Tradizionalmente l'atto di nascita dell'Unione Italiana (col nome di Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume – UIIF) viene fatto risalire ad una data e a un luogo ben precisi: 10-11 luglio 1944 a Paradiso (Čamparovica), nei pressi di Albona. Già dai tempi della Jugoslavia tradizionalmente ogni anno si commemora la fondazione dell’unione in questo stesso luogo, usanza che si è mantenuta fino ai nostri giorni.
Decisioni contestate
Le prime notizie di questa fondazione si ebbero però solo qualche tempo dopo: da un volantino diffuso in tutto il territorio istriano ad agosto del 1944 si apprese che: "In seguito alle sollecitazioni di molti italiani, un gruppo di italiani dell’Istria e di Fiume, riunitosi il 10 e l'11 luglio in territorio istriano per esaminare la situazione ha constatato (...)". Ma dalle testimonianze degli anni successivi si ricava che in quei giorni si riunirono in tutto sei persone, di cui solo tre gli italiani: Aldo Rismondo - segretario del Comitato distrettuale del Partito Comunista Croato (PCC) di Rovigno e membro del Comitato Popolare di Liberazione (CPL) dell'Istria – Domenico Segalla - presidente del Fronte popolare di liberazione rovignese – e Leopoldo Boscarol dell'organizzazione del partito di Fiume.
Aldo Rismondo e Domenico Segalla in seguito disconobbero il contenuto del documento di Paradiso, prodotto dalla stamperia clandestina del PCC: in particolare lamentarono il fatto che gran parte di tale documento non facesse minimamente cenno agli italiani dell'Istria e di Fiume - come loro avevano richiesto - ma alle rivendicazioni nazionali dei partigiani croati che reclamavano di riunirsi alla "madrepatria". Qui lo scenario si ripete, come per le controverse decisioni di Pisino, in cui l'irredentista Comitato distrettuale del Partito Comunista Croato ha effettivamente preso la "decisione" di unirsi alla Croazia e dichiarare gli italiani d'Istria minoranza nazionale con la firma contraffatta da parte di Pino Budicin.
Il battaglione istriano Pino Budicin
Tutto ciò fa concludere che la riunione di Paradiso fu in realtà un abbozzo di tentativo di coinvolgimento delle popolazioni italiane dell'Istria e di Fiume, organizzato in modo affrettato probabilmente a causa delle insistenti voci di un imminente sbarco alleato in Istria, al principale scopo di rivendicazione territoriale delle terre allora facenti parte del Regno d’Italia. Le conseguenze della riunione di Paradiso furono drammatiche: da quel momento in poi gli "antifascisti italiani onesti" (come allora si diceva) furono solo quelli consenzienti alla linea annessionistica sloveno-croata. Su questa direttrice di marcia però non c'era alcun consenso preventivo: lo comprovano le aspre polemiche e le contestazioni dei massimi esponenti locali del Partito Comunista Italiano (PCI) verso i rappresentanti del Movimento Popolare di Liberazione (MPL), dominato da esponenti croati e sloveni.
La più significativa presa di posizione fu senz'altro quella dello stesso Aldo Rismondo, che per protesta diede le dimissioni da tutte le funzioni. Allo stesso tempo, vennero cooptati fra i capi dell'UIIF delle persone assolutamente in accordo con le direttive del PCC – Andrea Casassa, Eros Sequi e Giorgio Sestan - che s'impegnarono attivamente per reprimere ancor più qualsiasi dissidenza interna alla componente italiana.
L'allineamento completo dell'UIIF avvenne il 6 marzo 1945 a Zalesina (vicino- a Delnice nell'attuale Regione litoraneo-montana), con la formale riunione del Comitato provvisorio e l'emanazione di un nuovo "Proclama agli Italiani dell'Istria e di Fiume", che parafrasava il proclama annessionistico precedente, ampliandolo. Ai vertici del Comitato esecutivo e del Consiglio furono posti Dino Fragona (presidente) ed Eros Sequi (segretario).