Ventiquattro

IL LIBRO DELL'AUTORE ITALIANO DI ORIGINE POLESE

STOIA NEL ROMANZO DI ALESSANDRO MOCENNI: Con "Il giro di Stoia" un tuffo nella memoria intima e in quella della città di Pola

Nell'estate del 1982, a Pola, una gara di tuffi dalle rocce a Stoia diventa il pretesto per raccontare un mondo al confine tra due identità. Sullo sfondo della costa istriana, tra le pietre bianche e il mare della Jugoslavia socialista, un gruppo di ragazzi di 13 e 14 anni si ritrova in un luogo che per loro è allo stesso tempo patria e terra straniera. * Quando si parla di Alessandro Mocenni, bisogna tener presente che egli appartiene alla seconda generazione degli “esuli” da Pola, a coloro che, grazie alle ponderate decisioni dei propri genitori, sono sempre tornati nel luogo d’origine. Questa precisazione è necessaria per spiegare che la categoria degli esuli a cui appartiene la famiglia Mocenni porta con sé la curiosità e il desiderio di conoscere, imparare, osservare e ascoltare anche le storie “degli altri”, storie in cui ci sono anche le ingiustizie commesse da noi e il dolore degli altri


 
8 min
Silvio Forza

Nell'estate del 1982, a Pola, una gara di tuffi dalle rocce a Stoia diventa il pretesto per raccontare un mondo al confine tra due identità. Sullo sfondo della costa istriana, tra le pietre bianche e il mare della Jugoslavia socialista, un gruppo di ragazzi di 13 e 14 anni si ritrova in un luogo che per loro è allo stesso tempo patria e terra straniera. * Quando si parla di Alessandro Mocenni, bisogna tener presente che egli appartiene alla seconda generazione degli “esuli” da Pola, a coloro che, grazie alle ponderate decisioni dei propri genitori, sono sempre tornati nel luogo d’origine. Questa precisazione è necessaria per spiegare che la categoria degli esuli a cui appartiene la famiglia Mocenni porta con sé la curiosità e il desiderio di conoscere, imparare, osservare e ascoltare anche le storie “degli altri”, storie in cui ci sono anche le ingiustizie commesse da noi e il dolore degli altri

Dopo il fratello gemello Simone, che già aveva fatto di Stoia uno degli ambienti delle vicende del suo romanzo “L’ultimo giorno del passato” e della trilogia di racconti “Ginestre sulle costa”, anche Alessandro Mocenni dedica un suo romanzo, proprio quello d’esordio, intitolato “Il giro di Stoia”, a una delle più iconiche penisolette e spiagge di Pola. Ma se in Simone, più evocativo, Stoia è da una parte un rifugio contro i tormenti che giungono dalla vicissitudini della vita e dall’altra è anche un grande utero dal quale si originano vicende che poi si compiono in tutti i mari del mondo, in Alessandro, Stoia, con il suo bagno, anzi, kupalište (scritto proprio così, in omaggio alla dimensione anche croata propria sia della città di Pola, sia della sua stessa famiglia) diventa il luogo concreto di fatti concreti.  

Ma cos’è Stoia per Alessandro Mocenni? “Il Bagno Stoia”, scrive l’autore, “era un unicum in città, una specie di porto franco, dove d’estate si ritrovavano i polesani andati via dalla propria terra con l’esodo, i rimasti nonostante l’esodo e tutti quelli arrivati dopo, principalmente dagli altri territori della Jugoslavia e che, nella località millenaria, avevano trovato un futuro, oltreché una nuova vita. Trattandosi di un luogo super partes, di genti provenienti da ogni dove, il kupalište aveva anche una sua lingua franca che era il vecchio dialetto polesano”.

Oggi, anche a Stoia, il dialetto italiano (istroveneto) polesano è stato soppiantato dal croato, ma le vicende del romanzo di Alessandro Mocenni si svolgono nel 1982. Si tratta di un anno che in Italia, con la vittoria delle nazionale di calcio ai Mondiali di Spagna (simbolo di una serenità e voglia di vivere ritrovate), ha fatto da spartiacque tra gli Anni Settanta che erano stati contraddistinti dal terrorismo nero, la strategia della tensione, il terrorismo rosso delle Brigate rosse e Prima linea, il sequestro Moro, insomma gli anni di piombo, e gli spensierati Anni Ottanta, quelli della “Milano da bere” e del berlusconismo che usciva dalla fasce. La Jugoslavia, invece, con i primi colpi di tosse della crisi del Kosovo, nel 1982 iniziava a lasciarsi alle spalle la comoda, per quanto angusta e monopartitica, stabilità del Secondo dopoguerra, quella stabilità che dopo la morte di Tito nel 1980, sarebbe crollata sotto i colpi dei nazionalismi, degli indipendentismi e della voglia di pluralismo, democrazia e proprietà privata comparsi all’interno dei vari stati che costituivano la “federativa”. A livello globale, infine, si passava dal modello delle socialdemocrazie scandinave all’edonismo e liberismo reaganiano.

Nonostante questi pretesti, che a ben vedere, si prestavano a una narrazione quasi neorealistica, la scrittura di Alessandro Mocenni si allarga a stilemi che sono tipici dell’introspezione psicologica, della memorialistica intelligente e non autocompiaciuta, della saggistica storica, della pubblicistica antropologica e del procedere che da empirico si fa metaforico, quasi morale (ma con pudore), tipico del bildungsroman, il romanzo di formazione.

Infatti, i protagonisti del romanzo “Il giro di Stoia” (a differenza di quelli di Simone, il libro di Alessandro indica Stoia già nel titolo) sono sei ragazzi adolescenti, tra i tredici e i quattordici anni, sulla soglia d’ingresso in quell’età in cui progressivamente in ognuno di noi maturano carattere, identità, sistema di valori. E anche il fatto che questo “giro di Stoia” sia un itinerario che collega sei punti costieri dai quali i ragazzi si cimenteranno in una gara di tuffi, può essere interpretato come un “giro di boa” – il punto in cui si doppia l’invisibile cordone che separa l’infanzia dalla prima giovinezza -  con i tuffi che diventano momenti d’iniziazione, “riti di passaggio”.

Insomma, come ben detto dalla professoressa Eliana Moscarda Mirković (docente del  Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi “Juraj Dobrila” di Pola) alla presentazione del libro, martedì presso l’Aula magna del nuovo Campus universitario di Pola nell’ex Ospedale della Marina, la scrittura di Alessandro Mocenni è “limpida”, meditativa, ironica”, in un procedere in cui “passato e presente si si guardano, si sfiorano e comunicano”.

Quando si parla di Alessandro Mocenni (ma anche di Simone) si deve tener presente il fatto che appartiene alla seconda generazione degli esuli da Pola, precisamente a quelli andati in Italia e ancor più precisamente a quelli che, anche grazie alle scelte ponderate compiute dai loro genitori, sono sempre tornati nel luogo d’origine. Detto in termini inversi, non hanno dimenticato (o soprasseduto) da dove vengono, non hanno deciso di non tornare a Pola mai più, per quanto anche questi tipo di scelta si possa considerare legittima poiché nessuno di noi può dire con certezza come ci si sente nelle scarpe degli altri.

Questa precisazione si rende necessaria per spiegare che la categoria di esuli ai quali appartengono i “Mocenni figli”, ha avuto sempre quella curiosità di conoscere, di imparare, di osservare e di ascoltare anche le storie (fatte di “ragioni” e “dolori”) degli altri. Sono questi i presupposti necessari anche all’integrazione e alla ricomposizione, che nel caso di Alessandro Mocenni è talmente plastica che potrebbe assurgere a paradigma: infatti, oggi affermato giornalista di importanti testate italiane e internazionali, Alessandro ha compiuto i primi passi nel giornalismo non nella sua natia Milano, ma nella città in cui è nato suo padre (il noto pittore e scultore Gualtiero / Walter), presso la redazione polese del quotidiano degli Italiani dell’Istria e di Fiume “La Voce del popolo” e presso la redazione italiana di Radio Pola (emittente locale della radio di stato croata) per la quale, a ulteriore prova del suo amore per l’Istria, aveva preparato centinaia di puntate della rubrica “Lo sapevate che” in ognuna delle quali presentava curiosità istriane, dal patrimonio storico alle leggende, dalle bellezze naturali alla gastronomia.

La volontà di conoscere, di integrarsi e di capire è stata fondamentale anche in funzione del romanzo “Il giro di Stoia” in cui non è assente la rischiosa narrazione di eventi storici: e, in Alessandro Mocenni, proprio grazie al lavoro fatto a monte, questa narrazione storica non è mai superficiale, in bianco e nero, unidirezionale e monocromatica, ma sensibile agli incontri, agli scontri e alle contraddizioni che hanno minato ma anche concimato il passato di questa terra.

Cosa c’entra la storia con la vicenda di sei adolescenti che fanno a gara a chi sa tuffarsi meglio, persino da sette metri d’altezza, tutti presi dalla voglia di divertirsi e totalmente disinteressatia alle cose de mondo del loro oggi, figurarsi a quelle del mondo di ieri? C’entra perché la gara è in realtà un pretesto per raccontare molte cose,  oltre alle bellissime, molto letterarie, descrizioni che Alessandro offre per ogni tipologia di salto (la testata, roccocò, tuffo carpiato, fiancata, tuffo a bomba, il volo d’angelo). Lo schema è questo: in ognuno di questi sei punti il protagonista è uno dei ragazzi e ognuno di loro non solo appartiene a una categoria ben definita (figli di esuli polesani andati in Italia, figli di esuli polesani andati in altri stati, figli di polesani italiani rimasti a Pola), ma è portatore di esperienze che consentono ad Alessandro di introdurre una miriade di argomenti: la fine della Seconda guerra mondiale, i campi profughi, il rientro a Pola per le vacanze e l’angoscioso (a volte) attraversamento del confine che separava l’Occidente dall’Europa dell’Est,  lo sfaldamento dell’ex Jugoslavia e l’avvento dei nuovi stati di Croazia e Slovenia.

Ma, di là dai momenti di rottura, o delle differenze tra l’Italia capitalista e la Jugoslavia socialista, Alessandro Mocenni riporta a galla le piccole e grandi cose della vita, gli usi gastronomici, la vacanza, i giochi, i turisti, gli idiomi con qualche omaggio al croato (oltre al citato kupalište compare anche lovice che sta per una specie di acchiapparella con la palla) e al dialetto istroveneto (mularia, monade). Non mancano le reminiscenze proustiane, come quando l'autore cita l'aranciata Nara e la Passeretta, le krempite, le caramelle Pez che avevano un caricatore e un dispenser la cui sommità raffigurava la testa di qualche personaggio di Disney, i ćevapčići. Bellissimi i brani dedicati alle mitiche partite di calcio a piedi scalzi alla rotonda, al figura del bagnino Nino Nacinovich, ma anche i pensieri relativi all'inevitabile sfaldamento delle amicizie d'infanzia, ai destini dei genitori,  ai modi e ai moti di un'adolescenza senza internet. Tutto ciò scaturisce da quello che Eliana Moscarda Mirković, per quanto sia privo di dialoghi, ha definito come un „racconto corale e intimo allo stesso tempo“, con una struttura circolare che conduce da tuffo a tuffo, da un brandello di memoria e un altra brandello di memoria che, messi tutti assieme, generano consapevolezza, addirittura saggezza.

Tanti temi locali, addirittura microlocali, si potrebbe obiettare. Ma sarebbe un'obiezione di poco conto perché nei libri ben scritti -  e quello di Alessandro Mocenni è un libro scritto benissimo – il particolare ci mette pochissimo a trasformarsi in universale, con situazioni, domande e dubbi che si riverberano a ogni latitudine e longitudine del mondo. E, sulla scia di Francesco Guccini che cantava „ a vent'anni è tutto ancora intero, a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età“, anche Alessandro Mocenni è cosciente che quei tuffi, svago, sfida e divertimento per i sei ragazzini (e lui è uno di loro), ben presto si trasformeranno in eterna caduta. E, siccome anche la cadute fanno parte dello spettacolo della vita, l'autore chiude il suo testo tirando in primo piano, mettendoli tutti in riga, come gli attori un attimo prima di inchinarsi al pubblico, i frequentatori storici di Stoia. Siamo all'ultima pagina e stavolta questi personaggi, seppur presentati come attori a fine recita, vengono indicati con i loro nomi veri, nella piena consapevolezza che per sopravvivere è necessario che a volte la vita sia arte, altre volte che l'arte sia vita.

Il libro è stato pubblicato dall’editore italiano Fox&Sparrows.


Nastavite čitati

Da bi ova web-stranica mogla pravilno funkcionirati i da bismo unaprijedili vaše korisničko iskustvo, koristimo kolačiće. Više informacija potražite u našim uvjetima korištenja.

  • Nužni kolačići omogućuju osnovne funkcionalnosti. Bez ovih kolačića, web-stranica ne može pravilno funkcionirati, a isključiti ih možete mijenjanjem postavki u svome web-pregledniku.