L’ISTRIANITÀ SI STA ESAURENDO In dieci anni, il numero di persone che in Istria dichiarano l’appartenenza regionale si è dimezzato. Ora sono il 73 per cento in meno rispetto al 1991
Gli Istriani non sono più la quarta nazionalità del paese, com’era invece scaturito dai dati del censimento del 2011. C’è da dire che in vista di quel rilevamento della popolazione il Club dei giovani della DDI aveva condotto la campagna "Sono istriano/a". Oggi lo stesso partito comunica che l'anno scorso non era stata avvertita la necessità di riproporre quell’iniziativa e che la dichiarazione di appartenenza nazionale è una questione intima di ciascun individuo
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Chiara Bilić
Gli Istriani non sono più la quarta nazionalità del paese, com’era invece scaturito dai dati del censimento del 2011. C’è da dire che in vista di quel rilevamento della popolazione il Club dei giovani della DDI aveva condotto la campagna "Sono istriano/a". Oggi lo stesso partito comunica che l'anno scorso non era stata avvertita la necessità di riproporre quell’iniziativa e che la dichiarazione di appartenenza nazionale è una questione intima di ciascun individuo
Il censimento della popolazione dell'anno scorso ha fatto venire a galla un drastico calo di quella parte degli abitanti che, nella Regione istriana, dichiara la propra l’appartenenza (nazionale) regionale. I risultati di fatto mostrano che sul numero totale di persone censite in Istria, e ce ne sono 195.237, solo diecimila si sono dichiarate Istriani o Istriane (hanno espresso, cioè, l’appartenenza regionale), il che rappresenta un calo del 60,1% rispetto al 2011. Va ricordato che dieci anni fa ce n’erano 25.203, ovvero il 12,1 per cento del numero totale di abitanti della Penisola in quel momento, mentre oggi questa percentuale è scesa al 5,1 per cento!
A Pola gli Istriani/e sono 1.619, a Sanvincenti essi raggiungono la percentuale più alta in rapporto al totale degli abitanti
Rispetto al 2011 è aumentato, invece, il numero dei Croati in Istria, che da 142.173 sono saliti a 149.152. I Croati ora costituiscono il 76,4%, dieci anni fa erano il 68,3% mentre nel 1991 raggiungevano il 54,6%. Come abbiamo già scritto, gli Italiani sono sempre di meno; nel 1991 ce n’erano 15.306, mentre lo scorso anno ne sono stati rilevati soltanto 9.784.
Stando ai recenti dati del censimento, il maggior numero di persone che hanno dichiarato l’appartenenza regionale è stato registrato a Pola, dove se ne rilevano 1.619, seguita da Albona con 1.006, Parenzo con 625 e Pisino con 622 Istriani o Istriane. Al quinto posto c'è Umago, dove 368 dei suoi abitanti fanno coincidere con l’Istria la propria identità. Il minor numero di coloro i quali antepongono la propria appartenenza regionale a quella nazionale, per quel riguarda le città istriane, si è registrato a Buie, dove ce ne sono soltanto 117, ovvero il 2,6 per cento della popolazione totale.
Se rapportato al totale dei censiti in un'unità di autogoverno locale, la maggior parte degli Istriani si trova a Sanvincenti dove ce ne sono 336 e rappresentano il 17,39 per cento di tutti quelli che vivono in quel comune, mentre a Pola tale percentuale è del tre per cento. Tanto per rinfrescare la memoria, nella maggiore città istriana 10 anni fa gli Istriani e le Istriane erano ben 4.152. È bastato solo un decennio per ridurli addirittura del 60 percento!
A Lupogliano si è dichiarato regionalmente sono il 16,75 per cento degli abitanti, a Gimino il 15,30 per cento, a Visinada l’11 per cento. A Lanischie gli Istriani/e sono del tutto assenti.
Ben il 79% delle 12.712 persone che in Croazia hanno espresso la loro appartenenza regionale si registra nella Regione istriana.
Va detto che - sull'onda della forte opposizione politica, sostenuta anche dai media, esercitata allora dalla DDI nei confronti della centrale croata - il maggior numero di persone che in Istria hanno dichiarato la loro appartenenza regionale (dall'indipendenza, ndr) è stato rilevato nel 1991. All’epoca la Regione istriana contava 204.346 abitanti, 37.027 dei quali - il 18,2 per cento – avevano espresso la loro appartenenza regionale. Un decennio dopo, il numero degli abitanti era aumentato di duemila unità, ma gli Istriani erono dimiinuiti a 28.162 in meno, cioè "solo" 8.865, ovvero il 4,3 per cento del numero totale dei censiti nella Regione istriana.
La quarta nazione va nel dimenticatoio
Il numero torna di nuovo a salire nel 2011. Il censimento di quell’anno aveva mostrato, infatti, che in Istria, che in quel momento contava 208.055 abitanti, si consideravano Istriani in 27.225, il che significa il 12,1 per cento del numero totale. Tuttavia, va sottolineato che, in vista di quel censimento, l’invito a esprimere l’identità regionale era stato incoraggiato dalla campagna dietina "Io sono istriano". La campagna era stata promossa e sostenuta dai giovani di quel partito, il Club dei giovani della DDI. Neppure allora, così come avvenuto l'anno scorso, le opzioni di dichiarazione nazionale al censimento contemplavano le categorie "istriano" o "dalmata" o "slavone"; coloro i quali si dichiaravano Istriani venivano sì registrati, ma solo per essere rubricati nella sottocategoria indicante una generica appartenenza regionale.
L'impegno Club dei giovani della DDI, guidato allora da Vili Rosanda, era rimbalzato nello spazio pubblico nazionale; c’era un logo apposito, era stato girato e trasmesso uno spot video, si tenevano delle conferenze stampa, mentre il Consiglio dei Giovani della Regione Istriana aveva organizzato una tribuna pubblica dal titolo "Cosa significa essere istriano?". Dopo l'annuncio dei risultati, il Club dei giovani aveva raccolto quanto seminato, dichiarando che gli Istriani numericamente erano il quarto gruppo etnico della Repubblica di Croazia dopo i Croati, i Serbi e i Bosniaci.
Il successore di Rosanda alla guida del Club dei giovani della DDI, Marin Lerotić, nel 2020 aveva annunciato che in vista del censimento sarebbe stata lanciata una nuova campagna. All'epoca aveva dichiarato al quotidiano polese Glas Istre che per molte persone il senso di appartenenza locale o regionale era molto più forte di quello nazionale e che non gli era chiaro perché qualcuno non potesse dichiararsi Istriano, Dalmata o Slavone.
Vili Rosanda, Duško Kišberi e Luka Sergo nel febbraio del 2021 presentano la campagna "Io sono Istriano/a
Tutto ciò si è concluso con un nulla di fatto. Stavolta la DDI si è tenuta in disparte. Né Lerotić, né il nuovo presidente del Club dei giovani, Alen Gržinić, né il nuovo presidente del partito, Dalibor Paus, hanno avviato una nuova campagna.
Dalibor Paus: "Credo che ogni persona che vive in Istria provi un grande attaccamento per questa terra, i boschi e il mare"
Due anni fa la DDI aveva annunciato che, prima del censimento della popolazione dell'anno scorso, avrebbe lanciato una nuova campagna per incoraggiare la dichiarazione di appartenenza regionale. Tuttavia, hanno rinunciato al proposito. Il presidente del partito, Dalibor Paus, afferma che la DDI sostiene ancora il regionalismo come modello di amministrazione e si oppone al centralismo "che farebbe regredire gli standard dei cittadini istriani".
Tuttavia, nella Dichiarazione programmatica della Dieta, c'è ancora il capitolo dell’"Istrianità" in cui scrive che essa "rappresenta una specifica coscienza di appartenenza regionale che fa riferimento ai processi di identificazione dell’uomo istriano con un territorio comune e un comune destino storico". Eppure, sembra che per la DDI l’accentuazione di questa identificazione non sia più un imperativo, mentre i concetti di istrianità e di uomo istriano, pronunciati così spesso dai membri del partito regionalista, stiano lentamente sprofondando nell'oblio.
- Per quanto riguarda la diminuzione del numero di cittadini che all'ultimo censimento hanno dichiarato la loro appartenenza regionale, le ragioni vanno ricercate in più fattori, dai flussi demografici naturali, all'immigrazione e all'emigrazione, ma anche in motivi personali che divergono da persona a persona. Personalmente ritengo che la dichiarazione nazionale sia una questione intima di ogni individuo, qualcosa che ogni persona “si porta dentro” e che dovrebbe essere rispettata. Indipendentemente dal modo in cui ognuno si dichiari al censimento, credo che ogni persona che vive in Istria senta un grande attaccamento a questa terra, ai boschi e al mare ed è questa l'unica cosa importante per il futuro dell'Istria, ritiene Paus.
Alen Gržinić: "Abbiamo valutato che non vi è alcun motivo giustificato per condurre un'altra campagna del genere
Alen Gržinić, presidente Club dei Giovani della DDI, che ha rilevato la funzione da Marin Lerotić (il quale aveva annunciato che, sull'esempio del 2011., avrebbe avviato la campagna "Sogno un Istriano/a"), dice che il motivo per cui allora era stata condotta quella della campagna era il fatto "che nel 2011 l'Ufficio statale di statistica non aveva permesso ai cittadini di esprimersi come desideravano, ma che la DDI aveva segnalato quell’omissione prima del conteggio della popolazione dell'anno scorso.
Nonostante nei risultati del censimento nulla sia cambiato per quanto riguarda l'appartenenza regionale, poiché non esiste ancora una categoria Istriano/a, mentre la sottocategoria di appartenenza regionale era stata inclusa pure nei risultati 10 anni fa, Gržinić afferma che il fatto "che il legislatore abbia inserito nella legge la disposizione per la quale i cittadini possono esprimersi liberamente in meriito all’appartenenza nazionale nazionalità" è di gradimento alla DDI.
- Considerando che il contesto legislativo è stato modificato e migliorato, tenuto conto della pandemia che era diventata nel frattempo la questione più importante, abbiamo valutato che non vi era alcun motivo giustificato per condurre un'altra campagna del genere. Il nostro obiettivo non è mai stato quello di politicizzare la questione del censimento, ma di rendere i cittadini consapevoli dei propri diritti e, di conseguenza, in vista dell'ultimo censimento – ha concluso – abbiamo invitato tutti i cittadini/e a esprimersi liberamente.
Oggi presso la Scuola Medio Supriore Italiana di Pola è stata inaugurata la mostra "Il Patrimonio culturale della Serenissima", pensata nell'ambito del progetto educativo e culturale transfrontaliero "Scuole di Venezia, Rovigno e Pola, creators per il patrimonio culturale della Serenissima". L'obiettivo del progetto è quello di connettere i giovani delle due sponde dell'Adriatico e di coinvolgerli creativamente in progetti che mettano in evidenza la storia, le tradizioni e gli usi comuni tra il Veneto e l'Istria, unitamente alla necessità di superare incomprensioni e traumi del passato. Martedì a Venezia è stato firmato il gemellaggio tra alcune scuole del Veneto e quelle dell'Istria
Con lo storico che rappresenta "l'eccellenza di Pola" in una delle università più antiche e prestigiose del mondo, abbiamo parlato dell'Istria, dell'Adriatico, del Mediterraneo, del rapporto tra l'Istria e Venezia nel corso dei secoli, degli errori nel nazionalismo nelle nostre storiografie, ma anche della rinascita della storia grazie ai social media. * "L'Istria deve molto a Miroslav Bertoša, che oltre alla storiografia ha influenzato la cultura della regione, dando così un grande contributo alla convivenza," ha detto Ivetić riguardo al recentemente scomparso storico di Pola
Spisateljica i geografkinja iz Rijeke jedan je od rijetkih pripadnika Talijanske nacionalne zajednice u Hrvatskoj i Sloveniji čije su radove objavile prestižne talijanske izdavačke kuće, a prva je među ovdašnjim Talijanima kojima je ikada povjereno pisanje vodiča o Istri za talijanskog izdavača, a napredak je doista vidljiv * "Zaista je iznenađujuće kako se mnoge izvrsnosti koncentriraju na ovom poluotoku, naravno i zahvaljujući velikom radu Istrana tijekom godina", rekla nam Florinda Klevisser u ovom intervjuu
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