In questi giorni in tutta l'Istria sono apparsi manifesti con lo stesso slogan della campagna elettorale di Furio Radin per le elezioni parlamentari del 2020 - "Viva Noi", con l'aggiunta nell’angolo in basso a destra dell'indicazione "Associazione intergenerazionale". Il deputato della Comunità nazionale italiana, a Istra24 nega che si stia trattando di un "riscaldamento" in vista delle elezioni del prossimo anno e afferma ancora una volta di non aver ancora deciso se partecipare ad un'altra corsa, "perché gli angeli non gli hanno ancora rivelato questa informazione". Va detto che Radin è al Sabor dal 1992.
Radin dice che i manifesti sono il preludio alla fondazione di una nuova associazione intergenerazionale che, secondo lui, presto dovrebbe essere fondata a Pola, con sede al Circolo per poi avere filiali nelle altre località in cui operano le Comunità degli italiani. L’idea rientra nel progetto “Centri sociali per la promozione della cultura intergenerazionale, la tutela e lo sviluppo dell'identità italiana nella Repubblica di Croazia”, di cui lui, ce lo chiarisce, è il promotore.
- È un'associazione che fa parte del mio piano operativo che ho. Fonderò quest'associazione per lasciarne la gestione ad altri finché rimarrò deputato, dice Radin segnalando che l'associazione avrà una dozzina di fondatori.
Tuttavia, Radin non ha voluto rivelare alcun nome se non quello di Debora Radolović, preside della Scuola Media Superiore Italiana Dante Alighieri di Pola. Sostiene che "Viva noi" è il nome che proporrà per l'associazione perché è bello, non perché avesse retto la sua campagna politica.
Nell’idea progettuale si precisa che la futura associazione si occuperà dell'invecchiamento della minoranza nazionale italiana, ma che sarà aperta a tutti coloro che già convivono con appartenenti alla minoranza italiana o intendono sviluppare un alto livello di integrazione culturale.
"D'altra parte, e nella stessa misura, il nostro obiettivo è quello di occuparci dell'interazione generazionale, in modo tale che i giovani si prendano cura dei bisogni sociali e di vita fondamentali degli anziani, a partire da quelli più elementari, come l'aiuto nel procurare i beni di prima necessità, fino a stare in compagnia, dialogare, leggere libri e giornali a chi non può farlo per motivi fisici o psicologici, assistere in passeggiate e attività fisiche di base, per arrivare a forme più complesse quali interviste sul loro passato che, con il loro consenso, potrebbero diventare un archivio di registrazioni audio e video che rappresenterebbe in modo plastico quell'identità culturale che, se non coltivata, potrebbe scomparire", scrive nel documento.
Radin assicura che l'associazione non si metterà a verificare l’appartenenza nazionale come un fatto di sangue, ma specifica che chi intende partecipare dovrà comunque conoscere la lingua italiana. I giovani, sintetizza, aiuteranno, gli anziani trasmetteranno l'identità.
Stando al progetto che ci ha consegnato, Radin conta sul sostegno finanziario dell'Ufficio per i diritti dell'uomo e i diritti delle minoranze nazionali, su donazioni a lui destinate in qualità di deputato, mentre un’altra parte, dice, sarà assicurata dai fondi dell’Unione Italiana. Sostiene pure di aver pagato i manifesti con i propri fondi, cioè con quelli che gli spettano come deputato.
Secondo la stessa bozza, l'associazione avrebbe dovuto essere registrata all'inizio del 2023, saranno considerata giovani le persone fino ai 35 anni, si organizzeranno dibattiti, tavole rotonde, balli, giochi e sport "leggeri" che fanno parte della tradizione, mentre ai fini delle riunioni e dell’organizzazioni di incontri si prevede di acquistare un autobus, non necessariamente nuovo.