Se è vero che Kolajna, pur essendo poco più di una piccola laguna seminascosta nel mare di poesia lasciatoci in eredità da Tin Ujević, è comunque una delle raccolte più rappresentative del grande poeta croato, allora la prima traduzione completa in italiano di tutte le 48 poesie che compongono la silloge, realizzata dal Polesano Ugo Vesselizza, va vista come un grande contributo alla diffusione del poeta nativo di Vrgorac in un’importante lingua a livello mondiale. Prima, di Kolajna (scritta a Parigi tra il 1913 e il 1919 e pubblicata a Belgrado nel 1926), in italiano erano state tradotte solo poche poesie e ciò da parte di Giacomo Scotti, Rudolf Ujčić, Daniel Načinović e da Franjo Trogrančić pubblicate nel 1965 dalla casa editrice All’insegna del pesce d’oro di Milano nella raccolta Poeti croati contemporanei curata dallo stesso Trogrančić.
Realizzata meticolosamente, con scrupolo quasi parossistico, con scavo profondo e attento studio dello stile, del metro e del vocabolario (a volte volutamente arcaico) di Ujević, la traduzione aveva preso avvio nel lontano 1990 per concludersi, come scrive lo stesso Vessellizza nella Postilla II pubblicata nel libro, soltanto nella primavera del 1016. Insomma, 26 anni di lavoro che diventano libro soltanto nel 2024, in un'edizione della Ronzani editore di Dueville (Vicenza), fortemente voluta da un altro Polesano, il chimico e poeta Mauro Sambi, professore all’Università di Padova.
Venerdì sera, Collana / Kolajna è stata presentata presso la Biblioteca e sala di lettura di Pola. Oltre alla bibliotecaria Liana Fortunato Diković, che ha dato lettura di alcune traduzioni in italiano delle poesia di Ujević, ne hanno parlato la giornalista e traduttrice Vanesa Begić e il presidente della Società dei letterati croati di Pola Boris Domagoj Biletić (lui ha letto le poesie di Ujević nell'originale croato) che da anni sostiene il lavoro di Vesselizza e che firma la postfazione del libro edito dalla Ronzani. Si tratta di un volume che, a fronte della traduzione italiana, contiene anche la versione croata delle poesie, mentre gli altri testi (nota del curatore, nota alla traduzione, postille, postfazione) sono pubblicate soltanto in italiano.
„Si parla così tanto del fatto che l'Adriatico è visto come un mare che, dal punto di vista culturale, unisce invece di dividere, un mare di cultura, arte, un luogo di incontro tra le culture, le lingue e le civiltà italiana e croata”, ha detto Vanesa Begić che ha proseguito così: “tuttavia, la letteratura croata non è, purtroppo, così conosciuta in Italia come meriterebbe, e nemmeno in Croazia la ricezione della letteratura italiana è sempre adeguatamente sottolineata. Pertanto, è certamente positivo che il libro Kolajna di Tin Ujević sia diventato Collana, e che quest'opera sia stata curata, rivista e tradotta in italiano da Ugo Vesselizza, un poeta, da molti definito di una sensibilità particolare, introverso, di Pola, una voce autorevole della comunità nazionale italiana che pubblica la sua poesia piuttosto raramente, e ancora più raramente le traduzioni. Un peccato, perché è un autore che ha molto da dire, sia come poeta, sia come traduttore”.
“Vesselizza affronta questa traduzione con un vocabolario ricco e ricercato”, ha proseguito la Begić “tipico della migliore tradizione poetica italiana, utilizzando anche alcune parole arcaiche o, semplicemente, insolite. Tuttavia, ha optato per una traduzione senza rime, o dove le rime sono assenti o si presentano in modo diverso rispetto all'originale. Cercando di rimanere il più fedele possibile all'originale, ma allo stesso tempo facendo sì che la poesia prenda vita nella bellezza della lingua di arrivo. Proprio questo ponte, questo passaggio, questo cammino dalla lingua di partenza a quella di arrivo, è l'arte poetica, quella specifica arte della traduzione della poesia”.
Sulle sfide e le scelte da parte del traduttore a spiegarsi è lo stesso Vesselizza nella sua Nota alla traduzione. Lo ha fatto citando Gadamer che dice: “Se nella traduzione vogliamo far risaltare un aspetto dell’originale che a noi appare importante, ciò può accadere solo, talvolta, a patto di lasciare in secondo piano o addirittura eliminare altri aspetti pure presenti”.
Parlando di Kolajna come di un canzoniere petrarchesco novecentesco, Boris Domagoj Biletić ha messo in evidenza che le poesia di questa raccolta fanno di Ujević - erudito, pensatore, poeta di talento, poliglotta e traduttore in croato dei grandi autori della letteratura mondiale – il poeta dell’introspezione. “Nelle poesie” ha fatto notare Biletić, “prevalgono il recente modernismo, il simbolismo, l’estetismo, la metrica e la forma chiusa”, per concludere sottolineando la “dedizione di Vessellizza a Collana, una raccolta caratterizzata da numerose reminiscenze intertestuali della tradizione occidentale, dalla lirica trobadorica al simbolismo, perciò difficilmente traducibile”.
“Ujević“, ha scritto Ugo Vesselizza nella sua nota alla traduzione, “nella rara consequenzialità del suo virtuosismo sonettistico compie il salto mortale, la sintesi che riempie il crepaccio spirituale tra classico e romantico, tra la poesia cortese, stilnovistica e dei suoi trovatori dalmato-ragusei e la poesia del decadentismo”
Nel corso della serata sono state riportate anche le parole di stima che il filologo e critico letterario italiano Massimo Raffaelli ha rivolto a Vesselizza, definendo la sua traduzione bella, intensa, contraddistinta da un levigato e tormentato uso del metro della tradizione letteraria italiana. Da parte sua, Vesselizza ha ringraziato Boris Biletić e Željko Jakšić per i loro consigli relativi alla traduzione.