Gualtiero Mocenni, per tutti Walter, a novant'anni non è soltanto arzillo e lucido, ma è ancora un intrattenitore e un pozzo di memoria, preziosa sia quando è privata, sia quando diventa collettiva. Pittore e scultore, Polesano, tornato a Pola dopo che per oltre mezzo secolo è vissuto a Milano, oggi saputo far ridere, pensare ed emozionare il pubblico convenuto al bar Ala Šu, protagonista di degli incontri del sabato a mezzogiorno condotti da qualche settimana dal giornalista del nostro portale Zoran Angeleski.
Scarponi gialli Lamberjack, sorriso sornione sotto i baffi, ancora agilissimo, Mocenni è un personaggio a tutto tondo.
È un bar chi si trova a Stoia, nell’ingresso al campeggio, ma Stoia per Mocenni è un posto simbolico. È infatti il luogo in cui, a differenza di molti esuli che non sono mai tornati a Pola per decenni, ogni estate Valter ha portato sempre i suoi figli Riccardo e i gemelli Simone e Alessandro Mocenni. Gli ultimi due – giornalista a Milano il primo, musicista, poeta, scrittore, pittore e scultore in giro per il mondo, il secondo – propria al bagno di Stoia, dove il loro padre artista con il passare degli anni è diventato una vera e propria istituzione, hanno ambientato i loro romanzi.
Stiamo parlando di quella Stoia che, forse prima di altri luoghi di Pola, meriterebbe una scultura, un monumento realizzato da Gualtiero Mocenni. Altri luoghi di Pola ce l’hanno: Valcane l’obelisco dedicato ai quattro elementi (terra, acqua, fuoco e aria), il Bianco quello a Vladimir Gortan, il rione di San Policarpo quello, realizzato con il figlio Simone, dedicato alle vittime del primo bombardamento alleato di Pola e quello di Monte Paradiso di cui oggi Mocenni ha voluto dare precisazioni. Non si tratta di una nave bensì di uno sviluppo geometrico a gradazione simmetrica realizzato partendo dall’elisse dell’Arena.
Imbeccato dalle domande di Angeleski, che ha voluto speziare l’incontro con domande brevi e stimolanti lasciando all’ospite tutto il tempo necessario per rispondere, Mocenni ha raccontato dei suoi esordi artistici con i manifesti del Festival del film jugoslavo all’Arena di Pola, dell’incontro con sua moglie nativa di Koprivnica, della sua esperienza da profugo nel campo di Aversa e poi di quella di artista nella Milano il cui quartiere Brera negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta era stato, con Parigi, Londra, Berlino e New York, una delle capitali dell’arte contemporanea.
Amico di grandi artisti croati quali Edo Murtić e il naif Ivan Lacković Croata, Mocenni ha raccontato anche come le sue opere siano stati acquistate dal colosso della telefonia cinese Huawey, o come abbia avuto delle commissioni dagli Stati Uniti dove ha lavorato sul posto. Tantissimi gli aneddoti legati alla pallacanestro da lui praticata con un altro personaggio che a Pola ha lasciato un segno, il recentemente scomparso architetto Attilio Krizmanić, o le storie legate a Pola e al suo quartiere natale di Montegrande. Ne citiamo una per tutte: i suoi genitori volevano dargli il nome di Valter ma, siccome è nato nel 1935 quando imperava il fascismo, i nomi stranieri erano vietati per cui venne registrato agli atti con il nome di Gualtiero. Ma in famiglia tutti lo chiamavano Valter per cui, il primo giorno di scuola, quando all’appello sentì il maestro pronunciare il nome di Gualtiero Mocenni, non si riconobbe credendo che in classe con lui ci fosse un altro Mocenni! Poi imparò ad amare il suo nome ed è curioso rilevare che nel contesto abbia ricordato che a quel tempo le donne di Montegrande leggevano molto, per cui molti Montegrandini, loro figli, portano nomi dei personaggi della letteratura italiana quali Aligi, Ireneo, Ranieri…
Con il cantante Sergio Endrigo, l’attrice Laura Antonelli e il produttore di maschere e pinne da sub Lodovico Mares, Gualtiero Walter Mocenni fa parte di quel poker di Polesani che, una volta lasciata Pola dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, furono capaci di conquistarsi il successo in Italia, ma anche a livello internazionale. Pertanto, la sua prossima mostra che verrà inaugurata venerdì, 24 gennaio alla spazio espositivo della chiesa dei Sacri Cuori di Pola, è un appuntamento da non perdere.