Ventiquattro

IL CANTAUTORE ITALIANO HA TRASCINATO IL PUBBLICO

(VIDEO) RON A UMAGO: Non solo un grande concerto, ma anche un intenso viaggio emozionale

Forse solo oggi, quando ormai sono passati trenta, quarant’anni, diventa chiaro quanto per una certa generazione anche di Istriani,  sia stata d’ispirazione, ma anche educativa, la lezione musicale,  imprescindibile dai testi, che veniva dall’Italia, specie quella dei cantautori: tra questi, senz'alcun dubbio Ron che avuto pure modo di dirci che il Polesano Sergio Endrigo è stato un artista immenso


 
7 min
Silvio Forza

Forse solo oggi, quando ormai sono passati trenta, quarant’anni, diventa chiaro quanto per una certa generazione anche di Istriani,  sia stata d’ispirazione, ma anche educativa, la lezione musicale,  imprescindibile dai testi, che veniva dall’Italia, specie quella dei cantautori: tra questi, senz'alcun dubbio Ron che avuto pure modo di dirci che il Polesano Sergio Endrigo è stato un artista immenso

Iera sera il Teatro “Antonio Coslovich” di Umago, era pieno.  Del resto, l’evento era uno dei quelli buoni e rari, il concerto di Rosalino Cellamare, in arte Ron, uno dei maggiori cantautori italiani di sempre.

Non è difficile sostenere che tra il pubblico ci saranno state persone che Ron lo conoscevano benissimo, altre forse un po’ meno, e non per aver ascoltato i suoi dischi, ma più che altro  per averlo visto in TV-u, magari nel 1996, quando in coppia con Tosca vinse il Festival di Sanremo con quella meravigliosa canzone che è “Vorrei incontrati tra cent’anni”. 

Forse, quelli più giovani tra il pubblico, si saranno anche sentiti un po’ spaesati, a vedere e sentire che la musica si può fare anche suonando degli strumenti e non solo con l’elettronica. O accorgendosi che i testi, oltre a produrre suoni, possono avere anche un senso, con versi scritti in un metro che non inciampa sul metro musicale, ma vi si sposa come una coppia felice tra le rose di maggio.

E poi, così a colpo d’occhio, in sala erano presenti pure i membri di quelle generazioni che con Ron sono cresciute, non solo di peso e in altezza, ma anche come formazione del carattere, della consapevolezza, del gusto estetico, della percezione di se stessi nel mondo e del mondo intorno e dentro a loro. Ebbene, per chi appartiene a quella generazione e ieri sera è stato a Umago, quello di Ron non è stato solo un concerto, è stato un viaggio emozionale con momenti da brivido.

Eh si, perché la musica sa comportarsi pure da figlia di buona donna ed è capace, come i momenti di lutto o di gioia intensa (che nella vita, nel bene e nel male, sono piùrari), incastonarsi nell’anima, modellarla, muoverla, cementarla o farla tremare un po’ come vuole lei,  quell’anima che, come ha scritto Ron nel 1982 “non è normale vederla sul letto, vederla e fare finta di niente” nella sua canzone “Anima”, ieri sera interpretata con un trasporto davanti al quale è stato difficile “far finta di niente”.

Forse solo oggi, quando ormai sono passati trenta, ma anche quarant’anni, diventa chiaro quanto per quella generazione lì, che da una parte ascoltava (e acquistava i dischi e audiocassette) di musica rock e pop jugoslava, ma litigando allo stesso tempo, prima, se fossero meglio i Beatles o i Rolling Stones e, più tardi, se (anche nell’abbigliamento) fosse meglio ispirarsi ai Doors o ai Sex Pistols, dall’altra sia stata d’ispirazione, ma anche educativa, la lezione musicale, ma imprescindibile dai testi, che veniva dall’Italia, specie quella dei cantautori.

Anche in Istria, e non solo gli italiani locali che con quella musica beneficiavano pure di un “refresh” della lingua (ma anche dei temi) parlata in casa e con gli amici di scuola, ma anche chi italiano non era però seguiva la TV e le radio italiane, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Antonello Venditti, Roberto Vecchioni, Franco Battiato, Edoardo Bennato erano stati gli “amici del giradischi” che girava dischi spesso acquistati a Trieste.

Con loro c’era anche Ron, il cui nome, forse perché autore di melodie più orecchiabili (come Venditti e Bennato), compariva, rispetti all’elenco di quelli che avevano portato nelle loro canzoni i turbamenti sociali ed esistenziali, nella percezione di alcuni, con mezzo passo in ritardo. Un mezzo passo che, posto che ci sia mai stato, Ron ha recuperato in pieno con il suo ruolo di brillante autore, scrivendo una caterva di canzoni di successo per svariati interpreti: basti dire “Piazza Grande” e “Attenti al lupo” per Lucio Dalla, o lo splendida “Occhi di ragazza” per Gianni Morandi del quale, per la prima delle tante volte nel corso di oltre mezzo secolo, si era infatuata la generazione precedente.

Dunque un Ron, che dopo aver esordito a Sanremo a poco più di sedici anni con la canzone “Pà diglielo a mà’” (interpretata nell’occasione pure da Nada) ha intrapreso una carriera che ormai dura da 55 anni, negli anni Settanta, Ottanta e Novanta è stato uno dei protagonisti di punta della musica italiana. Un periodo del quale “gli manca tutto”, ha detto Ron rispondendo a una nostra domanda nel corso della conferenza stampa svoltasi prima del concerto, anche perché oggi, nonostante ci siano tanti giovani di talento, ha spiegato Ron, si valorizzano più i personaggi rispetto alle canzoni.

Nel corso della conferenza stampa poi ha lodato le bellezze dell’Istria. “Sono arrivato ieri sera che faceva buio, oggi ne ho approfittato per fare una bella passeggiata e ne sono rimasto molto colpito. Sembra di essere in Irlanda, non solo per la bellezza del posto, mi sono emozionato anche per l’importanza che le persone danno al bello e a essere se stesse”. È stato questo pure il tema con il quale si è rivolto per la prima volta al pubblico. “Per troppo tempo non ero ma stato in Istria, ero disattento”, osservando che “questo è un posto stupendo dove vivere e sognare, trovi il mare, il verde, insomma, complimenti, State proprio in un bel luogo”.

Introdotto in modo brillante dalla brava e spigliata Larisa Gasperini, direttrice dell’ente Festum di Umago che figura tra gli organizzatori, poi è iniziato il concerto. Sullo scia di quanto detto in conferenza stampa, definendola quale la canzone che lo rappresenta di più, il primo brano cantato da Ron è stato “Una città per cantare” proponendo poi per due ore, suonando chitarra e pianoforte, quasi tutti i suoi maggiori successi e, parole sue, “qualche canzone dimenticata”. Così, oltre alle notissime “Piazza grande”, “Joe temerario”, “Il gigante e la bambina”, “Anima”, Cosa sarà”, e, al bis, “Non abbiam bisogno di parole” e “Vorrei incontrati tra cent’anni”, il pubblico ha avuto modo di godersi dal vivo “Io ti cercherò”, la relativamente recente “Sono un figlio”, forse troppo “canzone vera” per passare tra i finalisti, “L’ottava meraviglia”, bocciata all’edizione del 2017 di Sanremo.

È bello ascoltare musica, magari anche, se proprio non si trova di meglio, da Youtube, ma sentire un autore cantare dal vivo è tutt’altra cosa. Ieri sera Ron ha (è il caso esprimersi proprio così) “tirato fuori” doti da interprete forse anche sorprendenti in cui, oltre ai suoi modi originali, riecheggiava anche la lezione ritmica e onomatopeica di Lucio Dalla.

Non solo grande autore e interprete, ma anche bravissimo intrattenitore. Praticamente, prima di ogni canzone, Ron ha raccontato un aneddoto, portando vita vera nella musica e nella figura dell’artista che stava sul palcoscenico: ha ricordato di aver scritto Piazza Grande a bordo di una nave che lo conduceva da Napoli in Sicilia mentre Lucio Dalla dormiva sul ponte, ha rievocato i momenti in cui suo padre, che lo aveva accompagnato, da minorenne, a Roma presso la casa discografica RCA italiana,  vedendo Renato Zero comparire in una tuta attillatissima, voleva che se andassero. Nella RCA, che tra gli Anni Sessanta e gli Anni Ottanta ha avuto sotto contratto gente come Rita Pavone, Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Sergio Endrigo,  Gino Paoli, Luigi Tenco, Enzo Jannaci, Rino Gaetano, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Mango, Renato Zero, Ivano Fossati, Paolo Conte, Ana Oxa, Ron è entrato da giovanissimo.

Ieri sera Ron ha citato il cantante e tastierista degli stadio Gaetano Curreri che gli aveva dato un mano con i cori particolari di “Joe Temerario”, ma anche la telefonata di Lucio Dalla alle tre di notte per comunicargli che aveva scritto “Cosa sarà”, inserita poi nell’Album Banana Republic di Dalla De Gregori, o la collaborazione con Carmen Consoli. Con “Tutti quanti abbiamo un angelo” Ron ha fatto pure cantare il pubblico, lodandolo pure per ‘intonazione, cosa che, lo ha detto Ron stesso, non accade in tutti ni suoi concerti.

A fine concerto Ron ha voluto presentare i musicisti che lo hanno accompagnato: Giuseppe Tassoni piano e tastiere, Roberto Di Virgilio chitarre, Pierpaolo Giandomenico al basso e, alle percussioni e chitarra acustica, Stefania Tasca, artista dalla bellissima voce che ha chiuso il concerto cantando con Ron “Vorrei incontrarti tra cent’anni”.

Siamo riusciti a chiedere a Ron se gli fosse giunta voce che Sergio Endrigo era di Pola. “Si, lo sapevo, a Roma eravamo vicini di casa. Sergio Endrigo è stato in artista immenso”.

L’evento è stato organizzato dall’Università Popolare di Trieste, in collaborazione con la Città di Umago, la Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago, l’Ente “Festum” sempre di Umago, MM di Matteo Medani e Campionissimi, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.


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