepolcri arroventati dalle fiamme (il fuoco della purificazione) descritti dal poeta nel VI girone dell’inferno dove espiavano le loro colpe gli eretici, tra i quali quel Farinata degli Uberti che compare nel canto successivo X canto. Nel IX canto appaiono i seguenti versi:
Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
sì com'a Pola, presso del Carnaro
ch'Italia chiude e suoi termini bagna,
fanno i sepulcri tutt'il loco varo,
così facevan quivi d'ogne parte,
salvo che 'l modo v'era più amaro
Interessenate rilevare che pure ad Arles, in Francia, si trova, come a Pola, un anfiteatro romano ben conservato.
Proprio il riferimento a Pola, che Dante include all’interno dei confini d’Italia disegnati a est dal Quarnero, aveva ispirato gli intellettuali polesi di sentimenti nazionali italiani a voler celebrare Dante con un monumento o con un busto.
Le vicende del busto di Dante di Pola sono state ricostruite da Bruno Crevato-Selaggi nel suo saggio “Il busto di Dante, già a Pola, ora all’arsenale dI Venezia”, pubblicato nel 2017 dalla rivista ateneo veneto.
L’inaugurazione del busto avvenne nel 1901, in piena epoca austroungarica, con l’approvazione delle autorità di Vienna, all’epoca in cui il podestà di Pola era Ludovico Rizzi. Il busto in bronzo, opera dello scultore romano Ettore Ferrari, che aveva già realizzato diversi monumenti (al Re d'Italia, quello anche oggi notissimo a Giordano Bruno in piazza Campo de’ fiori a Roma, ma anche i monumenti a Giuseppe Garibaldi, a Pisa, Vicenza e Rovigo, venne poi rimosso dal governo asburgico nel maggio del 1915, appena l’Italia dichiarò guerra all’Austria, per essere distrutto.
Vinta la Prima guerra mondiale, vittoria che aveva permesso all’Italia di estendere la propria sovranità anche sull’Istria, l’Italia si rivolse di nuovo allo scultore Ferrari che aveva conservato il calco in gesso. Fu quindi possibile rifonderlo identico e tornare a posarlo nella loggia del palazzo comunale già nel 1918. Allo scopo venne usato il bronzo dei cannoni di una nave austriaca confiscata come bottino di guerra dalla Regia Marina italiana.
Prima che, il 16 settembre 1947, Pola passasse alla Jugoslavia, gli esuli decisero di portare con sé quel busto che divenne uno dei tristi “passeggeri” del noto piroscafo “Toscana” sul quale viaggiarono molti dei Polesani che in quegli anni decisero di abbandonare le loro case per andarsene in Italia. Ecco perché sarà interessante vedere quali saranno le reazioni delle organizzazioni degli esuli istriani e polesani all'idea del rientro del busto di Dante a Pola.
Il busto di Dante rimase in una cantina di Venezia fino al settembre del 1976, quando, nella ricorrenza del ventennale dell’abbandono di Pola venne collocato, con l’autorizzazione della Marina italiana, in una nicchia della facciata dell'Arsenale di Venezia.
“La richiesta ufficiale da parte della Città di Pula Pola non è ancora partita”, ci ha detto il vicesindaco Bruno Cergnul, “ora stiamo cercando di individuare quali siano gli uffici del Ministero della difesa italiano che possono decidere in merito”. Il Gazzettino di Venezia segnala che Venezia, stando al Protocollo di Kyoto del 2000, non ha alcun obbligo di restituire il busto. “In questo caso”, precisa Cergnul “potremmo accontentarci di una copia per collocarla a Pola in piazza Dante. Si deve considerare che oggi questo busto non fa parte soltanto del patrimonio culturale italiano, ma anche di quello croato”.
Da rilevare che, tra i monumenti rimossi da Pola in seguito agli sconvolgimenti del XX secolo, c’è anche quello all’ammiraglio austriaco Wilhelm Von Tegetthoff che era collocato a Monte Zaro e ora si trova a Graz.