Nella parte nord dell'agro rovignese, ai margini di una fertile valle e ai piedi della collina di S. Bartolomeo, si trova quel che resta dell’omonima chiesa. Dedicata a uno dei 12 apostoli, con le mura perimetrali ancora in piedi, è una tra le chiese campestri romaniche a una navata più grandi del Rovignese.
Il graduale degrado della chiesa di S. Bartolomeo o S. Bartolo, la cui data di costruzione è sconosciuta, ha inizio già verso la metà dell’Ottocento. Degna di menzione è la transenna trasversale di legno che separava lo spazio destinato alle donne da quello degli uomini. Sulla pala d’altare erano raffigurati S. Bartolomeo, titolare dell’altare e della chiesetta, nonchè S. Giorgio e S. Eufemia, protettori di Rovigno.
La chiesa era una delle stazioni nel secondo giorno delle rogazioni minori che precedono l’Ascensione. Si visitavano tutte le chiese campestri del Rovignese e si pregava per la buona riuscita della semina.
Bartolomeo è probabilmente lo stesso che nel quarto vangelo è chiamato Natanaele. Nei vangeli sinottici compare nella lista dei dodici apostoli associato a Filippo, suo amico e conterraneo. Proveniente da Cana di Galilea, vicino a Nazaret, viene descritto da Gesù come “israelita senza finzione”. Di lui si sa ben poco, non ci sono indicazioni sulla data di nascita e nemmeno quella della sua morte. Gli storici ecclesiastici dei primi secoli narrano di suoi viaggi missionari in India, Etiopia, Arabia, Mesopotamia, Armenia, ma è difficile ricostruire il suo percorso missionario. Agli storici medioevali risale invece la tradizione del suo martirio attraverso lo scuoiamento, tratto che compare spesso nell’iconografia del santo e nelle sacre rappresentazioni che venivano solennemente realizzate in sua memoria.