Dal profilo Linkedin di Michele Posillipo si evince che da anni è legato a società riconducibili all'organizzazione criminale camorra, più precisamente al clan che opera nell'area più ampia della città di Caserta.
Posillipo è il nipote e braccio destro di Arturo Salvatore Di Caprio, un camorrista di lunga data.
Michele Posillipo, Linkedin
Nel suo curriculum vitae sui social, Posillipo afferma, tra l'altro, che dal 2018 è direttore commerciale dell'azienda di trasporti "Girolami" di Roberto Girolami.
Roberto Girolimo
Due anni più tardi, nel 2020, il fondatore dell'azienda Roberto Girolami si è suicidato, dopodiché la moglie ha denunciato il caso alla Guardia di Finanza che nel giugno 2022, dopo una lunga indagine, ha arrestato Michele Posillipo e il suo capo Arturo Salvatore Di Caprio. Misure cautelari sono state attivate per altre 30 persone coinvolte, tra le quali tutti i figli di Arturo Di Caprio.
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A Frosinone è attualmente in corso un processo per gravissime accuse legate a frodi, ricatti e prostituzione. mentre lo Stato ha confiscato beni per un valore di 100 milioni di euro.
La filiale di Buie: la camorra entra in Istria
Pur non annunciandolo sui social, nel 2017 Michele Posillipo, per conto del clan Di Caprio, ha acquistato la società "Buje World s.r.l." e poi, tramite questa, un immobile nei pressi del valico di Plovania.
Più precisamente, a metà ottobre del 2017, Posillipo, per 981.000 kune, ha acquistato gli immobili dalla società "Gimont d.o.o.", nel corso del procedimento fallimentare. Si tratta di appezzamenti molto vicini all'ultima rotatoria spartitraffico prima dei valichi di confine di Plovania e Castelvenere.
Su di un appezzamento di 16.000 metri si trovava l'impianto di betonaggio dell'ex società slovena SCT (Slovenija ceste tehnika).
All'inizio del 2018 Posillipo ha richiesto la legalizzazione degli edifici esistenti, ed effettivamente, in tempi brevissimi, gli sono stati legalizzati 1.200 metri quadri dell'area dell'ex cementificio.
L'acquisto di immobili di aziende in fallimento o in bancarotta e il conseguente adeguamento della pianificazione territoriale è stato sempre uno dei modi in cui la camorra ricicla il proprio denaro. Alla mafia questo modello operativo piace molto, perché non solo consente di non pagare una percentuale per il riciclaggio, ma dà modo, invece, di moltiplicare il valore del denaro riciclato.
Il tempo è denaro
Subito dopo, tramite la società "Buje world d.o.o." Posillipo avvia l'iter di modifica dell'assetto territoriale del Comune di Buie per l'immobile acquistato. In attesa delle modifiche, la location viene utilizzata come parcheggio per i numerosi autocarri che la famiglia Di Caprio possiede tramite una decina di società di trasporto registrate in Italia, Croazia, Slovenia o Romania.
Nel febbraio del 2019, alla seduta del consiglio comunale di Buie, l'assessore Jelena Bojić (ora Perossa) ha spiegato ai consiglieri che il proprietario del terreno adiacente la strada, poco prima dell'ultima rotatoria prima del valico di frontiera di Plovania, vuole costruire un centro d'affari comprendente sia attività commerciali, sia altre attività di servizio.
Fabrizio Vižintin e Jelena Perossa (Bojić)
- Si tratta di un'offerta aggiuntiva di attività di servizio su di un'importante direttrice turistica, aveva spiegato allora l'assessione Jelena. Aveva aggiunto anche che le risorse per la realizazzione del piano urbanistico era state previste nel bilancio preventivo per il 2019, il che significa che il progetto di Michele Posillipo ha avuto un forte sostegno da parte delle autorità di Buie.
Il consigliere socialdemocratico (SDP) Moreno Mamilović aveva chiesto all'assessore chi avrebbe finanziato le modifiche del piano regolatore. Nella proposta di delibera pervenuta ai consiglieri compariva che la modifica del piano sarebbe stata a carico dei proprietari dell'immobile, ovvero Posillipo e Di Caprio.
"Finanzieremo la realizzazione del piano con le risorse di bilancio per incoraggiare l'imprenditore a realizzare il suo progetto nella zona commerciale", aveva risposto l'assessore Bojić ai consiglieri, informandoli che la zona era dotata di infrastrutture solo parzialmente.
All'inizio del 2020, il piano viene approvato alla svelta.
Lena & Lena, direttrice e consigliere
Nel frattempo, nello sviluppo infrastrutturale della vicina zona commerciale di Masuria vengono stati investiti 107,84 milioni di kune.
Due anni più tardi, il progetto della Buje World s.r.l. approda nuovamente alla riunione del consiglio. Si tratta della Presentazione della proposta di investimento nella Zona industriale di Masuria (Buje World s.r.l.).
In quel momento, il direttore della società Buje World è Lena Korenika, che è allo stesso tempo consigliere della Dieta democratica istriana in seno al consiglio.
Dopo Michele Posillipo, nipote del capo del clan Di Caprio, la titolarità della società Buje World d.o.o. passa a Vitaliano Di Caprio, il figlio del padrone. Non è necessario essere dotati di un' intelligenza particolare per concludere che il progetto è un progetto di famiglia dall'inizio alla fine. E per capire che quella famiglia è una famiglia criminale.
Nel periodo compreso tra la convocazione della seduta del 24 giugno 2022 e lo svolgimento della seduta del 30 giugno 2022, l'autorità repressiva italiana ha avviato un'ampia azione giudiziaria emettendo un mandato di cattura nei confronti di Arturo Salvatore Di Caprio che in quel momento si trovava in Istria. Anche Michele Posillipo diventa ricercato.
Probabilmente a causa dell'azione della polizia e delle nuove circostanze, la presentazione fallì e non ebbe mai luogo. Nell'agosto del 2022 Di Caprio si consegna alla giustizia italiana. Stando ai media italiani, Di Caprio si sarebbe nascosto in Istria per due mesi dopo l'avvio dell'operazione di polizia.
A questo punto sorge una domanda logica: se i mafiosi Arturo Salvatore Di Caprio e Michele Posillipo non hanno nulla a che fare con il centro commerciale sopra Plovania, perché il progetto si è fermato quando i due sono finiti in carcere?
Le accuse dela vedova di Roberto Girolami
Parallelamente all'investimento a Buie, Michele Posillipo è stato per quattro anni direttore commerciale della ditta Girolami di Frosinone. Il suo proprietario, Roberto Girolami, si è suicidato nel 2020 a causa del fortissimo turbamento sofferto a a causa della frode subita. Ecco la (video) testimonianza della vedova di Girolami, Giovanna Crescenzi.
"La mia azienda è staza fondata da mio marito nei primi anni Ottanta. Quarant'anni di sacrifici, da un mezzo siamo riusciti ad averu un parco veicolare di più di settanta mezzi. Quindi alla fine era stato creato un vero impero, nel nostro piccolo, qui nella provincia di Frosinone. Come nei periodi purtroppo bui dell'economia, anche noi abbiamo risentito di questo e infatti nel 2016 mio marito ha avuto i primi contatti con questo gruppo che poi ha rilevato il nostro asset aziendale nel 2019, con delle promesse che sembravano apparentemente facili, ma che poi si sono dimostrare fasulle, fake. Tanto che alla fine, sicuramente avendo avuto il sentore che era stato truffato, mio marito si è suicidato". È così che la vedova di Roberto Girolami, Giovanna Crescenzi, ha spiegato i problemi con i camorristi.
Giovanna Crescenzi, la vedova di Roberto Girolami
"Di tutto questo sono da una parte contenta perchè grazie alla Guardia di Finanza, a partire dai vertici e non trascurando anche tutto il resto, che hanno fatto un lavoro ineccepibile, noi oggi, diciamo, una parte del riscatto lo abbiamo avuto. Però rimane il rammarico che Roberto non c'è più e di questo ne soffriamo tutti, io e i miei figli", ha detto la Crescenzi per Frosinone today.
Fabrizio Vižintin: Silenzio stampa
Il sindaco di Buje, Fabrizio Vižintin, non ha risposto alla nostra richiesta di fornirci la suddetta presentazione (Presentazione della proposta di investimento nella Zona Economica della Masuria (Buje World d.o.o.).
Non ha nemmeno risposto alla domanda se Lena Korenika, direttrice della società Buje World, fosse in qualche modo coinvolta nell'inserimento di tale punto nell'ordine del giorno della 12a seduta del consiglio comunale di Buie del 30 giugno 2022.
Vižintin non ha nemmeno ritenuto necessario rispondere alla domanda perché il Comune di Buie abbia finanziato la modifica del piano UPU PZ Plovania Est se era evidente che quel piano risolveva l'assetto territoriale - urbanistico relativo esclusivamente ai terreni di proprietà della società Buje World.
Perché gli investitori, cosa comune in tutta l'Istria, non hanno finanziato da soli il suddetto cambiamento e quanto è costato al Comune di Buie realizzare il piano? Lo abbiamo chiesto al sindaco, ma anche stavolta senza successo.
In Italia è uso comune sciogliere i consigli negli enti locali per i quali sia stata dimostrata la presenza di infiltrazioni mafiose.
Numerose ricerche hanno appurato che la camorra conduce i propri affari in modo lagale fino a quando non ritenga necessario applicare altri metodi. Si sa anche che entrare in affari con la camorra è gratis, ma uscirne non è facile.
L'ingresso è gratuito - l'uscita si paga.
Il clan dei Casalesi: infiltrazione negli affari puliti e nella politica
Arturo Salvatore Di Caprio è un membro di uno dei più pericolosi clan camorristi - i Casalesi - con sede a Casal di Principe. Di Caprio operava in una sezione del clan nota come La Torre.
Stando ai dati disponibili sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico italiano, nella gerarchia dei clan viene subito dopo uno dei capi: Michele Siciliano, detto il Killer.
Il clan dei Caselesi è noto per i suoi importanti investimenti nei settori immobiliare, alimentare e dei trasporti. I Casalesi, più di quarant'anni fa, iniziarono ad investire molto nel cemento, nelle cave di pietra e in numerosi altri lavori di costruzione, soprattutto in opere pubbliche.
Ovviamente, sono noti anche peri il business dei rifiuti. Sono particolarmente pericolosi, per anni hanno scaricato di tutto in varie buche, fossi o cave in tutta Italia e in Europa (e forse anche in Istria).
Considerando le grandi quantità di denaro sporco e i metodi di pressione privi di qualsiasi scrupolo, i mafiosi in ogni loro affare hanno un grande vantaggio rispetto alla concorrenza.
Il clan è anche noto per i suoi stretti legami con i politici locali, tramite i quali modificano i piani territoriali o ricevono vari sussidi. Preferiscono i sindaci, i consiglieri comunali, i responsabili della pianificazione territoriale e i dirigenti nel settore dei rifiuti. Nel periodo dal 1996 al 2006 i Casalesi hanno controllato 22 autonomie locali, cioè un terzo dei comuni nell'area di Caserta.
Di tutte le organizzazioni mafiose, i Casalesi sono quelli più orientati al business. I Casalesi sono imprenditori, ma di tipo criminale, dunque criminali "dentro".
Buie, Piazza della Libertà 4
La Buje World s.r.l. è soltanto uno dei tentacoli della presenza della piovra camorristica in Istria.Qualche anno fa, Arturo Salvatore Di Caprio era stato personalmente contitolare dell'azienda Egida Capris d.o.o. con sede a Buie. Oltre a lui, anche la figlia Tecla Alessandra e il figlio Pasquale erano comproprietari dell'azienda che si occupava di ristorazione. Successivamente, titolare dell'azienda divenne Eliana Barbo di Buie, infine sua figlia Lena Korenika.
Il boss mafioso Arturo Di Caprio era stato anche comproprietario della società immobiliare Buje Engineering d.o.o. Successivante ne divennero comproprietarie Eliana Barbo e Lena Korenika, mentre oggi il titolare è l'azienda slovena di Di Caprio, la o Bu Bu Enterprising di proprietà del figlio Vitaliano. L'azienda è attualmente gestita da Nina Maras.
Arturo Di Caprio
La figlia del titolare, Tecla Allesandra Di Caprio, è comproprietaria pure dell'azienda di trasporti AS Leonardo Transport d.o.o. registrata in Romania ma con una filiale a Buie. L'azienda è rappresentata in Croazia da Lena Korenika, uno dei comproprietari è il già citato Michele Posillipo, nipote di Di Caprio e che, come il boss, attualmente si trova in carcere a Frosinone.
Tutte le società sono registrate in Piazza della Libertà 4, dove opera anche lo studio di contabilità Obrt E.KO. gestito da Lena Korenika. In seguito alle ultime elezioni la Koreika è stata eletta al Consiglio della Città di Buie nella lista della DDI, rinunciando successivamente al mandato.
Buie, Piazza della Libertà
Lena Korenika è anche l'influente presidente della Comunità degli Italiani di Buie, nonché presidente del Comitato di Controlo dell'impresa di servizi pubblici Civitas Bullearum.
Il presidente dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, probabilmente in tutto ciò non vede nulla di illegale. Secondo le sue opinioni espresse nell'intervista della scorsa settimana per il nostro portale, pare che la reputazione degli investitori non sia importante, purché in Croazia operino in conformità con la legge. Infatti, questo è quanto ci ha dichiarato.
Maurizio Tremul
"Parto dalla posizione che una persona debba essere ritenuta innocente fino a che non venga dimostrata la sua colpevolezza. Ho letto i vostri articoli e non ho trovato una sola accusa specifica di illeciti da parte di individui della comunità italiana che, come scrive nel vostro articolo, avrebbe potuto compiere. Se ho capito bene, gestivano la contabilità e svolgevano altre mansioni per alcune ditte, per il figlio del capo della camorra (Capo camorrista n.d.r.), ma non ho trovato una sola accusa di illecito. È un articolo giornalistico che mette in evidenza alcuni aspetti, ma se ci sarà un'eventuale indagine da parte delle autorità competenti, allora saranno loro che dovranno appurare tutto."
"Per quel che ci riguarda", ha proseguito Tremul, "sia Eliana Barbo, sia Lena Korenika sono state ottime presidenti della Comunità degli Italiani di Buie collaborando con l'Unione Italiana in modo corretto e trasparente. Sono persone che hanno svolto sempre il loro lavoro in modo professionale. Per quanto riguarda il loro rapporto con l'Unione, non abbiamo alcuna critica o altro che ci possa far sospettare di qualche illecito. Quindi, se ci dovesse essere un'inchiesta, le accuse devono ancora essere provate dalle autorità competenti, perché nei vostri articoli non c'è alcun documento che io abbia potuto leggere che dimostri l'illegittimità del comportamento di queste persone nel loro operato con l'Unione Italiana e con i fondi gestiti dalla Comunità Italiana e dall'Unione Italiana. Queste persone hanno gestito i fondi in maniera assolutamente legale, trasparente e corretta. Dico tutto questo sulla base della conoscenza del caso che deriva dai vostri due articoli. Come comunità italiana, siamo stati sempre molto soddisfatti del lavoro di Eliana Barbo prima e di Lena Korenika oggi, ha ribadito Tremul.
Alla domanda se personalmente se la sentirebbe di intrattenere affari con la camorra, il leader dell'Unione italiana ha evitato di dare una risposta diretta. "Ma guardi", ha detto, "io faccio un altro lavoro e non riesco a indossare le scarpe degli altri".
Segnaliamo che subito dopo la pubblicazione del nostro primo articolo sulla camorra in Istria, il presidente della Dieta Democratica Istriana Dalibor Paus ha espulso per direttissima Lena Korenika dal partito, invitandola ritirarsi anche dall'incarico di consigliere al consiglio municipale di Buie.
Il presidente della DDI Dalibor Paus
Da parte sua, Lena Korenika ha dichiarato di essere rimasta "sbalordita dalla decisione del presidente della DDI che non ha avuto un minuto per chiamarmi e sapere dalla sua stessa filiale né il cosa né il come, né chi sia io, né cosa io faccia per Buie nell'ambito del partito".
La camorra non ama i riflettori dei media
Dobbiamo segnalare anche il blocco di difesa mediatica che, per volere dei leader della comunità italiana, La Voce del Popolo e la redazione italiana di Radio Capodistria operante in seno alla RTV Slovena, la televisione nazionale slovena, ha opposto agli affari della camorra in Istria. Queste due testate, in articoli non firmati, hanno attaccato duramente questo portale accusandoci di sensazionalismo a buon mercato e di creare scandali inesistenti. Ci hanno anche accusato di aver pubblicato gli articoli perché desiderosi di denigrare la minoranza nazionale italiana.
È anche noto che gli "etno businessman", quando si mettono in discussione i loro affari, estraggono velocemente dalla tasca il jolly: "Questo è un attacco alle minoranze nazionali!".
Tuttavia, in realtà ad essere scandalosi sono gli articoli appena citati, così come lo sono i dati ufficiali del registro del tribunale croato i quali dimostrano inesorabilmente che una famiglia mafiosa opera in Istria tramite diverse società e che diverse famiglie istriane li aiutano nei loro affari.
Pertanto, alla fine, va sottolineato ancora una volta: camorra e mafia sono organizzazioni sovrapolitiche e sovranazionali. Collaborano con i socialisti, i democratici, i conservatori cristiani, la destra, la sinistra, i regionalisti... con Nigeriani, Rumeni, Colombiani, Albanesi, Croati, Serbi e sloveni.
Nella prossima puntata pubblicheremo i dettagli della loro collaborazione con i Croati istriani che non sono membri della DDI