La scorsa settimana il settimanale Nacional è entrato in possesso di una denuncia penale contro l'Unione italiana (UI) di Fiume, che indica, che negli ultimi sette anni, nell’Unione Italiana mancano quasi sedici milioni di kune versati dal bilancio statale, il che equivale all'importo totale biennale versato nel 2019 e nel 2020.
Nel nuovo numero del settimanale Nacional, i giornalisti Boris Pavelić e Orhidea Gaura Hodak scrivono che questo e’ un problema con il quale dovra’ confrontarsi il presidente dell’UI Maurizio Tremul, che finora non ha risposto alle chiamate e messaggi inviati da Nacional ma, al suo posto, invece, è intervenuto brevemente il presidente della Giunta esecutiva dell'UI, Marin Corva, sostenendo che l’Unione opera a norma di legge.
Una quieta tolleranza?
La seconda domanda è, se il Governo, che versa i fondi all'Unione italiana attraverso il Ministero delle Finanze e l'Agenzia delle Entrate, debba controllare meglio l’uso di tali fondi - oppure si tratti di una tacita tolleranza per il fatto che il rappresentante della minoranza italiana, ovvero il deputato Furio Radin, sostiene il governo di Andrej Plenković che si assicura la maggioranza parlamentare. Dalla risposta che il ministero delle Finanze ha dato a Nacional, ne consegue che l'ultimo controllo a questa onlus è stato effettuato nel 2015, e fatto su una segnalazione anonima. Pertanto, il nuovo ministro delle Finanze Marko Primorac dovrà affrontare questo problema, che persiste dai tempi degli ex ministri Boris Lalovac e Zdravko Marić.
Tuttavia, la denuncia penale che, secondo Nacional, è stata presentata alla Procura dello Stato di Fiume il 19 luglio, sulla base di relazioni ufficiali del Ministero delle Finanze, indica una discrepanza tra l'importo versato dal bilancio statale all'Unione e le spese riportate nei rapporti dell'Unione Italiana: secondo le affermazioni della denuncia penale dal 2015 allo scorso anno, con eccezione del 2017, l'importo mancante raggiunge quasi sedici milioni di kune, di cui più di otto milioni di kune solo nell'ultimo anno. Questa denuncia penale è la seconda pesante sfiducia rivolta alle attività dell'Unione italiana in Croazia, dopo lo scandalo scoppiato due anni fa, scrive Nacional.
Ricordiamo, all'epoca il quotidiano italiano La Repubblica pubblicò un ampio articolo d’indagine in cui si affermava che gli italiani in Istria ricevono dall'Italia oltre cinque milioni di euro all'anno per la conservazione dell'identità nazionale, e che questo denaro viene disposto dittatorialmente da un numero esiguo di persone elette con un numero minimo di voti. Tra l'altro, si scriveva, che i soldi erano stati spesi in modo sospetto e per l'acquisto e la ristrutturazione dell'edificio della sede della Comunità degli Italiani a Valle - il castello Soardo-Bembo.
Vale la pena ricordare che dopo l’uscita di quell’articolo, scritto dalla giornalista Floriana Bulfon, in cui Maria Cristina Antonelli, ex console italiana in Slovenia fino al 2014, avanzo’ le sue accuse, il giornale Glas Istre intervisto’ Furio Radin, che smenti’ il tutto, e disse alla Antonelli di essere una chat.
Radin diede la colpa alla console e ai giornalisti: di Bulfon e della giornalista di Glas Istre scrisse in un commento su Facebook: "M’importa una mazza della giornalista di Glas Istre e de La Repubblica, pure per la console”, e disse al giornalista di Nacional Dino Geromella: "E’ tutto nella tua testa. Questo e’ quanto in merito a Nacional, che era un giornale serio, e questo e’ quanto per quel che riguarda la liberta’ di stampa. Le hanno imposto l’argomento e scrivera’ quello che le chiedono di scrivere. Si vergogni. Questo la dice lunga su che tipo di persona lei sia”.
Tuttavia, come scrive Nacional, dopo l'iniziale rifiuto dei vertici dell'Unione italiana di commentare queste accuse, nel novembre 2020, su richiesta del Ministero degli Affari Esteri italiano, l'Unione Italiana ha dovuto restituire al bilancio italiano più di 726mila euro di denaro già stanziato e ricevuto, mentre la Procura dello Stato croato ha aperto un'indagine sull'eminente membro dell’UI Rosanna Bernè.
La denuncia alla Procura dello Stato
La denuncia penale, presentata martedì 19 luglio all'ufficio della Procura di Stato a Fiume, è stata inviata dal querelante che desidera rimanere anonimo, ma le sue informazioni sono note alla redazione di Nacional. Il ricorso sostiene che "dal confronto dei dati, che sono pubblicati e disponibili sul sito web del Ministero delle Finanze della Repubblica di Croazia, emergono indubbiamente differenze negli importi che, con una contabilizzazione basata sui principi di correttezza contabile, veridicità, affidabilità e rendicontazione individuale delle posizioni, non dovrebbero sorgere, rispettando nel contempo i principi fondamentali di una corretta contabilità”. I documenti in cui sono state trovate informazioni a sostegno della denuncia penale sono "i dati sui pagamenti effettuati dal bilancio statale della Repubblica di Croazia" della Tesoreria dello Stato e del "Registro delle Onlus, i dati elencati nelle 'Relazioni finanziarie', sotto la voce "Entrate da donazioni del bilancio dello Stato".
Come ulteriore prova delle sue dichiarazioni, scrive Nacional, il qurelante allega al documento "una tabella con i dati ufficiali, pubblicati e disponibili, per il periodo 2012-2022". Il querelante sostiene che "le differenze hanno raggiunto un importo preoccupante di 8.628.123,00 kune per l'anno 2021 (lo Stato registra i pagamenti effettuati dal bilancio dello Stato per un importo di 17.709.000,00 kune a favore dell'Unione Italiana, mentre registra entrate provenienti da donazioni dal bilancio statale per un importo di 9.080.877,00 kune)."
Il querelante conclude: «Per tutto quanto sopra, ritengo che vi sia il fondato sospetto che nell'attività dell'Unione Italiana si siano concretizzati i tratti essenziali di un reato penale, nella migliore delle ipotesi false dichiarazioni di entrate del bilancio dello Stato e violazioni degli obblighi della contabilità in modo legale - propongo che la Procura dello Stato esegua tutte le azioni previste dalla legge".
Dalla tabella allegata alla denuncia penale, scrive Nacional, ne consegue che la differenza totale delle somme di denaro pagate e spese dall’UI dal bilancio dello Stato del 2015 ammonta a quasi 16 milioni di kune, per l’esattezza 15.956.273 kune. Per anno, ecco come: nel 2015, il deficit era di 25.000 kune. Un anno dopo, nel 2016, 1.185.814 kune. Nel 2017, è interessante notare che è stata registrata un'eccedenza di 640.000 kune: in base alla tabella della denuncia, 3.205.000 kune sono stati versati all’Unione dal bilancio dello Stato, e alla voce "Proventi da donazioni dal bilancio dello Stato" nei "Rendiconti" dell’UI indicano che quell'anno furono spesi 3.845.000 kune. L'anno successivo, nel 2018, è stato realizzato il deficit maggiore, ovvero 1.773.096 kune. Nel 2019 scende a 425.000 kune per poi salire nel 2020 a ben 3.919.005 kune e l'anno scorso a più del doppio di tale importo: 8.628.123 kune. "Dove sono i soldi ottenuti dalle differenze? Quale sarà la differenza e dove andranno a finire i soldi quest'anno?" sono queste le domande fatte dal querelante nella denuncia.
Corva: lavoriamo correttamente
Marin Corva ha brevemente commentato la denuncia per Nacional: "L'Unione Italiana agisce in conformità con tutte le leggi, con i regolamenti e le norme della Repubblica di Croazia. Agiamo in conformità con quanto le autorità competenti ci danno come linee guida. Utilizziamo regolarmente tutti i fondi che abbiamo ricevuto dalla Repubblica di Croazia e inviamo regolarmente segnalazioni alle autorità competenti. Non ho altro da dire. Per ora non commenterò nient'altro. Posso solo confermare che lavoriamo correttamente ".
Nell’articolo di Nacional intitolato “ L’ex presidente della Comunita’ degli Italiani di Valle ha voluto attribuire la responsabilita’ a Plinio Cuccurin che l’ha denunciata”, scrive che la Procura dello Stato ha indagato sull'ex presidente della Comunità degli Italiani di Valle, Rosanna Bernè, su sospetto di diversi reati, tra l'altro il sospetto di non tenere la contabilità dell'associazione, né i libri contabili adeguati. Anche suo fratello Enrico Berne’ era indagato, inquanto la Procura ritiene abbia partecipato ad alcuni degli atti criminali emettendo fatture fittizie per coprire il comportamento illegale di sua sorella.
Due anni fa, per Nacional così spiegava i retroscena dell'intero caso in cui era implicato anche il vicepresidente del Parlamento, Furio Radin:
"Sono consapevole che tutto quello che dirò verrà usato contro di me, ma voglio dire la mia verità. Negli ultimi giorni sono stati pubblicati una decina di articoli su di me, ma voi siete l'unico media che mi ha contattato". Riguardo alle accuse di aver concesso a suo fratello l'uso gratuito di un’ufficio all'interno della Comunità degli Italiani, affermo' che non era gratuito. L'azienda del fratello aveva pagato una segretaria che la Comunità degli Italiani non era in grado di assumere in quel momento e che dedicava il novanta per cento del suo tempo di lavoro al lavoro amministrativo della Comunità degli Italiani. Sebbene sia a dir poco insolito, affermo' che si trattava di un accordo verbale di cui tutti erano a conoscenza e che è stato raggiunto tra tutte le parti, compreso il Comune di Valle, la Comunità degli Italiani nonche’ l'Unione Italiana.
Come esempio, cito' l'anno 2012, quando tutti i soldi per la Comunità degli Italiani di Valle erano arrivati solo a settembre. "Dall'inizio dell'anno fino a settembre qualcuno ha dovuto pagare l'acqua, l'elettricità, la segretaria, così come tutte le attività e le gite per i membri della Comunità degli Italiani". Bernè affermo' che parte di queste spese erano state anticipate in buona fede dalla società del fratello, e che aveva anche pagato con denaro proprio, e che il denaro gli era stato restituito in seguito, quando sono arrivati i fondi, per i quali, sosteneva, aveva tutta la documentazione che al termine del suo mandato nel 2016 aveva presentato alla Comunità degli Italiani, all'Unione Italiana e al Comune di Valle, ma nessuno di loro aveva tenuto conto di questi documenti.
La denuncia e’ partita da Plinio Cuccurin
All’accusa di aver prelevato denaro direttamente dal conto della Comunità degli Italiani, e che non ci furono segnalazioni in merito, l'ex presidente della Comunità degli Italiani rispose che tutte le segnalazioni esistono, ma che non sono state presentate.
"Non sto scappando dalle mie responsabilità. Nello specifico, non ho consegnato i libri contabili per due anni, questa è la mia colpa. Ho in possesso documenti che spiegano cosa è successo anche prima che mi denunciassero".
Nacional scrive, infatti, oltre alla Procura, Rosanna Bernè è stata segnalata all’Ufficio per la Trasparenza e la Prevenzione della Corruzione . Ha ricevuto un avviso scritto dalla Procura in merito alle indagini durante l'estate e nessuno dell'Ufficio per la Trasparenza e la Prevenzione della Corruzione ha ancora risposto. La domanda di Rosanna Bernè è stata redatta, almeno ufficialmente, dalla sua successore Martina Poropat, la cui candidatura è stata proposta da Rosanna Bernè.
- La denuncia è partita da Plinio Cuccurin, Martina Poropat l’ha solo firmata, ha rivelato Bernè a Nacional e ha detto che Cuccurin voleva un ufficio a Palazzo Bembo per il suo Mon Perin, ma non voleva concludere un contratto con l'Unione Italiana.