S’intitola “Immanenze duetto – Imanencije duet” la mostra inaugurata ieri sera, davanti a un pubblico numeroso, alla galleria "El Magazèin" di Dignano. In esposizione i lavori di due artiste, la veneziana Alessandra D’Agnolo e la portoghese Graciela Machado.
Alessandra D’Agnolo presenta i suoi oli su tela in cui ritrae le chiese di Dignano, comprese quelle campestri dei dintorni. Compaiono la chiesa romanica di Santa Margherita che si trova tra gli ulivi a nord di Dignano, distinguibile per la sua abside, ma anche Santa Fosca, San Martino, San Michele di Bagnole, Santa Croce, San Giacomo, Madonna della Traversa, Santa Caterina, Ad alcune chiese l’autrice ha riservato un formato grande, ad altre un molto piacevole formato di misura inferiore.
Particolare il lavoro di Graciela Machado che ha selezionato e lavorato pietre istriane sulle quali, dopo aver raccolto il materiale presso famiglie dignanesi, ha stampato foto e documenti d’epoca. Precedentemente aveva già lavorato con i materiali della sua famiglia, riproducendoli su una carta di colore verde che nel suo Portogallo viene usata al registro tavolare e al catasto.
Su alcune pietre sono state impresse delle linee che associano alla superficie del terreno abbinate a testi scritti a mano che assieme danno vita a composizioni astratte che ricordano le tracce del DNA. In questo caso, il DNA del territorio.
“Ci siamo conosciute a Londra”, ci ha spiegato Alessandra D’Agnolo, “abbiamo studiato insieme e trent’anni fa abbiamo realizzato in comune una mostra a Porto, in Portogallo, che un po’ si collegava a questa con testimonianze sul territorio e sulle nostre famiglie. Anche se i nostri lavori sono diversi c’è un punto d’incontro, siamo quà da tre settimane e il maggior numero delle opere esposte è stato realizzato proprio qui a Dignano, in quest’ultimo periodo. Io mi sono concentrata sulle chiese intese come testimonianza umana sul territorio che si conserva nel tempo, proprio perché fatte di pietra e per questa ragione resistono ai vari scossoni che giungono dalla storia e che invece colpiscono, anche in modo devastante, gli uomini. Anche quando gli uomini se ne vanno le chiese rimangono".
“Abbiamo raccolto le pietre istriane, che sono calcaree, molto porose, morbide duttili utilizzandole come matrice piana per produrre della litografie”, ci ha detto Graciela Machado, “in modo tale che sulla pietra abbiamo trasferito documenti e immagini che abbiamo individuato presso le famiglie del luogo. Per me la pietra è importante, è l’epicentro di questo progetto e qui a Dignano ne ho trovato tanta, sia sul territorio sia nelle case del borgo. Sulla pietra ho trasferito le immagini che riguardavano le famiglie ma anche gli elementi del territorio come le case e i loro dettagli funzionali e decorativi quali erte e architravi, ma anche i cortili, le “casite”, i muri, addirittura la scogliera sul mare e tutto ciò diventa un marchio del territorio”
Graciela Machado ha esibito anche copertine in tinte acquarello di vecchi libri, tutte nei colori associabili a Dignano, a partire da quello della terra rossa e il grigiobianco delle pietra.
La mostra è stata introdotta dalla storica d’arte Maria Giovanna Vielli.