Ventiquattro

UN BENE CULTURALE DIVENTATO LA VERGOGNA DEL POSTO

CHI È RESPONSABILE PER LA DEVASTAZIONE DEL PALAZZO GIOCONDO-PETRIS A GALLESANO? È ormai da 15 anni che continua la battaglia legale tra la famiglia Orlić proprietaria del palazzo e la Città di Dignano

Sono passati 27 anni da quando, per la ristrutturazione del palazzo nel centro di Gallesano, la Regione Veneto predispose 46 milioni delle vecchie lire. Soldi utilizzati invece per uno scopo che ancora oggi rimane un mistero. L'edificio non solo non viene restaurato, ma addirittura in parte crolla. Branka e Paola Orlić per tutti i problemi accusano i leggendari "padrini" dignanesi  - Klaudio Vitasović e Goran Pajić


 
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Donatella Leonardelli ⒸFOTO: Manuel Angelini

Sono passati 27 anni da quando, per la ristrutturazione del palazzo nel centro di Gallesano, la Regione Veneto predispose 46 milioni delle vecchie lire. Soldi utilizzati invece per uno scopo che ancora oggi rimane un mistero. L'edificio non solo non viene restaurato, ma addirittura in parte crolla. Branka e Paola Orlić per tutti i problemi accusano i leggendari "padrini" dignanesi  - Klaudio Vitasović e Goran Pajić

Percorrendo la via principale di Gallesano, e a circa 20 metri a ovest della piazza centrale, si può notare il palazzo Giocondo - Petris, costruzione profana più importante del posto. Il palazzo risalente al 1676, monumento culturale protetto e uno dei simboli di Gallesano, versa in condizioni di abbandono da tantissimi anni. Un tempo il più bel palazzo, oggi la vergogna del posto.

Che fine hanno fatto i soldi, milioni di lire?

Questa storia ha inizio nel 1995 quando la Regione Veneto stanzia all’allora Comune di Dignano 46 milioni delle vecchie lire (23.757 euro) per il restauro del palazzo Giocondo – Petris. L'intenzione della Regione Veneto è il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di origine veneta presente nell'Istria e nella Dalmazia.

Peccato che, dell’importo dato dalla Regione Veneto per il recupero e il restauro del palazzo Giocondo - Petris, questo non vede nè il recupero nè il restauro. I soldi fanno un’altra fine, e vengono impiegati per la conclusione del restauro del palazzo Bettica a Dignano. Il motivo del riutilizzo di quest'importante cifra è la vendita dell'edificio a privati. La vendita, però, succede solo nel 2001.

Per quale motivo, però, i 46 milioni di lire non vengono utilizzati dal 1995, quando vengono stanziati, fino alla vendita del palazzo nel 2001? Forse, intervenendo allora si sarebbe potuto fermare l’ulteriore deterioramento dell'edificio.

Branka e Paola Orlić, le attuali proprietarie di Giocondo - Petris, ritengono che i soldi non siano stati utilizzati nemmeno per il restauro del palazzo Bettica.

- Stando a quanto qualcuno andava affermando all’epoca, sembra che la Città di Dignano impiegò i soldi a beneficio di una società calcistica locale. L'allora sindaco di Dignano Klaudio Vitasović dichiarò di non sapere quale fine avessero fatto i soldi. Noi sospettiamo invece che egli debba certamente avere informazioni a riguardo, sostengono Branka e Paola Orlić.

Onestamente potremmo già fermarci qui, ma i fatti di questa cronaca sono così paradossali che meritano di essere raccontati.

Facta, non verba

Il Comune di Dignano vende una parte della proprietà di cui fa parte il palazzo, 230 metri quadri, per essere esatti, per sole 20.000 kune a Branka Orlić. È il 2001. Le intenzioni di Orlić, insieme alla figlia Paola, storica d'arte, sono di restaurare il palazzo e fare un boutique heritage hotel con galleria.

Non sanno, però, che effettivamente non diventano ancora proprietarie del palazzo in quanto l'intera proprietà ha una superficie di 1.223 metri quadri.

- Nel contratto figuravano unicamente 230 metri quadri, ma della proprietà fanno parte, oltre al palazzo, anche alcuni lotti e una cisterna. In tribunale mi dissero che la proprietà non mi poteva essere intestata in quanto la Città di Dignano aveva "sbagliato" a fare il contratto. In breve, mi fu venduta l’intera particella catastale, che comprende la cisterna e i vari lotti, ma in realtà nel contratto erano indicati solo i 230 metri quadri. L'allora Comune di Dignano mi disse, quindi, che se volevo comprare i lotti e la cisterna avrei dovuto aspettare il nuovo bando di concorso, spiega Branka.

Dilettantismo e lavaggio di denaro sporco

Ma, nella notte tra il 15 e il 16 settembre del 2004 crolla l'angolo nord occidentale del palazzo, che allora era abitato abusivamente da tre famiglie con dieci membri in tutto.

- Qui iniziai a capire che qualcosa stava cominciando ad andare storto. Successe che durante il sopralluogo, al quale oltre a noi proprietarie, presenziarono il sindaco, altri rappresentanti della Città di Dignano e la Sovrintendenza ai beni culturali, il sindaco arrivò a dire che la colpa di quanto appena accaduto si sarebbe dovuta attribuire a noi proprietarie, racconta Paola.

"La pluridecennale negligenza nei confronti del palazzo - sottolinea Paola - non poteva essere attribuita a noi. L'edificio non era ancora di nostra proprietà. Da allora iniziò un rapporto difficile, addirittura ostile con la Città di Dignano".

Nel 2005 Orlić e la Città di Dignano firmano un nuovo contratto di compravendita, con cui Orlić viene in possesso di ulteriori 176 metri quadri della proprietà per 5.468,74 euro. Ora è proprietaria di 406 metri quadri, ovvero dell’intero palazzo e della cisterna. Non basta.

Per richiedere il permesso di locazione e poi la licenza edilizia bisogna acquistare i lotti adiacenti al palazzo che sono parte della proprietà. È questa la nuova condizione che la Città di Dignano pone alle proprietarie.

- Ci stavano sfinendo, portando al limite. Ma noi sopportavamo tutto perché avevamo un obiettivo. Abbiamo creduto a lungo di avere a che fare con una sorta di dilettantismo, ma in effetti si trattava di ben altro. Con il reiterato ricorso ai servizi legali dell’avvocato Goran Pajić (l’allora legale della Città di Dignano, nonchè testimone di nozze dell’allora sindaco Klaudio Vitasović, n.d.a.) si diede vita a una sistematica campagna contro di noi. Temo che il palazzo si sia fatto carico di qualche forma di lavaggio di denaro sporco, racconta Paola.

La prima denuncia

Nel 2006 con un terzo contratto di compravendita Orlić diventa proprietaria dei lotti attorno al palazzo per l’importo di 22.059 euro.

Ora possiede 1.223 metri quadri, l'intera proprietà. Potrebbe iniziare con i lavori.

Tuttavia, la proprietaria non inizia con il progetto di restauro. Succede che - come ci raccontano le nostre interlocutrici - dagli uffici regionali sparisce metà della documentazione inerente il palazzo. Succede, anche, che dagli uffici di Pola la documentazione passa agli uffici di Dignano. È il 2007.

- Spostarono la documentazione da un ufficio all’altro senza il mio consenso. Fu una decisione presa a livello regionale. Quindi, anche se ero la proprietaria del palazzo non potevo fare niente. Andai a Dignano non so nemmeno quante volte, spiega Branka.

Nel gennaio 2008 la Città di Dignano invia una lettera alla proprietaria del palazzo Branka Orlić, con la quale viene richiesto un urgente restauro del palazzo, e ad aprile dello stesso anno la denuncia. Nella procedura viene richiesto di rimuovere il pericolo di danni e al tribunale di emanare una misura temporanea e un decreto sull'assicurazione dello stesso.

Paola Orlić: "Noi non conosciamo il significato della parola mazzette!"

In realtà, fino ad oggi la Città di Dignano ha querelato Orlić ben tre volte. Le prime due denunce furono per negligenza nei confronti di un bene culturale, la terza perchè il palazzo ad un certo punto diventa di proprietà della società Aquilina s.r.l., di cui è proprietaria Paola Orlić.

- Furono molto creativi nella terza denuncia perché ci accusarono di aver aperto una società con l'intenzione di vendere il palazzo. Ci hanno querelato tre volte, credo, per farci capitolare. La loro intenzione era che rinunciassimo al palazzo. Dopo dieci anni uno capisce che qualcosa non funziona. Si vede che noi con quelli della Città di Dignano non ci sapevamo fare perchè non conosciamo il significato della parola mazzette, afferma Paola.

Fonte: "Fatti & Misfatti della Gallesano che fu" di Aggeo Biasi (Fameia Gallesanesa)

Sta di fatto che nella primavera del 2009 la Giunta della Città di Dignano emana un decreto sulla nomina di un curatore temporaneo del palazzo Giocondo – Petris.

La Sovrintendenza ai beni culturali di Pola propone alla Città di Dignano di intraprendere urgenti misure di protezione e di emanare il Decreto. La Città di Dignano nomina quale tutore temporaneo del palazzo il suo Assessorato agli impianti comunali, l'assetto territoriale e gli affari patrimoniali. In pratica nomina sè stessa.

In base a tale decreto, il tutore temporaneo ha l'obbligo di intraprendere tutte le misure urgenti di protezione, concordate con la Sovrintendenza ai beni culturali, per conto e a spese della proprietaria Branka Orlić.

Alla proprietaria non verrà mai recapitato il decreto.

Per punizione più di mezzo milione di kune

Ed è qui che inizia una vera e propria battaglia legale tra le due parti. La prima è la proprietaria, la seconda -  la Città di Dignano - curatore temporaneo del palazzo.

Nell’autunno del 2009 la Città di Dignano emette il Decreto sul compenso per le attività del tutore temporaneo e spese per le misure effettuate, che stabilisce l’ammontare degli interventi effettuati a 600.000 kune. Stabilisce, inoltre, che il compenso e le spese sono a carico della proprietaria, e al fine di garantire la loro riscossione, sarà avviata la procedura per il diritto di pegno a favore della Città di Dignano.

Considerato che il compenso per le attività del tutore temporaneo sono a carico del proprietario, la Città di Dignano invia le fatture a Branka Orlić, che a sua volta cita in giudizio la Città per invasione di proprietà privata e contro il Decreto sulla nomina del curatore temporaneo

- Le fatture che ci vengono inviate le rispediamo tutte al mittente poichè il palazzo è ancora oggetto di contestazione. Concludiamo che l’importo di 600.000 kune più gli interessi sia la punizione per quanto di "imbarazzante" era venuto in superficie. La Città di Dignano ha individuato la formula perfetta con cui, con il titolo di "autoproclamato tutore temporaneo" del palazzo, (andato in rovina a causa loro perchè non hanno mai investito i 46 milioni di lire ottenuti nel 1995) incamerare altri soldi a danno nostro, afferma Paola.

Dal recupero effettuato nel 2009 dell’angolo nord occidentale crollato nel 2004, per il quale sono stati spesi 600.000 kune, e fino al 2018 si conducono controversie legali tra la proprietaria del palazzo e la Città di Dignano, prima presso il Tribunale amministrativo di Fiume, poi presso la Corte suprema della Repubblica di Croazia.

Nel febbraio 2018 la Corte suprema della Repubblica di Croazia conferma la Sentenza del Tribunale amministrativo di Fiume, ovvero il Decreto che nomina la Città di Dignano quale curatore temporaneo del palazzo.

In breve, passano altri 9 anni in cui non succede niente. La Città di Dignano non svolge nessuna attività causa l'incertezza della situazione giuridica in merito al suo ruolo di curatore temporaneo, la proprietaria, invece, aspetta che la contestazione giunga al termine.

- Nel periodo dal 2018 ad oggi, la Città di Dignano ha effettuato più volte sopralluoghi sul campo e la stessa proprietaria Branka Orlić ne è stata informata, questa la risposta da parte della Città di Dignano.

Il tribunale a favore della Città di Dignano

Nel 2019 il Tribunale regionale di Zagabria annulla il Decreto del Tribunale comunale di Pola.

- Il Tribunale regionale di Zagabria precisa, contrariamente alla posizione del Tribunale comunale di Pola, che la Decisione della Città di Dignano sul compenso per le attività del curatore temporaneo e le spese di provvedimenti per la tutela dei beni culturali del 16 novembre 2009 è un "titolo esecutivo" con il quale è possibile svolgere l'esecuzione forzata per il pagamento del credito della Città di Dignano di 600.000 kune. Il tribunale di secondo grado citato ha disposto la prosecuzione del procedimento di esecuzione forzata che è tuttora pendente dinanzi al Tribunale comunale di Pola, spiega l’avvocato Tiziano Sošić, l’attuale legale della Città di Dignano.

Inutile dire che il palazzo continua a deteriorarsi, e oltre al fatto di essere diventato un problema igienico-sanitario, le sue condizioni presentano una minaccia importante per gli abitanti di Gallesano.

Sembra, però, che presto qualcosa potrebbe cambiare e che palazzo Giocondo – Petris finalmente potrà ritrovare lo splendore che merita.

- A partire da quest'anno, si prevede di avviare nuovi colloqui con la proprietaria, la signora Branka Orlić, in merito alla regolamentazione della situazione, alla sistemazione del giardino della proprietà e al restauro del palazzo, così la Città di Dignano.

- Spero che con questo nuovo governo nella Città di Dignano sia possibile il dialogo. Per tutto quello che ci è finora accaduto, anche un cieco sarebbe in grado di palpare i contorni di una bruttissima cosa chiamata corruzione. Hanno lavorato con i soldi dei cittadini di Dignano. Spero che i nuovi amministratori si accorgano che questa vergogna di Gallesano non è la nostra, e che inizieremo a risolvere questo problema collaborando insieme, conclude Paola Orlić.

Link za hrvatsku verziju članka: https://www.istra24.hr/politika-i-drustvo/tko-je-odgovoran-za-devastaciju-palace-giocondo-petris-u-galizani-vec-15-godina-traje-pravi-pravosudni-rat-izmedu-obitelji-orlic-kao-vlasnika-palace-i-grada-vodnjana


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A POLA SEMO QUASI TUTI "GENTE NOVA", MA LO STESSO SEMO CATIVI E XENOFOBI: Mi stago dala parte dei muli de l'India, del Nepal, del Bangladesh, dele Filipine

Dopo che in cità ga comincià circolar la vose falsa he a Pola sarìa sucessi due episodi de strupro per man dei lavoradori asiatici, gavemo scoperto che sto anno imigrati no i se ga macià de un singolo reato. Gnanche uno! Dita altrimenti, el contributo dei muli de l'India, del Bangladesh, del Nepal e dele Filipine al tasso de criminalità de Pola xe uguale a zero * Come tute le robe nela vita, la parola magica xe “misura”.  Con la “misura” el velen diventa medicina. In questo modo “l’altro”, el diferente, no ‘l xe una minacia, ma una richessa: una imigrazion fata come che se devi la ne pol far solo diventar persone migliori

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